LETTONIA: Riga e la sua memoria divisa. Vietata la marcia russa del 9 maggio

Il direttore generale del comune di Riga Juris Radzevičs ha accolto la richiesta della polizia di sicurezza lettone ed ha deciso di vietare per motivi di ordine pubblico lo svolgimento della “marcia russa” il prossimo 9 maggio. L’associazione “Rodina” ha già preannunciato ricorso al Tribunale competente contro la decisione del comune di Riga.

Una giornata quella del 9 maggio a Riga che si preannuncia carica di rischi e tensione. Il 9 maggio è infatti la giornata in cui i russi festeggiano la vittoria sul nazismo, ed è l’occasione per i russofoni lettoni per celebrare la loro “giornata dell’orgoglio” in Uzvaras Parks, il parco della vittoria.

Il 9 maggio è da sempre una giornata di tensioni e di divisione all’interno della società lettone, fra comunità russofona e comunità lettone [l’anno scorso si discuteva della rimozione del monumento sovietico alla vittoria, ndr]. Quest’anno la tensione è ancora più alta a causa dei noti avvenimenti in Ucraina.

La polizia lettone ha chiesto al comune di Riga di vietare la marcia, perché considera “Rodina” un’associazione in cui sarebbero infiltrati radicali ed estremisti, personaggi considerati pericolosi per l’ordine pubblico. La “Rodina” inoltre ha pubblicato volantini e annunci sui social network, invitando i russofoni a partecipare alla marcia, in quanto “Riga e il territorio lettone appartengono fin dall’antichità alla Russia. Riga è una nostra città e la Lettonia è una nostra terra”, oltre a rivendicare la lingua russa come lingua ufficiale dello stato lettone.

Dall’altra parte in questi ultimi giorni si sono registrate numerose lettere anonime, inviate ad autorità, giornali, media, in cui si minacciano attentati terroristici se verrà concessa l’autorizzazione alla “marcia russa”. Il clima quindi è particolarmente teso e i rischi quest’anno appaiono decisamente superiori al passato, quando gli eventi del 9 maggio scatenavano al massimo polemiche politiche e scontri verbali sui social network.

Gli eventi legati alle celebrazioni della vittoria sul nazismo inizieranno già giovedì 8 maggio, ma il clou è previsto il 9 maggio, con vari spettacoli e concerti in piazza della Vittoria, oltre al consueto intervento del sindaco russofono di Riga Nils Ušakovs.

D’accordo con il divieto anche il sindaco di Riga e leader del partito russofono, Nils Ušakovs

Ušakovs [sindaco di Riga e capo del primo partito del paese, Saskaņas Centrs, riferimento per i russofoni e il centrosinistra] si schiera con la polizia di sicurezza lettone, bollando con parole dure l’organizzazione “Rodina”, che aveva chiesto e in un primo momento ottenuto il via libera dal comune di Riga per la marcia.

“Non posso non essere d’accordo con il parere della polizia di sicurezza, sul fatto che la marcia che l’associazione “Rodina” vuole organizzare il 9 maggio sia una seria minaccia all’ordine pubblico e alla sicurezza” sostiene il sindaco Ušakovs che ha comunque rimesso ogni decisione finale al tribunale, presso il quale la stessa “Rodina” ha fatto ricorso per chiedere che il divieto alla marcia venga rimosso.

Ušakovs ha usato parole dure nei confronti della “Rodina”: “Sono dei pagliacci, quelli che ne fanno parte. E’ persino divertente guardarli, sono dei provocatori. Sono persone che sostengono di essere cosacchi baltici e si chiamano colonnelli fra di loro. Dovrebbero partecipare ad Halloween”.

Riguardo alle celebrazioni del 9 maggio, che marcia a parte, si svolgeranno come di consueto, con il cuore degli eventi in Uzvaras parks, il parco della Vittoria, il sindaco di Riga afferma che in nessun caso le celebrazioni verranno annullate. “Non abbiamo dubbi sul fatto che la giornata sarà tranquilla e tutto avverrà con ordine.”

Ušakovs da parte sua non accoglierà la richiesta della premier lettone Laimdota Straujuma, che gli aveva chiesto di non partecipare personalmente alle celebrazioni del 9 maggio, che invece lo vedono ogni anno pronunciare un discorso prima del concerto di chiusura degli eventi. “Pur rispettando la signora Straujuma, questa volta non posso essere d’accordo. Non posso rinunciare ad una tradizione della mia famiglia” afferma il sindaco di Riga, aggiungendo che “le persone che occupano dei ruoli nelle istituzioni non possono far finta che queste celebrazioni del 9 maggio non esistano e non esistano le persone che vi partecipano. Con queste persone bisogna parlare.”

