Rijeka

CROAZIA: Fiume Capitale Europea della Cultura, inizio con tante sorprese

Sabato 1 febbraio ha ufficialmente preso il via Fiume/Rijeka2020, l’evento che vede la città croata Capitale Europea della Cultura in compagnia dell’irlandese Galway. Il titolo, inaugurato nel 1985, rientra tra i progetti del Programma Cultura 2000 e viene assegnato con quattro anni di anticipo a due città europee, solitamente medio-piccole, con l’obiettivo di sostenerne lo sviluppo creativo, culturale, sociale ed economico. Il programma viene gestito dalla Commissione Europea mentre la designazione formale spetta al Consiglio dei ministri dell’UE.

Lo slogan scelto dagli organizzatori, “Porto delle diversità”, prova a racchiudere in poche parole la natura di Fiume: città portuale e accogliente. L’evento inaugurale è stato sorprendente da tanti punti di vista. Da quello scenico, con il porto trasformato in un’arena a cielo aperto dove si mescolavano enormi gru e giganteschi display a led, a quello dei contenuti.

La centralità del lavoro

Il progresso tecnologico e la diffusione di massa di internet hanno favorito una profonda trasformazione dell’economia europea sempre più incentrata sulla crescita del terzo settore e del cosiddetto “quarto settore” (quello dell’economia della conoscenza) a scapito dell’agricoltura e dell’industria. Ormai da anni si parla di capitalismo cognitivo, lavoro immateriale e “gig economy”. In tal senso, lo spettacolo di sabato è apparso controcorrente e fuori tempo massimo ma proprio per questo coraggioso. Innanzitutto nel titolo, “Opera industriale”, che rimanda ad una storia cittadina basata su un tipo di sviluppo ormai sempre più eredità del passato. Secondariamente per la scelta del luogo: non una piazza del centro turistico e attrattivo ma il porto, vero e proprio simbolo di Fiume e della sua storia. Infine, per il tema al centro della rappresentazione: il lavoro manuale, operaio, che per secoli ha modellato e guidato la crescita della città. Durante la cerimonia di apertura diversi artisti con la tuta blu hanno messo in scena la “vita operaia”, mentre un’enorme gru veniva illuminata dalle scintille create dall’utilizzo di numerosi flex. Il tutto con enormi display che, al centro del Molo Longo, riproducevano nomi di fabbriche locali (come l’ex Zuccherificio, la fabbrica di carta Hartera o quella di motori Rikard Benčić).

L’accoglienza e la tolleranza

Il lavoro non è stato però l’unico tema affrontato durante la cerimonia. Altra questione centrale è stata quella dell’accoglienza e della tolleranza. Il coro finlandese Mieskuoro Huutajat ha cantato gli inni degli stati che si sono succeduti nella storia recente di Fiume (Italia, Regno di Serbi, Sloveni e Croati, Regno di Jugoslavia, Germania, Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia, Croazia) e L’Ode alla gioia, l’inno europeo. Successivamente dai display luminosi sono state proiettate le parole pace, tolleranza, rispetto, antifascismo, mentre decine di piccole barche a vela facevano il loro ingresso nel porto a simboleggiare l’incontro tra culture e genti diverse. Questa parte dell’esibizione ha sottolineato la particolarità di Fiume che, in qualche modo, sembra discostarsi dal clima di chiusura che caratterizza ancora oggi buona parte della società croata, soprattutto nei piccoli centri. Una visione a tratti provocatoria che stride fortemente con quanto accade al confine croato-bosniaco e con le politiche adottate dal governo nel controllo delle frontiere e nella gestione dei flussi migratori. Una distanza dimostrata anche dall’atto conclusivo della cerimonia quando dal palco centrale si è iniziato a cantare Bella Ciao, simbolo di libertà e dei valori antifascisti. Una scelta coraggiosa in un periodo in cui populismi e sovranismi sembrano farla da padrone e che ha sorpreso tutto il pubblico, sia gli scettici che gli entusiasti.

La cultura

In qualità di Capitale europea della cultura non potevano mancare ampi spazi dedicati all’arte e al divertimento. Il fine settimana si è aperto con la Notte dei musei che ha permesso a migliaia di persone di visitare e conoscere la storia della città. Durante la cerimonia inaugurale sono stati numerosi i riferimenti ad alcune date simbolo della cultura popolare fiumana: dalla nascita del compositore Ivan Zajc alla riproposizione di canzoni rock e punk della fine degli anni ’70 e ’80, dalla fondazione del giornale Novi List nel 1900 alla vittoria del primo scudetto del Rijeka calcio nel 2017. Decine inoltre le installazioni artistiche, gli spettacoli teatrali, le performance musicali come quella svoltasi tra i banchi del mercato del pesce, i concerti e gli after party che hanno animato gli angoli del centro fino alle prime luci dell’alba.

Le reazioni

Come era facile aspettarsi, la giornata ha suscitato reazioni diverse e numerose polemiche. Il neoeletto presidente socialdemocratico Zoran Milanović, che nel Quarnero ha la sua “roccaforte rossa”, si è detto soddisfatto dall’evento. Significativa l’assenza della presidente uscente Kolinda Grabar-Kitarović, formalmente in carica fino al 19 febbraio, e del primo ministro Andrej Plenković per “importanti impegni” in Portogallo. Una scelta quantomeno discutibile considerato che la Croazia in questo momento ricopre anche la presidenza semestrale del Consiglio dell’UE. Piuttosto critico il presidente dell’Assemblea della Comunità degli Italiani di Fiume, Moreno Vrancich, che ha sottolineato l’assenza di qualsiasi riferimento alla storia e alla cultura italiana, dimenticando però di sottolineare anche lo scarso protagonismo della comunità nella costruzione del programma generale di Fiume2020 con la presentazione di appena 3 proposte.

A dare adito alle critiche più accese è stata però l’esposizione presente nel Korzo, strada principale del centro città, che ripercorre le tappe storiche di Fiume e degli stati di cui ha fatto parte. Ad attirare l’attenzione è stato il pannello raffigurante la bandiera jugoslava. Vandalizzata per ben due volte nel giro di 24 ore, la sua presenza ha suscitato le critiche dell’Associazione dei veterani di guerra (HVIDRA), che la considerano una provocazione, e del sindaco di Vukovar Ivan Penava secondo cui “in Croazia non c’è posto per i simboli dei regimi totalitari”. Il presidente Milanović ha risposto alle critiche sostenendo di non comprenderne il motivo. Nessuna polemica invece per la bandiera del Terzo Reich, presente alla mostra al pari delle altre.

Al di là delle critiche, spesso strumentali, Fiume sembra aver superato a pieni voti il battesimo di fuoco mostrando un notevole dinamismo, un uso artistico dello spazio pubblico usufruibile da tutta la popolazione e non solo da una parte di essa, una proposta culturale degna del titolo di Capitale Europea della Cultura. Menzione particolare infine per la grande partecipazione che, nonostante la pioggia, è stata numericamente significativa e visibile in ogni momento della giornata. E anche questa è stata una piacevole sorpresa.

Chi è Marco Siragusa

Nato a Palermo nel 1989, ha svolto un dottorato all'Università di Napoli "L'Orientale" con un progetto sulla transizione serba dalla fine della Jugoslavia socialista al processo di adesione all'UE.

Leggi anche

BALCANI: Operazione Oluja, il ricordo della pulizia etnica

L'Operazione Oluja, condotta dall'esercito croato nell'estate del 1995, divide ancora Serbia e Croazia. I due paesi, dopo trent'anni, si accusano a vicenda e ricordano solo le proprie vittime.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com