MOLDAVIA: Un altro tassello verso l'integrazione europea

La Moldavia sin dalla sua indipendenza ha stabilito relazioni con i Paesi europei, e questa strategia di politica estera è stata ben testimoniata dal proprio ingresso al Consiglio d’Europa nel 1995. Quattro anni dopo la propria dichiarazione di indipendenza la Moldavia diventava il primo Paese dell’ex-Unione Sovietica a far parte dell’organizzazione.

Successivamente alla guerra in Transnistria del 1992, i segnali che potevano lasciar supporre un’unione con la confinante Romania, Paese con cui la Moldavia aveva vissuto i destini nel periodo interbellico, persero ben presto di senso. Oltre alla linea europeista, la politica estera fu infatti sin da subito caratterizzata da una certa neutralità in modo tale da permettere a Chișinău di stabilire relazioni diplomatiche pacifiche e durature con i Paesi dell’area: i rapporti con la Romania sono difatti stabili sin dai primi anni novanta.

Mosca dal canto suo, come accaduto nei confronti di altre repubbliche ex-sovietiche, mal digerisce tentativi di fuoriuscita dalla propria sfera geopolitica, e la presenza di truppe della Federazione ancora presenti in Transnistria ben lo testimonia. Sarebbe un errore non considerare anche il dualismo fra Europa e Russia che vive il popolo moldavo. La conclusione di accordi commerciali con l’Europa, a fronte di una bassa crescita economica, è ben vista solo da metà della popolazione e dalla classe politica. I dubbi su quale sia la soluzione migliore, se rivolgersi all’Unione Europea o guardare a Est, vengono ulteriormente radicati da episodi quale il veto sull’importazione di vino moldavo da parte di Mosca; episodio questo, celato dietro la presunta presenza di impurità nel vino moldavo, che ha fatto notare delle somiglianze con i ricatti subiti dall’Ucraina riguardanti l’esportazione di gas russo, bene, questo, da cui dipendono interamente sia Kiev che Chișinău.
L’attenzione particolare che Mosca rivolge anche alla Moldavia ha costretto l’Europa ad accelerare il processo di integrazione. Nella primavera di quest’anno, infatti, gli accordi di cooperazione intercorsi hanno permesso ai cittadini moldavi, fra le altre cose, di viaggiare con il solo possesso di passaporto biometrico, nei Paesi che applicano integralmente l’Accordo di Schengen, senza visto. Una svolta importantissima a cui è seguito, dopo poche settimane, un aiuto ancor più concreto da parte dell’Unione Europea, la quale ha erogato il 15 maggio di quest’anno venticinque milioni di euro per finanziare l’istruzione e la formazione professionale in Moldavia. Queste due iniziative, importanti dal punto di vista economico, hanno reso necessaria una presenza politica europea ancora più vicina a Chișinău: nel timore che la Transnistria possa diventare una nuova Crimea, l’Unione Europea, nelle parole dei ministri degli Esteri di Francia e Germania, sostengono l’unità territoriale moldava e auspicano una pacifica collaborazione da parte della Russia, nello scongiurare un nuovo scenario ucraino.
Si tratta quindi di un processo di avvicinamento all’Unione Europea che per ora è culminato, nella giornata di giovedì 13 novembre 2014, in un importantissimo accordo di associazione, il quale ha creato una “zona di libero scambio globale e approfondito” (DCFTA), il quale garantirà un libero accesso al mercato, da intendersi effettivo sia nel territorio della Repubblica di Moldavia, sia nella Transnistria. Il comunicato stampa del Parlamento Europeo, organo dove si è svolta l’attenzione, richiama inoltre all’ordine la Russia, invitando la Federazione al rispetto della scelta europeista effettuata dalla Moldavia.
Una presa di posizione netta quella dell’Europa che dovrà aspettare quantomeno l’effettiva messa in atto dell’accordo, il quale potrebbe non reggere un ritorno al governo dei comunisti alle elezioni fissate per la fine di questo mese.

