RUSSIA: Violenza domestica, il dibattito continua

Dopo anni di battaglie politiche, sembrava finalmente arrivato il momento in cui la Russia avrebbe introdotto una legge sulla violenza domestica. Il progetto di legge proposto questo settembre introduceva infatti per la prima volta il concetto di violenza domestica e offriva una serie di misure a protezione delle vittime. In seguito alle numerose proteste da parte di gruppi ultratradizionalisti e vicini alla chiesa ortodossa, il progetto è stato però modificato sostanzialmente. Questo ha causato forti critiche da parte degli autori del progetto di legge originale, secondo i quali la versione aggiornata sarebbe stata “tagliuzzata e ridotta”, e le misure punitive rese “inefficaci”.

Un problema “enormemente ingigantito”

A causa della mancanza di dati ufficiali, è difficile capire quanto la violenza sulle donne sia diffusa nel Paese. Il Ministero degli Interni russo stima che ogni anno siano 600.000 le donne che subiscono abusi verbali e fisici. Di queste, 14.000 muoiono in seguito alle ferite e percosse inflitte dal partner – quasi 40 al giorno. Ciononostante, la Russia ad oggi si trova ad oggi priva di una legislazione specifica a tutela delle vittime di violenza. Nel 2017, sotto pressione della chiesa ortodossa russa, la violenza domestica è stata clamorosamente depenalizzata, diventando un reato punibile con sanzione amministrativa da 5 a 30 mila rubli (da 70 a 420 euro circa).

A seguito della depenalizzazione, le denunce alla polizia sono diminuite dalle 65.543 del 2016 alle 36.037 del 2017, mentre una serie di casi di violenza eclatanti ha turbato l’opinione pubblica russa e mondiale. Tra questi, quello di Anastasija Neshchenko, uccisa dal compagno, poi arrestato in stato di ebbrezza con le due mani mozzate di Anastasija nello zaino. O quello di Margarita Gracheva, alla quale il marito ha mozzato entrambe le mani con un’accetta, nonostante le precedenti denunce alla polizia. O ancora il caso di Valerija Volodina, che ha fatto appello alla Corte Europea per i Diritti Umani dopo che le denunce nei confronti dell’ex compagno accusato di averla picchiata e rapita erano state ignorate dalla polizia. La Corte ha dato ragione a Valerija e richiesto alla Russia di prendere misure adeguate in risposta al problema.

A livello istituzionale però, la questione della violenza sulle donne viene quanto meno sminuita – in risposta alle condanne della Corte Europea, il viceministro della giustizia russo Michail Gal’perin ha commentato affermando che “la portata del problema della violenza domestica in Russia è stata enormemente ingigantita”. Nonostante i tentativi di minimizzazione, è proprio in seguito all’aumento di casi come quelli Margarita e Valerija che il Consiglio Federale ha riconosciuto l’importanza di preparare un progetto di legge adeguato.

Chi si oppone alla legge e perché

Secondo gruppi ultraconservatori come “Sorok Sorokov” e “Per i diritti della famiglia” però, la nuova legge metterebbe in pericolo l’istituzione stessa della famiglia, permettendo alle vittime di “vendicarsi” dei torti subiti dal partner, e alle ONG che si occupano di tutela delle vittime di violenza di “mettere il naso” negli affari privati delle famiglie. Come commenta il leader di “Sorok Sorokov” Andrej Kormuchin, la legge non sarebbe che un “tentativo di distruggere la famiglia russa e, con ciò, la Russia stessa”.

Il dibattito attorno alla legge è infatti molto più che una discussione tra chi sta cercando di portare la legislazione russa al passo con quella europea e chi sostiene di voler proteggere in senso tradizionalista l’istituzione della famiglia. Gli oppositori della legge hanno infatti più volte accusato le ONG impegnate nella redazione del progetto di legge di essere “agenti stranieri”, intenzionati a influenzare la politica interna russa. Secondo tale logica, queste organizzazioni starebbero cercando di imporre alla società russa “valori occidentali”, associati a idee liberali e democratiche che non le appartengono. Come commenta lo stesso Kormuchin, “in molti paesi dove esiste questa legge sono permessi anche i matrimoni gay e i gay pride. Perché portare nel nostro paese conservatore e tradizionale, il quale, secondo il nostro leader, ha una propria, unica civilizzazione, valori che non le sono propri?”

Dietro al dibattito sulla legge infatti non ci sono solo due diverse concezioni di famiglia, ma soprattutto una più profonda dicotomia tra “valori russi tradizionali e ortodossi” e “valori europei occidentali e liberali”:si tratta di una dicotomia che viene da anni usata nel discorso politico russo per offrire una risposta alla continua ricerca di un’identità nazionale, sempre più spesso identificata nella contrapposizione a un’identità europea democratica e liberale. E, come spesso accade, è il corpo della donna che diventa campo e vittima di questa battaglia politica.

L’8 dicembre gli autori del progetto originario hanno presentato una serie di nuove correzioni e modifiche alla legge, nel tentativo di restituirle l’efficacia iniziale. La battaglia per la promulgazione di una legge che possa finalmente proteggere le donne dalla violenza domestica in Russia sembra dunque ancora lontana dall’essere conclusa.

Foto: ria.ru

Chi è Martina Bergamaschi

Laureata in Interdiscilplinary Research and Studies on Eastern Europe all'Università di Bologna, lavora nel campo della cooperazione internazionale, al momento nell'est dell'Ucraina. Per East Journal scrive soprattutto di Russia, dove ha vissuto per due anni tra Mosca, San Pietroburgo e Kirov.

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