POLONIA: Arrestato il Breivik polacco. Stava per far saltare in aria il Parlamento

L’Agenzia per la sicurezza interna polacca (Agencja Bezpieczeństwa Wewnętrznego, ABW) ha sventato un progetto di attentato contro il Parlamento e le massime cariche istituzionali della Polonia libera. Secondo quanto affermato dagli inquirenti, l’attentato era stato preparato da un estremista di destra che voleva uccidere gli “stranieri” che, secondo lui, governano attualmente la Polonia e iniziare così una rivoluzione per liberare la nazione dal “regime totalitario” al potere e restituirla ai “veri polacchi. Lungi dall’essere un folle marginale, il presunto terrorista è un chimico che lavorava in una prestigiosa Università di Cracovia. Questo attentato mancato parrebbe indicare un salto di qualità nel preoccupante processo di radicalizzazione attualmente in atto nell’estrema destra polacca.

Attacco al Sejm

Durante una conferenza stampa congiunta, tenutasi ieri mattina nella sede dell”Agenzia per la sicurezza interna a Varsavia, l’ABW e la Procura di Cracovia hanno annunciato avere arrestato un estremista di destra che stava pianificando un attentato contro il Sejm (il Parlamento Polacco). Il sospetto terrorista é stato fermato il 9 novembre scorso, al culmine di un’operazione di polizia che durava da settimane, se non mesi. Secondo gli inquirenti l’uomo era pronto ad agire e intendeva far esplodere un’auto-bomba (contenente quattro tonnellate di un mix di vari materiali esplosivi) davanti al Sejm durante una seduta in cui fossero stati presenti, oltre ai deputati, anche il Presidente della Repubblica Bronisław Komorowski, il Primo ministro Donald Tusk e il governo della Rzeczpospolita al completo. L’ipotesi più probabile è che l’uomo volesse agire l’11 di novembre, durante le celebrazioni per la festa nazionale dell’indipendenza polacca (altre fonti affermano, invece, che intendeva agire in occasione del dibattito per l’approvazione della Legge di Bilancio). Il procuratore di Cracovia Artur Wrona ha affermato che si è trattato di una minaccia reale per la sicurezza delle massime autorità dello Stato.

Il sospetto terrorista, che ha ammesso in parte i fatti, è un chimico 45enne di Cracovia che non appartiene a nessun partito o gruppo politico ma che, secondo quanto egli stesso ha dichiarato, avrebbe posizioni ultra-nazionaliste e di estrema-destra e sarebbe stato mosso da sentimenti xenofobi e antisemiti. L’uomo, infatti, ha spiegato agli inquirenti di aver voluto agire perché disapprova l’attuale situazione politica e economica del paese e perché ritiene che coloro che governano la Polonia e occupano le più alte autorità dello stato sono degli “stranieri, non sono dei Veri Polacchi. I media polacchi hanno pubblicato gli estratti di una serie di commenti che questo Guy Fawkes contemporaneo aveva lasciato in vari siti web nei quali criticava il governo della Piattaforma Civica (Platforma Obywatelska, PO) e l’Unione Europea; affermava che l’attuale Stato polacco é uno “stato totalitario” e invitava gli internauti a unirsi a lui per “organizzarsi contro la tirannia”.

Secondo quanto rivelato dagli inquirenti il presunto terrorista aveva studiato attentamente le vicinanze del parlamento e aveva assemblato un autentico arsenale composto, tra l’altro, di materiale esplosivo di varia natura (Tritolo, Polvere da Sparo, Tetranitrato di pentaeritrite e Ciclotrimetilentrinitroammina), varie targhe automobilistiche polacche e straniere, pistole, 1100 pezzi di munizioni e detonatori a controllo remoto. Durante la conferenza stampa gli inquirenti hanno mostrato immagini del materiale rinvenuto nel corso di perquisizioni che sono state effettuate in varie località del paese e hanno proiettato un video nel quale l’aspirante attentatore aveva registrato una serie di prove di esplosione che aveva effettuato per preparare al meglio l’ordigno destinato a uccidere le massime autorità istituzionali della Polonia Libera.

