ARMENIA: Il rapporto tra donne e politica nell’era Pashinyan

L’avvocato Diana Gasparyan è stata recentemente nominata sindaco di Echmiadzin, cittadina situata nella provincia di Armavir, alle porte di Yerevan, nota soprattutto per essere il centro spirituale della Chiesa apostolica armena, in quanto sede del quartier generale del Catholicos e della cattedrale più antica del paese, fatta costruire da Gregorio l’Illuminatore nel IV secolo.

L’ex funzionaria del Ministero della Giustizia ha preso il posto di Karen Grigoryan, dimessosi lo scorso giugno dopo che il padre Manvel, deputato in parlamento tra le fila del Partito Repubblicano ed ex vice-ministro della Difesa, è stato arrestato dai Servizi di Sicurezza Nazionali per possesso illegale di armi da fuoco. Il nuovo sindaco guiderà Echmiadzin per i prossimi tre mesi, dopodiché si terranno nuove elezioni.

La nomina di Gasparyan costituisce un primato per la giovane repubblica: si tratta infatti del primo sindaco donna della storia dell’Armenia; paese dove fino ad ora alle donne era sempre stata preclusa la possibilità di ambire a ruoli di vertice in politicanti, in quanto figlie di una società fortemente stereotipizzata che le vedrebbe inadatte a ricoprire incarichi di comando. Eppure, negli ultimi anni il numero delle donne che scelgono di dedicarsi alla vita politica o alle questioni sociali appare in continua crescita, come testimonia il progressivo aumento dell’attivismo femminile a livello nazionale.

Tali attiviste hanno salutato con entusiasmo la recente salita al potere di Nikol Pashinyan, leader delle proteste di piazza che lo scorso aprile hanno portato alle dimissioni del primo ministro ed ex presidente Serzh Sargsyan, nelle quali proprio le donne hanno avuto un ruolo attivo, mosse da quella stessa voglia di cambiamento tanto cara al leader di Yelk.

Cambiamento che per le donne armene significa soprattutto modifica dei ruoli di genere e acquisizione di maggiori diritti, così come di una maggiore tutela e considerazione a livello sociale; obiettivi la cui realizzazione dovrà passare anche dall’ottenimento di una più larga rappresentanza a livello politico.

Abbiamo discusso di questi temi con Mary Matosyan, direttrice esecutiva del Centro di Supporto per le Donne di Yerevan:

Cosa rappresenta per un paese come l’Armenia, dove politica e società sono fortemente dominate dagli uomini, la nomina del primo sindaco donna? È stato dato un segnale di cambiamento?

Nelle ultime settimane sempre più donne sono state scelte per ricoprire incarichi governativi e non solo. Per esempio molti dei vice-ministri recentemente nominati sono donne; il nuovo Comandante dell’Aviazione è una donna, così come un certo numero di consiglieri. Inoltre la stessa first lady ha appena rilasciato dichiarazioni molto positive, promettendo di lavorare per la promozione dei diritti delle donne e per il loro empowerment. Ultimamente si sta parlando anche della nomina di una donna come sindaco di Yerevan. Tutti questi cambiamenti sono importanti poiché inviano il messaggio giusto alle donne armene, contribuendo a creare nuovi ruoli di genere e aprire un nuovo dibattito nel paese.

Qual è stato il ruolo delle donne nel movimento di protesta che ha recentemente portato il leader di Yelk Nikol Pashinyan dalla piazza alla guida del paese?

Il ruolo delle donne è stato abbastanza importante, sia prima che durante la rivoluzione. In Armenia, le donne sono sempre state in prima linea nei movimenti sociali. Su questo argomento sono stati scritti diversi articoli, ed è stato proprio grazie alla loro presenza e alla loro pressione se ora abbiamo sempre più nomine femminili per i ruoli di governo.

All’interno del nuovo governo Pashinyan su un totale di diciassette ministeri solo due sono guidati da donne; percentuale che riflette la composizione dell’attuale Parlamento, eletto, tuttavia, quando il “vecchio ordine” era ancora al potere. Vi aspettavate di più, in questo senso, dalla cosiddetta “Rivoluzione di Velluto”?

Sì, per noi è stata un’enorme delusione, tanto che sui social media Pashinyan ha ricevuto fin da subito severe critiche per questa decisione. Credo che sia stata proprio questa grande rabbia e reazione da parte della comunità femminile ad aver spinto la nuova leadership a decidere di assegnare alle donne un maggior numero di posizioni governative.

Cosa dobbiamo aspettarci dal prossimo futuro? Saremo in grado di vedere delle donne raggiungere ruoli di primo piano all’interno della politica e della società armena?

In questo momento il governo sta discutendo il Codice elettorale, e noi attiviste stiamo facendo forti pressioni per introdurre nuove quote rosa superiori al 25%. Stiamo incontrando molta resistenza, ma continuiamo a insistere, sperando in seguito alle prossime elezioni di vedere più donne in parlamento; e ci aspettiamo non solo maggiori nomine, ma anche nuove leggi e misure governative in favore dei diritti delle donne.

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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