Il 18 marzo, l’attivista per i diritti umani Oyub Titiyev è stato condannato a quattro anni di reclusione con l’accusa di possesso illecito di marijuana. A stabilirlo è stato il giudice Madina Zainetdinova del tribunale di Shali, nella Repubblica Cecena della Federazione Russa. Titiyev era stato arrestato il 9 gennaio 2018 e per un anno e due mesi è rimasto sotto carcerazione preventiva.
Il processo
La Federazione Internazionale dei Diritti dell’Uomo e l’Organizzazione Mondiale per la Tortura hanno condannato il processo definendolo una “parodia”. Lo stesso processo, infatti, si è svolto in chiara violazione dei diritti umani. Prima dell’udienza, il presidente della Repubblica Cecena Ramzan Kadyrov ha violato la presunzione d’innocenza dell’attivista definendolo un consumatore di droga e in seguito Titiyev è stato costretto a seguire il processo all’interno di una gabbia metallica, nonostante questa pratica fosse stata già giudicata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo un trattamento disumano e degradante. Infine, le accuse di Titiyev contro le forze dell’ordine russe, le quali avrebbero messo la marijuana nel veicolo dell’attivista affinché venisse arrestato, sono state tutte rigettate, eccetto due. Le prove sarebbero infatti state costruite appositamente per l’accusa.
Oyub Titiyev, a capo dal 2009 della sezione cecena della ONG per i diritti umani Memorial, è conosciuto per il suo importante ruolo di denuncia delle violazioni dei diritti umani in Cecenia, diventando una figura scomoda per Mosca. In seguito alla condanna, il presidente della Repubblica Cecena Kadyrov ha dichiarato, rivolgendosi a tutti gli attivisti, che “la Cecenia sarà un territorio proibito per loro, come lo è per i terroristi e gli estremisti”.
Le prime reazioni
Molte ONG, come Amnesty International e Human Rights Watch, hanno totalmente deplorato il processo e il sistema giudiziario ceceno. Anche il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatović ha dichiarato la sua preoccupazione per le violazioni dei diritti umani e ha richiesto che le autorità russe si interessino urgentemente della questione.
Foto: rferl.org
La notizia mi sembra che ci sia ancora qualche attivista vivo in Cecenia. Ha tutto il mio affetto.