Professore e terrorista?

L’elemento più preoccupante è certamente il fatto che il presunto terrorista è un chimico con formazione universitaria. Secondo i media polacchi si tratterebbe di Brunon Kwiecień, un cracoviano di 45 anni che si è diplomato nell’Istituto tecnico-chimico di Cracovia e poi ha studiato Tecnologie Chimiche nel Politecnico di Cracovia e a Varsavia. Attualmente Brunon Kwiecień insegnava nel dipartimento di agraria e economia dell’Università Agraria “Hugo Kołłątaj” di Cracovia. I media polacchi l’hanno soprannominato immediatamente il “Breivik Polacco, in riferimento al terrorista norvegese Anders Behring Breivik, autore dell’attentato di Oslo e del massacro di Utøya in cui morirono 77 persone nel luglio dell’anno scorso. Contrariamente al caso di Breivik, però, in questo caso non saremmo di fronte a un lupo completamente solitario. Brunon Kwiecień avrebbe confessato di essere stato “ispirato” da un deus ex machina, una terza persona la cui identità non è stata precisata, e avrebbe cercato anche di reclutare un gruppo armato che lo aiutasse a portare a termine l’attentato. Quattro persone sono state ascoltate nel corso dell’inchiesta, due di loro sono stati fermati per porto e detenzione illegale di armi (gli altri due erano, pare, degli agenti dei servizi di sicurezza infiltrati).

Un campanello d’allarme

Quanto avvenuto dovrebbe servire da wake-up call per molti, in Polonia. Il premier polacco Donald Tusk (che è stato mantenuto informato fin dal primo momento sull’evoluzione della situazione) si è complimentato con i servizi di intelligence per il loro lavoro e ha sottolineato il pericolo che la deriva verso la violenza di interi gruppi sociali rappresenta per le istituzioni di qualunque stato democratico. Il Primo ministro ha affermato che è venuto il momento che cessino il linguaggio aggressivo e i discorsi improntati all’odio che attualmente dominano, in troppe occasioni, il dibattito pubblico interno polaccoIl leader LGBT e deputato del Ruch Palikota Robert Biedroń, dal canto suo, ha commentato quanto avvenuto affermando che non ci si può sorprendere che in un paese dove da troppo tempo si permette che si diffonda una cultura del nazionalismo e dell’intolleranza alla fine finisca per apparire un “Breivik Polacco”. 

Come ricordava recentemente lo storico Norman Davies l’attuale è, se non il migliore, certamente uno dei migliori momenti che la Polonia abbia conosciuto nella sua storia millenaria. Eppure l’atmosfera che si vive in Polonia non riflette questa realtà. Un (peraltro mediocre) articolo apparso recentemente su Transitions Online notava che il mondo politico si è trasformato in un problema per la Polonia perché i politici polacchi sono incapaci di affrontare i veri problemi cui é confrontata la società e sanno solo perdere il loro tempo in dibattiti tanto emotivi, quanto secondari. Ma la colpa di questo stato di cose non é di tutti. La colpa é di un solo campo. La colpa è  di un campo che da troppo tempo avvelena la vita pubblica polacca e tiene l’intero Paese ostaggio delle sue ossessioni, delle sue frustrazioni, delle sue manie, delle sue fobie, dei suoi odi. Chi ama la Polonia non può che desiderare che i polacchi si liberino quanto prima di questa cappa plumbea che opprime e avvilisce tutto, respingano gli estremisti nei bassifondi della storia dai quali non sarebbero mai dovuti uscire, inizino a essere fieri della Polonia che hanno costruito e si godano, infine, la loro democrazia, il loro successo economico, la libertà per la quale hanno tanto combattuto.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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