ROMANIA: Verso le presidenziali. Chi sono i candidati?

Domenica 10 novembre in Romania si svolgeranno le elezioni per scegliere il Presidente della repubblica, che rimarrà in carica per un mandato quinquennale fino al 2024. Se nessun candidato dovesse ricevere al primo turno il 50 percento+1 delle preferenze, l’eventuale ballottaggio sarebbe fissato per domenica 24 novembre.

Quattordici le candidature confermate e ufficialmente accettate, dopo essere passate al vaglio dell’Ufficio elettorale centrale (BEC). I candidati principali sono Klaus Iohannis del Partidul National Liberal (PNL), Viorica Dancila del Partidul Social Democrat (PSD), Dan Barna per Alianta 2020 USR PLUS, l’indipendente Theodor Paleologu supportato dal Partidul Miscarea Populara (PMP) e Mircea Diaconu congiuntamente sostenuto da Alianta Liberalilor si Democratilor (ALDE) e PRO Romania.

Il PNL riconferma il proprio appoggio al presidente uscente Klaus Iohannis, che sarà inoltre supportato dal Forumul Democrat al Germanilor din Romania (FDGR), il partito rappresentante la minoranza tedesca.

Stando ai sondaggi ufficiali, sarebbe lui il candidato favorito. Già nel corso del suo precedente mandato si è caratterizzato per una linea piuttosto critica nei confronti del governo e dei molteplici tentativi dell’esecutivo di cambiare il sistema legale e giudiziario nazionale.

Per questo nuovo mandato ha ribadito la volontà consolidare l’integrazione della Romania all’interno dell’Unione Europea, di potenziare il ruolo del paese nella NATO e dare nuovo impulso al consolidamento del fianco orientale del Patto Atlantico.

Ribadisce inoltre l’impegno nella lotta alla corruzione come presupposto per migliorare l’immagine internazionale del paese. La Romania è infatti già sorvegliata speciale della Commissione Europea per i suoi endemici problemi di corruzione e di fragilità dello stato di diritto, e diverse volte ha subito le critiche di Bruxelles a causa delle modifiche introdotte dal governo nel codice penale.

Viorica Dancila è invece la candidata del partito di governo PSD, di cui è anche leader. La sua scelta è avvenuta in un clima teso e difficile. Il partito versa infatti in uno stato di sofferenza interna e debolezza elettorale molto acuto. L’esecutivo da lei guidato da agosto non ha più la maggioranza in parlamento, a seguito dell’abbandono della coalizione da parte dell’alleato minore ALDE.

Il PSD si trova in una situazione di difficoltà anche a livello elettorale e le europee di maggio 2019 ne costituiscono un esempio lampante: è stato infatti il PNL a essere premiato con il 27 percento di preferenze, mentre il PSD ha ottenuto il 22.5 percento (contro il 37.6 percento delle europee del 2014).

Non solo: nello stesso mese il partito ha anche dovuto affrontare la condanna penale per abuso d’ufficio del suo leader Liviu Dragnea, vicenda che ha pregiudicato fortemente l’autorità e reputazione del partito.

Dan Barna è invece sostenuto da Alianta 2020 USR PLUS, coalizione formatasi in febbraio 2019 in vista delle elezioni europee fra USR (terza forza politica del paese) e il partito europeista PLUS. La credibilità della coalizione è già stata testata con successo alle europee di quest’anno, in cui ha ottenuto il 22 percento dei voti. Per le presidenziali, l’intento è rompere con il passato, proporsi come valida alternativa politica al PSD, e riuscire a portare le istanze di chi vorrebbe un cambiamento radicale e strutturale dentro a palazzo Cotroceni.

Cosa dicono i sondaggi

Tutti i sondaggi per il primo turno dei ballottaggi indicano Klaus Iohannis come primo candidato, con percentuali di preferenze che, seppur diverse, segnalano un sostanziale e importante distacco da tutti gli altri.

Il sondaggio IMAS realizzato per EuropaFM lo vede al primo posto con circa il 44.5 percento di preferenze. Dan Barna otterrebbe invece circa il 17 percento di voti, Dancila l’8.4 percento, e Kelemen Hunor il 2.4 percento.

Secondo l’istituto Verifield, al primo turno Iohannis otterrebbe il 43 percento di preferenze, Dancila il 18 percento, Dan Barna il 15 percento, Mircea Diaconu il 14 percento, Paleologu il 6 percento, e Kelemen Hunor l’1 percento.

In sintesi

Stando a quanto emerge sia dai sondaggi, che da una valutazione dell’attuale situazione del paese, è molto probabile che si andrà al secondo turno. È infatti difficile che uno dei candidati possa ottenere già il 50 percento delle preferenze al primo turno, data l’instabile situazione politica, economica e sociale del paese in questo momento.

Tuttavia, quando si parla di politica rumena, è sempre azzardato avanzare previsioni. Fluidità, imprevedibilità, incertezza e mutevolezza caratterizzano il precario funzionamento del sistema politico rumeno, e le carte in tavola possono cambiare fino all’ultimo. Emblematiche le scorse presidenziali del 2014, dove un già dato per vincitore Victor Ponta fu sconfitto in extremis dallo stesso Iohannis, ribaltando un risultato dato praticamente per certo.

 

 

Fonte foto: presidency.ro

Chi è Rebecca Grossi

Appassionata di politica e di tutto ciò che sta al di là della ex Cortina di ferro, ha frequentato Studi Internazionali a Trento e Studi sull'Est Europa presso l'Università di Bologna. Dopo soggiorni più o meno lunghi di studio e lavoro in Austria, Grecia, Germania, Romania e Slovenia, abita ora a Lipsia, nell'ex DDR, dove è impegnata in un dottorato di ricerca sul ruolo del Mar Nero nella strategia geopolitica della Romania. Per East Journal si occupa principalmente di Romania e Turchia.

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