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RUSSIA: L’antidoping distrugge il sogno olimpico

È sulle bocche di tutti il destino olimpico della Russiasqualificata dall’esecutivo dell’Agenzia mondiale antidoping WADA per recidiva falsificazione dei controlli antidoping e bandita alle Olimpiadi e ai maggiori eventi sportivi internazionali per i prossimi quattro anni. Ma chi mette i bastoni fra le ruote al sogno olimpico russo e a quali conseguenze andrà incontro uno dei paesi più medagliati di sempre?

I fatti preliminari

Lo scorso 9 dicembre, il comitato esecutivo dell’Agenzia mondiale antidoping ha deciso di escludere gli atleti russi dalla partecipazione ai Giochi olimpici per quattro anni. La Russia non solo non potrà partecipare alle prossime Olimpiadi estive che si terranno a Tokyo nel 2020 e a quelle invernali di Pechino del 2022, ma non potrà né ospitare né organizzare grandi eventi sportivi nell’arco di questo periodo. La ragione? Il paese ha (di nuovo) falsificato i controlli legati all’uso del doping tra gli atleti della sua squadra e che l’Agenzia antidoping russa (RUSADA) ne stava nascondendo le prove.

Un fatto già accaduto nel 2016 e accuratamente seguito dal capo della commissione WADA, Richard McLaren. Secondo la testimonianza dell’ex-dirigente del laboratorio antidoping di Mosca Grigorij Rodčenkov, fonte principale dell’investigazione, in Russia esiste un programma statale per distruggere e sostituire i campioni di urina di atleti dopati. Il rapporto di McLaren riporta oltre un migliaio di atleti russi coinvolti e sottolinea che il Ministero dello Sport della Federazione Russa, in accordo con i servizi segreti federali (FSB), ha condotto personalmente la sostituzione e l’occultamento dei campioni. La pubblicazione dell’investigazione ha portato all’esclusione dalle Olimpiadi di Corea del 2018 della squadra russa, i cui atleti hanno dovuto gareggiare sotto bandiera neutra. Inoltre, ben 13 medaglie olimpiche vinte a Soči nel 2014 sono state private dei rispettivi premi e molti degli atleti sono stati squalificati, alcuni a vita.

Nel 2019, la situazione non sembra essere cambiata. A gennaio, la Russia ha trasmesso alla WADA i risultati antidoping dei suoi atleti effettuati da un laboratorio di Mosca al fine di eliminare tutti i sospetti sull’uso del doping e poter partecipare senza restrizioni alle competizioni internazionali. Gli esperti della WADA, però, hanno notato la manomissione del database: diversi migliaia di record sono stati cancellati e altrettanti modificati.

Conseguenze e perdite

Oltre all’esclusione dai Giochi olimpici e dalle competizioni internazionali, sia per atleti che per rappresentanti e funzionari sportivi, la Russia dovrà pagare alla WADA una multa di 5 milioni di dollari per frode. La RUSADA, inoltre, sarà privata dell’accreditamento e l’agenzia non potrà testare gli atleti in materia di doping, motivo per cui diventerà impossibile organizzare competizioni internazionali in Russia.

Le Olimpiadi non sono l’unica cerchia a essere oggetto di esclusione. La Federazione russa non avrà una squadra di calcio alla Coppa del Mondo 2022 in Qatar, né tanto meno dei rappresentanti per i campionati mondiali di pattinaggio, nuoto e nemmeno pallavolo, evento che la Russia aveva programmato di ospitare nel 2022. Anche le Universiadi (l’equivalente dei Giochi olimpici universitari), che avrebbero dovuto tenersi a Ekaterinburg nel 2023, verranno organizzate altrove. L’unica salvezza rimangono i campionati “minori”, come quelli europei.

Gli atleti russi potranno, tuttavia, decidere di gareggiare come rappresentanti neutri, ovvero senza alcuno sfoggio della loro appartenenza nazionale russa: vietate bandiere e uniformi con il tricolore russo, vietato l’inno nazionale e vietato l’uso di formule quali “atleta olimpico russo”. La partecipazione sotto bandiera neutra è consentita esclusivamente agli atleti che non sono stati coinvolti allo scandalo del doping, tuttavia non applicata dalla FIFA per i mondiali di calcio.

La reazione russa

Nonostante il direttore della RUSADA, Jurij Ganus, ritenga che ci siano pochissime possibilità di esito positivo, il Comitato olimpico russo prevede di presentare ricorso contro la decisione della WADA al Tribunale di Arbitrato per lo Sport (TAS), che avrà l’ultima parola. Un appello sostenuto dal presidente russo Vladimir Putin che, in una conferenza stampa dopo l’incontro del Quartetto di Normandia di Parigi, ha dichiarato che la Russia dovrebbe partecipare alle Olimpiadi sotto la propria bandiera nazionale, come tutti gli altri paesi.

Secondo quanto affermato da Jurij Ganus, l’ennesimo scandalo sul doping è una vera tragedia per lo sport russo e il peggio deve ancora arrivare. Osserva, inoltre, che molti atleti stanno già pensando di cambiare la cittadinanza a causa dell’esclusione ai giochi olimpici della Russia. Traditori, direte voi, ma come biasimarli?

La campionessa di salto in alto Marija Lasitskene è tra gli atleti che gareggeranno sotto bandiera neutra: “Non ho mai avuto intenzione di cambiare la mia cittadinanza, Non ho intenzione di farlo ora. Dimostrerò che gli atleti russi sono vivi, anche in uno stato neutrale. L’ho fatto negli ultimi anni. Ma è imbarazzante vedere che gli atleti sono soli nella loro lotta, e che i dirigenti della nostra disciplina ci difendono solo a parole”.

La risposta di alcuni funzionari sportivi russi è stata quella di interpretare queste sanzioni come l’eterna manifestazione della “russofobia” nel mondo. Il primo ministro russo Dmitrij Medvedev le ha definite “una continuazione dell’isteria anti-russa” e ha invitato le organizzazioni sportive russe ad appellarsi contro la decisione presa dalla WADA. “Tutto ciò che riguarda questo scandalo sul doping mi ricorda una telenovela infinita anti-russa”, e aggiunge: “Dobbiamo continuare a lavorare per combattere il doping nel nostro paese, perché siamo peccatori. Ma, gli altri paesi sono forse senza peccato? È questa la cosa più fastidiosa”.

La Russia non è l’unico paese in cui vi sono problemi di doping, ma forse non è più in grado di gestirlo. “Siamo il paese più sciagurato di tutta la storia dello sport mondiale”, ha dichiarato il campione olimpico di hockey Vjačeslav Fetisov. “Ma che ce ne facciamo dello sport mondiale?”.

Di nuovo, l’integrità e la credibilità del gigante dai piedi di argilla vengono messe in dubbio e al Cremlino non resta che costruirsi la propria versione dei fatti: i risultati dei controlli sul doping per la Russia sono negativi, sono gli informatori e gli esperti esterni ad aver sbagliato qualcosa. Il problema, come sempre, è che a rimetterci sono gli atleti e lo sport.

 

Immagine: viaframe.de

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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