foto di Aleksei Pirovarov

RUSSIA: Mosca rinuncia alla stazione radio di Qabala ma l'Azerbaijan si attende ritorsioni

Dunque la Russia ha rinunciato a far funzionare la stazione radar (o di “radiolocazione”) di Qabala in Azerbaigian. La notizia è stata diffusa il 10 dicembre dal ministero degli esteri di Baku e il giorno seguente anche Mosca confermò. La ragione ufficiale sta nel fatto che Mosca e Baku non sono riuscite a mettersi d’accordo sulle condizioni d’affitto dell’impianto che risale, naturalmente, ai tempi sovietici. Nel febbraio del 2012 l’Azerbaigian aveva richiesto di aumentare l’affitto annuale per il radar da 7 a ben 300 milioni di dollari annui, ma la Russia respinse la proposta, ritenuta esosa. Che qualcosa si fosse guastato nei rapporti Mosca-Baku a proposito del radar, era già chiaro da diverso tempo.

Qabil Hüseynli che dal 1993 al 1995 è stato membro del Consiglio di Stato azerbaigiano, a proposito del rinnovo del contratto d’affitto per Qabala, osservava: “Non appena gli ambienti ufficiali di Baku hanno ventilato condizioni meno favorevoli (per i russi) nelle trattative, la Russia ha incominciato a usare con Baku il linguaggio della forza e a prendere delle iniziative ‘non amichevoli’ come la convocazione a Mosca di una conferenza dei lezghi e degli àvari (due minoranze etniche azerbaigiane che hanno omologhi nel Daghestan russo e accarezzerebbero velleità separatiste), l’aumento delle forze navali russe nel Caspio, il rafforzamento del 62° reggimento nel Nord-Caucaso: tutte forme di pressione sull’Azerbaigian. Nel prossimo futuro –argomentava Hüseynli – ci si può attendere che Vladimir Putin rafforzi ulteriormente la pressione dull’Azerbaigian”.

Invece i russi hanno rinunciato a finanziare ulteriormente Qabala. Diversi politici azerbaigiani sono d’accordo che la chiusura della stazione radar risponde agli interessi del loro paese. Ma Marko Šakhbanov, esperto di relazioni russo-azerbaigiane, ritiene che dopo la chiusura del radar la Russia potrebbe prendere una posizione più dura sulle questioni dei rapporti bilaterali, compreso il problema delle etnie daghestane le cui propaggini si estendono anche nel nord-ovest dell’Azerbaigian, per esempio nel distretto di Zaqatala.

Il contratto di affitto per il radar di Qabala era stato sottoscritto nel 2002 per un periodo di 10 anni. Esso prevedeva che la Russia pagasse annualmente 7 milioni di dollari. Secondo l’esperto militare azerbaigiano Uzeir Jafarov, il radar di Qabala, se mantenuto in funzione, non avrebbe rappresentato alcunché di positivo per l’Azerbaigian, né dal punto di vista militare, né da quello dell’impatto ambientale e sanitario. Tuttavia, afferma Jafarov, il ritiro della Russia dal radar di Qabala “non resterà senza conseguenze per i rapporti bilaterali dei due stati”. L’esperto ritiene che, nonostante la Russia avesse installato una nuova stazione di radiolocazione ad Armavir (nel territorio di Krasnodar e quindi entro i confini della Federazione Russa) capace di coprire la zona di osservazione del radar di Qabala, Mosca era comunque interessata a rinnovare l’accordo con l’Azerbaigian.

“Adesso i militari russi – osserva Jafarov – affermano di non avere più bisogno del radar di Qabala. Ma se è così perchè per un anno e mezzo hanno trattato sulla proroga del contratto d’affitto della stazione di radiolocazione? Grazie al radar di Qabala, la Russia manteneva la propria presenza militare in Azerbaigian. Invece adesso Mosca è costretta, dopo la Georgia, ad ammainare le bandiere della sua presenza militare anche in questo paese”. In altri termini, in una regione così strategicamente importante come il Caucaso Meridionale, tradizionalmente considerato come appartenente alla sfera di influenza della Russia, la sua presenza militare si restringe ad una base in Armenia, quella di Gumri (Gjumri). Naturalmente la Russia abbandona il radar di Qabala con un senso di frustrazione e ciò si rifletterà sui suoi rapporti bilaterali con l’Azerbaigian.

Uno dei possibili passi della Russia contro l’Azerbaigian potrebbe essere l’incremento dell’aiuto militare all’Armenia e l’appoggio diplomatico a Yerevan nel processo di risoluzione del conflitto per il Nagorno Karabakh. Per quanto riguarda la sorte futura del radar di Qabala, esso probabilmente verrà smontato. Sarebbe difficile che dopo la rinuncia della Russia, Baku decidesse di offrire la stazione di radiolocazione agli USA, o alla Turchia, suo alleato nella NATO. Ciò infatti provocherebbe l’irritazione di Mosca e aumenterebbe la tensione nei rapporti bilaterali.

L’Azerbaigian stesso non possiede le risorse, né personali, né tecniche, per l’utilizzazione del radar. Come osserva Jafarov, “noi non abbiamo alcun bisogno di osservare il lancio di missili balistici dal bacino dell’Oceano Indiano. Laggiù nessuno ci minaccia. Per l’Azerbaigian la principale minaccia militare viene dall’Armenia ad i sistemi di difesa antiaerea del nostro paese sono pienamente in grado di respingere eventuali attacchi aerei da parte di questo avversario”. Jafarov suppone che il territorio su cui sorge il radar di Qabala, dopo che questo sarà stato smontato, sarà molto probabilmente usato per fini turistici o agricoli.

Chi è Giovanni Bensi

Nato a Piacenza nel 1938, giornalista, ha studiato lingua e letteratura russa all'Università "Ca' Foscari" di Venezia e all'Università "Lomonosov" di Mosca. Dal 1964 è redattore del quotidiano "L'Italia" e collaboratore di diverse pubblicazioni. Dal 1972 è redattore e poi commentatore capo della redazione in lingua russa della radio americana "Radio Free Europe/Radio Liberty" prima a Monaco di Baviera e poi a Praga. Dal 1991 è corrispondente per la Russia e la CSI del quotidiano "Avvenire" di Milano. Collabora con il quotidiano russo "Nezavisimaja gazeta”. Autore di: "Le religioni dell’Azerbaigian”, "Allah contro Gorbaciov”, "L’Afghanistan in lotta”, "La Cecenia e la polveriera del Caucaso”. E' un esperto di questioni religiose, soprattutto dell'Islam nei territori dell'ex URSS.

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