Nella mattinata di sabato 14 settembre, un bombardamento con dieci droni ha colpito due dei più importanti impianti petroliferi sauditi. Lunedì, il ministro russo per l’energia Alexander Novak ha discusso in una telefonata con la sua controparte saudita la decisione di mantenere la produzione ai livelli attuali – sottolineando che la situazione non rappresenta un’emergenza per i produttori.
L’attacco con i droni
Oltre al giacimento di Khurais, è stato preso di mira l’impianto di Abqaiq – già colpito da Al Qaida nel 2006. L’attacco di sabato è stato rivendicato dal gruppo filo-iraniano Houthi. Quest’ultimo, nel mese di maggio, aveva minacciato di colpire 300 obiettivi militari in Arabia Saudita, negli Emirati Arabi Uniti e in Yemen – una dichiarazione seguita all’implementazione delle sanzioni statunitensi contro l’Iran.
Ad Abqaiq vengono lavorati in via preliminare due terzi dei barili estratti in Arabia Saudita. Secondo la Energy Information Administration, si tratta dell’impianto più grande al mondo per la lavorazione e la stabilizzazione del greggio, con una capacità giornaliera di oltre 7 milioni di barili. L’attacco, provocando una perdita nell’ordine dei 5 milioni di barili al giorno, mette pertanto a dura prova la Saudi Aramco che opera nello stabilimento, oltre al paese stesso.
L’Arabia Saudita è responsabile del 10% della produzione mondiale di greggio – e l’attacco ha comportato una perdita pari al 5% del consumo mondiale. Nel quadro di un attacco che ha forti ripercussioni sul commercio di greggio a livello globale, gli accordi commerciali con la Russia potrebbero essere messi nuovamente in discussione.
La risposta di Novak
L’Arabia Saudita e la Russia guidano un accordo sulla produzione mondiale di petrolio secondo il quale i paesi OPEC e non OPEC si impegnano a ridurre il prodotto complessivo di 1.2 milioni di barili al giorno – con l’obiettivo di sostenere i prezzi. Di fronte ad un attacco di simili proporzioni, tuttavia, la Russia deve confrontarsi con la possibilità di incrementare l’output. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha però dichiarato che Mosca attenderà gli sviluppi della situazione a Riad prima di intervenire in alcun modo sui livelli di produzione.
Novak ha inoltre affermato che i parametri per la produzione mondiale di petrolio non sono cambiati. Secondo quanto dichiarato dal ministro, “tutti dovrebbero rispettare gli impegni presi ad Abu Dhabi”. La Russia continuerà pertanto a limitare la produzione – e secondo Novak è ancora troppo presto per stabilire nuovi parametri.
Immagine: Reuters.com