POLONIA: Walesa e il nuovo muro dell'omofobia

La settimana scorsa, Lech Wałęsa ha fatto qualche dichiarazione sorprendente, per non dire scioccante. Intervistato da TVN, un’emittente privata polacca, l’ex fondatore del sindacato libero Solidarność e presidente della Polonia dal 1990 al 1995 ha sostenuto che i deputati omosessuali dovrebbero sedersi ai banchi posteriori del Sejm (la Camera bassa polacca) o persino dietro un muro.

Queste dichiarazioni hanno provocato la costernazione delle associazioni che difendono i diritti degli omosessuali e di alcuni parlamentari, come Janusz Palikot, leader del Ruch Palikota (RP), un partito di centro che si batte per la laicità e la separazione della Chiesa e dello Stato in una Polonia tradizionalmente e palesemente cattolica.

Non è la prima volta che il leader storico e carismatico di Solidarnosc, che è profondamente cattolica, esprime opinioni molto controverse. Nel 2009, per esempio, mentre sosteneva Piattaforma Civica – il partito di centro-destra attualmente al potere in Polonia, membro del Partito popolare europeo – per le elezioni europee, Wałęsa si recò alla convention di Libertas, dove pronunciò un discorso sull’Europa, affermando che Declan Ganley e il suo partito sovranista ed euro-scettico avrebbero avuto il potenziale per cambiare l’Europa in meglio. Queste dichiarazioni provocarono reazioni accese nel paese di nascita di Wałęsa , ma anche nel resto dell’Unione europea, tanto più quando egli confessò che era stato pagato per la sua presenza al convegno.

Lech Wałęsa gode di una immensa autorità morale in Polonia, a causa del ruolo importante che ha giocato nello smantellamento del sistema comunista nel corso degli anni 1980 attraverso Solidarność. L’ex leader è una personalità rispettata e rispettabile che pesa ancora nella vita politica polacca e della società, anche se è stato costretto a lasciare la politica nel 1995, dopo essere stato sconfitto dall’ex comunista Aleksander Kwasniewski al ballottaggio presidenziale.

Le ultime dichiarazioni di Wałęsa hanno profondamente colpito alcuni leader politici, sia conservatori sia progressisti, che le hanno considerate gratuite e piene d’odio. In piedi al suo fianco, Jarosław Wałęsa , il figlio dell’ex presidente e attuale eurodeputato del PPE, ha definito le dichiarazioni di suo padre “negative e nocive”

Le parole di Wałęsa  sono ancora più imbarazzanti per come l’omosessualità e i diritti LGBT sono ancora un tabù nella terra di Frederic Chopin, a dispetto dell’evoluzione delle mentalità e di una crescente tolleranza in un paese dove il 95% della popolazione ritiene di essere cattolica. Nel mese di ottobre 2011, per esempio, Robert Biedron, membro di RP, è stato il primo omosessuale eletto al Sejm, e di recente tre progetti di legge che propongono la creazione di una unione civile aperto agli omosessuali sono stati esaminati dal Parlamento, anche se alla fine sono stati respinti .

Come Jaroslaw Wałęsa sottolinea, le parole di Lech Walesa sono tipiche di una generazione vecchia e di una certa Polonia che è profondamente conservatrice e cattolica. Infatti, mentre queste dichiarazioni hanno scioccato molti cittadini polacchi, esse sono state sostenute da quelle persone che vogliono mantenere determinate tradizioni e principi morali.

Le parole di Lech Wałęsa, per quanto condannabili, dimostrano un certo malessere nei confronti di un uomo molto rispettato considerato come il padre della seconda indipendenza della Polonia e nei confronti di alcuni problemi sociali, nel momento in cui il governo di centro destra di Donald Tusk è riuscito a far dimenticare le provocazioni dei fratelli Kaczynski, quando Lech (come presidente della Repubblica di Polonia 2005-2010) e Jarosław (come Primo ministro dal 2005 al 2007) erano al potere. In realtà, le scioccanti parole di Wałęsa dovrebbe essere l’occasione per aprire un dibattito su alcuni temi caldi e tabù  in Polonia, come l’omosessualità, ma anche l’aborto che è ancora vietato.

Foto: Peekok, Flickr

Chi è Davide Denti

Dottore di ricerca in Studi Internazionali presso l’Università di Trento, si occupa di integrazione europea dei Balcani occidentali, specialmente Bosnia-Erzegovina.

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