Chi è Gianluca Samà

Romano, classe 1988, approda a East Journal nel novembre del 2014. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi Roma Tre con una tesi sulle guerre jugoslave. Appassionato di musica, calcio e Balcani.

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2 commenti

  1. Ce qualcuno che puo’ ribadire; Visto dell’ ingresso di nuovi stati e staterelli: Slovenia, Croazia, Bulgaria (!), Romania, ora Ukraina, Moldavia, quale e’ il criterio per far pressione all’ aderenza all’ UE se non quello per far favore agli USA e per ippica all’ Est slavo (ortodosso). Ricatti a gli altri Serbia e riconoscere “Stati” mafia come il Kosovo?! Ma di quale UE si parla se non quella suddita agli USA?!

  2. Buonasera. Da quando i primi risultati del Partenariato Orientale hanno incominciato a vedersi (confusione, instabilità, conflitti presso i paesi bersaglio, fatta salva la Bielorussia, attriti e veri propri scontri con la Russia, importante partner commerciale dell’UE), non si capisce perché in quasi tutti i siti che non siano pesantemente ed eccessivamente schierati su certe posizioni filo-russe non esista, non compaia, non si palesi alcun tipo di critica rispetto alle mire espansionistiche (perché si, ormai di vere e proprie mire espansionistiche si deve parlare) che l’UE sta manifestando, io ritengo a danno di se stessa, sotto diretta dettatura da parte degli Stati Uniti, non tanto per una qualche solita “teoria del complotto”, ma perché è una cosa visibile ad occhio nudo: in Ucraina si sono avuti colpo di stato e guerra civile di risposta dalla Russia, la Georgia aveva già perso l’Ossezia del Sud nel 2008, sempre grazie agli “amici d’oltreoceano”, adesso la Moldavia è ad un bivio ancor più netto rispetto a quanto visto in precedenza. Insomma, possibile che su nessun sito moderato qualcuno esprima quantomeno dubbi sulla convenienza economica, politica e sociale di queste mosse che definirei “azzardate” nell’ambito della geopolitica internazionale?! Possibile che nessuno si faccia due domande sulla possibile quantità di immigrati che si potrebbe ricevere con l’eliminazione dei visti, sul costo che per noi avrebbe poi mantenere questi paesi, tantopiù che stiamo già garantendo e prestando (a fondo perduto per certo) all’Ucraina miliardi di euro ed in generale i nuovi paesi europei prendono tutti più di quanto non diano all’UE, i cui taluni paesi di punta per le contribuzioni, come Italia e Francia, versano in forte crisi? Nessuno che si chieda perché diavolo si impegnino così tante risorse per portare sotto la propria ala paesi con cui, in fin dei conti, i rapporti storici, culturali, sociali della maggior parte dei paesi europei sono stati scarsi (a parte la Galizia ucraina, che era parte di Polonia ed Austria-Ungheria, la Moldavia è sicuramente vicina alla Romania, ma non quanto si potrebbe pensare) se non nulli, come nel caso della Georgia?!
    Io capisco che l’UE, almeno di recente, viva in modo un po’ predatorio, ossia accogliendo paesi per investirvi e, nel rimetterli a nuovo e nel prepararli per prodotti europei, ci guadagni in qualche modo, ma siamo in un epoca di forte crisi, allargare le maglie ed i cordoni della borsa non mi sembra positivo, considerando, con rispetto ed amicizia per i paesi in questione, l’arretratezza, la povertà, la davvero cattiva situazione in cui gli stessi versano, considerando che, per fare questo, dobbiamo compromettere i nostri rapporti con la Russia, che ha ben altro peso, ben altri soldi, ben altra affidabilità, con cui abbiamo avuto, almeno fino a qualche mese fa, ottimi rapporti in quasi tutti i campi…..
    Per chiudere questo intervento, che è già troppo lungo e me ne scuso, viene la questione dei “valori europei”: già con gli ultimi entrati ritengo si siano chiusi uno se non due occhi in merito, questi 3 nuovi paesi sotto la nostra “lente” decisamente non li hanno, detto in modo molto secco…..

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