Mladina
Mladina

Ungheria e Slovenia ai ferri corti per la copertina di un giornale

Nelle ultime settimane, si è alzata la tensione tra Ungheria e Slovenia a seguito della pubblicazione di una caricatura del primo ministro ungherese Viktor Orbán sulla copertina di un settimanale politico sloveno, Mladina.

Il caso

Che il premier ungherese Viktor Orbán riconoscesse nella Russia di Vladimir Putin un modello da seguire era chiaro da tempo, ma che l’emulazione avrebbe raggiunto questi livelli se lo sarebbero immaginati in pochi.

Negli ultimi due anni, il settimanale politico Mladina, uno dei più autorevoli prodotti del giornalismo sloveno ha riportato i tentativi del governo ungherese di interferire nella politica interna del piccolo paese balcanico. Tra questi, ci sarebbero il conferimento della cittadinanza ungherese ai cittadini della regione confinante con l’Ungheria, Pomurje, il finanziamento di business e attività sociali a Koper, e una fotografia provocatoria della stessa ambasciatrice ungherese a Lubiana, Edit Szilágyiné Bátorfi, con la mappa della Grande Ungheria, che comprende la stessa regione di Pomurje. Infine, Mladina ha riportato l’acquisto di quote di un giornale conservatore in parte detenuto dal partito democratico sloveno (SDS), guidato da Janez Janša.

Mladina

Di recente, però, la tensione tra Mladina e il governo ungherese ha raggiunto livelli istituzionali. Il 22 marzo, il settimanale sloveno ha pubblicato una storia sul voto interno al gruppo parlamentare dei popolari europei, sostenendo che a Fidesz sia stato permesso di rimanere all’interno del gruppo grazie al voto dello stesso Janša e di altri due parlamentari di SDS, Milan Zver e Branko Grims. Tuttavia, a scandalizzare il governo ungherese sarebbe stata proprio la copertina del giornale che ritrae una versione caricaturale di Viktor Orbán, sostenuto da Janša, Branko e Grims, mentre fa il saluto fascista.

Le reazioni

Tre giorni dopo, il 25 marzo, l’ambasciata ungherese a Lubiana ha rilasciato una nota diretta al ministro degli esteri sloveno, nella quale ha dichiarato che: “La copertina del 22 marzo 2019 del settimanale Mladina eccede i limiti della libertà di stampa e di espressione. L’ambasciata ungherese a Lubiana crede che simili azioni danneggino l’altrimenti eccellente rapporto bilaterale tra i due paesi. Quindi, l’ambasciata protesta nei confronti del Ministro degli Affari Esteri sloveno per l’irresponsabile copertina di Mladina, chiedendo al Ministro di prevenire simili incidenti in futuro.” Alla malcelata richiesta di interferenza nella libertà di stampa ha replicato il portavoce del ministro degli esteri sloveno, sostenendo che: “[Noi] rispettiamo la libertà di parola e di stampa e non interferiremmo mai nella politica editoriale di nessun giornale”.

Ciononostante, Mladina ha lamentato continue pressioni da parte delle autorità ungheresi. Il primo aprile, il portavoce del governo Zoltán Kovács ha attaccato il giornale dal suo blog, sostenendo che: “Per gli intellettuali negli uffici editoriali di Mladina, che hanno una lunga storia di supporto dell’agenda multiculturale e di antipatia nei confronti della chiesa, chiunque si opponga all’immigrazione e voglia proteggere la cultura cristiana dev’essere un nazista”. Il direttore di Mladina, Grega Repovž, ha commentato la vicenda a POLITICO, chiarendo che Orbán: “Parla come un fascista, si comporta come un fascista e usa retorica antisemitica. L’Ungheria è un paese che non nasconde i suoi tentativi di prendere il controllo dello stato sloveno in tutti i modi possibili.”

Non è la prima volta che la satira attira l’attenzione di leader che non tollerano critiche, ma la cosa più desolante della vicenda è sapere di non potersi aspettare la più timida reazione a livello europeo. Le istituzioni europee sono popolate da sovranisti che hanno a cuore solo le vicende nazionali. Svuotata del suo respiro sovranazionale, l’Unione Europea è solo l’alibi per il delitto perfetto.

Foto: Copertina di Mladina, 22 Marzo 2019

Chi è Gian Marco Moisé

Dottorando alla scuola di Law and Government della Dublin City University, ha conseguito una magistrale in ricerca e studi interdisciplinari sull'Europa orientale e un master di secondo livello in diritti umani nei Balcani occidentali. Ha vissuto a Dublino, Budapest, Sarajevo e Pristina. Parla inglese e francese, e di se stesso in terza persona.

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