A pochi giorni dalla festa dell’indipendenza lettone del 4 maggio

Solo pochi giorni fa, il 4 maggio, la Lettonia festeggiava l’anniversario del ripristino della dichiarazione d’indipendenza (Latvijas Republikas Neatkarības atjaunošanas diena). Il 4 maggio del 1990 l’allora Soviet Supremo della Repubblica sovietica lettone votava una dichiarazione che reintroduceva l’indipendenza della repubblica lettone, come era fissata dalla Costituzione del 1922, anche se passerà circa un anno prima dell’indipendenza effettiva dall’Urss.

Nel tardo pomeriggio del 4 maggio 1990, al Soviet Supremo lettone (l’allora parlamento della repubblica sovietica lettone), al termine di una lunga seduta, 134 deputati su 201 votarono la dichiarazione “Par Latvijas Republikas neatkarības atjaunošanu” (Sul ripristino dell’indipendenza della Repubblica di Lettonia). Il Soviet supremo lettone dichiarava di prendere “de facto” il potere fino alla convocazione della nuova Saeima lettone, il ripristinato parlamento del primo periodo di indipendenza del paese (dal 1918 al 1940). Si era giunti a quella votazione dopo numerose riunioni svoltesi fra i deputati in quattro diverse sedi, dove si era discusso sulla delicatezza e l’importanza di quella decisione, ma anche delle possibili conseguenze e reazioni che avrebbe potuto scatenare da parte del regime sovietico di Mosca.

Quel 4 maggio tutto il giorno di fronte al palazzo del Parlamento sostarono migliaia di persone, per seguire la votazione sulla dichiarazione di indipendenza. I deputati che dopo aver votato a favore della dichiarazione di indipendenza si riunirono in Daugavmala (sulla riva della Daugava in prossimità del centro cittadino), furono salutati dalla folla con fiori e scene di festa. I deputati comunisti e dell’Interfronte, che avevano rifiutato di partecipare alla votazione, lasciarono il parlamento da una porta secondaria.

Dopo la votazione il presidente del Soviet supremo lettone, Anatolijs Gorbunovs, inviò un messaggio al presidente dell’Urss Mihail Gorbaciov, in cui si diceva che nella Repubblica di Lettonia era iniziato un nuovo periodo. La lettera fu inviata anche a tutti i governi del mondo. L’acquisizione dell’indipendenza divenne definitiva il 21 agosto del 1991, quando la Lettonia riacquistò la piena indipendenza dall’Urss che stava crollando. Il 6 settembre 1991 la Russia ricobbe ufficialmente la Lettonia.

Chi è Paolo Pantaleo

Giornalista e traduttore, Firenze-Riga. Jau rīt es aiziešu vārdos kā mežā iet mežabrāļi

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4 commenti

  1. Mi chiedo se questi divieti, camuffati con motivazioni di ordine pubblico, siano compatibili coi valori di una Europa nata dalla vittoria degli alleati, tra cui c’era anche l’Unione Sovietica, sul nazifascismo. Qualcuno mi spieghi come è possibile che siano autorizzate manifestazioni di nostalgici delle SS e non le manifestazioni per la vittoria della seconda guerra mondiale. È allucinante tutto ciò, ogni sincero europeista deve deprecare queste cose, al di la della posizione personale sulla politica estera della attuale Russia.

  2. Emilio Bonaiti

    Mi chiedo ma i russofoni percentualmente quanti sono in Lettonia? E’ possibile accertarlo?

    • I Russi etnici sono circa il 27% (ma in Latgallia, la regione più orientale, costituiscono la maggioranza, mentre a Riga sono il 40%). Per quanto riguarda i madrelingua russi, invece, nel 2011 erano il 37,2% della popolazione.

  3. Ottimo commento Aleksandar. Segnalo che solo pochi giorni fa gruppi di estremisti di destra, col tacito assenso della polizia e di buona parte della popolazione festeggiava a Leopoli le SS Galizia… naturalmente tutto questo non solleva divieti, recriminazione o altro. Bene, andiamo avanti così per un’Europa migliore…

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