SERBIA: Giornalista scomparso, rapimento o messinscena?

Da BELGRADO – Stefan Cvetkovic è un giornalista indipendente di Bela Crkva, piccolo comune della Vojvodina, regione a nord del paese. Nella notte tra il 13 e il 14 giugno viene dato per scomparso. La sua automobile viene rivenuta vicino casa dei suoi genitori, con le luci accese e la portiera aperta. Per quasi quarantotto ore, mentre reparti speciali perlustrano i laghi vicino Bela Crkva e gli eliccotteri ne sorvolano il cielo, tutti si chiedono dove sia Stefan, o meglio, cosa gli sia successo.

I riferimenti vanno subito alle sue indagini più recenti. Nello scorso febbraio aveva tenuto una conferenza stampa in cui sembrava che Cvetkovic avesse una pista sul caso Ivanovic, il politico serbo-kosovaro ammazzato lo scorso gennaio. A questa conferenza, Cvetkovic mostra anche la fotografia di un uomo che – come aveva dichiarato – sarebbe coivolto nell’assassinio e per il quale i sicari avrebbe ricevuto la cifra di quarantamila euro.
In questi due giorni, in molti cominciano a speculare sulle ragioni della scomparsa del giornalista. Oltre a questa conferenza, ci sono poi altri precedenti che lasciano pensare al peggio. Cvetkovic era stato minacciato più volte nel corso degli ultimi dieci anni per via del suo lavoro; inoltre, alcuni funzionari locali del partito di governo, l’SNS del presidente Vucic, lo avevano querelato per diffamazione, per cui era stato prima condannato e poi assolto.

E mentre sui social network i colleghi richiedono il massimo impegno nelle ricerche di Stefan, all’indomani della scomparsa sulle prime pagine dei quotidiani più venduti in Serbia, non vi è traccia della notizia.

Fino al pomeriggio di venerdì 15 giugno. “Abbiamo trovato il giornalista Stefan Cvetkovic, è nelle nostre mani, sano e salvo, non gli è stato torto un capello, al momento si trova alla polizia, che sta verificando la sua versione dei fatti, perché molte cose non tornano” – dichiara in conferenza stampa il presidente Aleksandar Vucic. Cvetkovic sarebbe stato trovato e condotto a Belgrado per sottoporsi alla macchina della verità e verificare quello che racconta. Di fatto, il giornalista scompare una seconda volta. Dalla notizia del ritrovamento, infatti, non trapelano informazioni, non ci sono foto, né si conoscono i dettagli della scomparsa e del ritrovamento. Il caso è tutt’altro che risolto.

Finalmente, Cvetkovic annuncia per martedì 19 giugno una conferenza stampa che tutti aspettano con ansia. Alla conferenza, il giornalista appare molto agitato, parla a tono alto e suda tantissimo. “Tre uomini, di cui due mascherati e uno armato e con un distintivo che ricorda quello della polizia, mi tirano fuori dalla macchina e io scompaio” – dichiara alla conferenza. Il suo racconto però, è ricco di dettagli di poco conto, mentre la parte centrale viene spiegata in modo confuso e approssimativo. Il giornalista sarebbe stato rapito da tre uomini armati, bendato e trasportato in un luogo chiuso, senza avere nessuna comunicazione con i suoi rapitori, se non una domanda che gli avrebbero posto: “ti rendi conto di quello che stai facendo?”.
Cvetkovic viene quindi riaccompagnato sul luogo del rapimento, dove i rapitori gli avrebbero consigliato di non rimuovere la benda dagli occhi per almeno cinque minuti se ci tiene a rimanere in vita. Da qui è il giornalista stesso a chiamare la polizia e denunciare l’accaduto. Ed iniziano così le illogicità dell’intera faccenda, dato che era stato lo stesso Vucic a dichiarare che era stato ritrovato dalla polizia. In conferenza stampa Cvetkovic dichiarerà inoltre che la macchina della verità avrebbe smentito due sue dichiarazioni: che non lavora per servizi segreti stranieri; e che non riceve denaro dall’estero per la sua attività.

Infine, la situazione si capovolge. Proprio mentre Cvetkovic si reca a Belgrado per tenere la conferenza stampa, viene a sapere di essere accusato di aver inscenato il proprio rapimento – accusa di cui non sarebbe stato informato direttamente da parte del tribunale.

In tutta questa storia, l’unica cosa chiara è che niente può essere dato per certo. La conferenza stampa, che ha infittito il mistero invece di spiegarlo, si è conclusa con l’intenzione di Cvetkovic di consegnare il materiale probatorio ad un’ambasciata straniera (non ha specificato quale) richiedendo che venga iniziata “un’indagine internazionale”.

Qualcuno sembra mentire, ma chi? Si tratta di una messinscena delle autorità serbe? Di un giornalista in cerca di attenzioni che si è inventato tutto? Oppure, come sostengono alcuni, si tratta di una sceneggiata per sovvertire il potere in Serbia?

Sia il presidente Vucic che il ministro degli Esteri Ivica Dacic hanno dichiarato che la diffusione di notizie false, come il rapimento di Cvetkovic, servirebbe allo scopo di destabilizzare la Serbia – che al momento si trova in una fase delicata del suo percorso di transizione per via della ripresa dei negoziati a Bruxelles con Pristina.

Eppure, sono proprio il governo e le istituzioni serbe che da anni si avvalgono di un sistema di disinformazione e notizie false diffuse da tabloid e TV filogovernative per mantenere la stabilità del governo e screditare l’opposizione.

Infine, la vicenda del giornalista Stefan Cvetkovic potrebbe avere come conseguenza quella di peggiorare ulteriormente la situazione dei giornalisti e della libertà di stampa in Serbia. Se davvero la polizia e le istituzioni hanno orchestrato questo falso rapimento, ci si chiede di quale informazione dispongano realmente i cittadini serbi. Mentre qualora venga provato che Cvetkovic si è davvero inventato tutto, l’inevitabile risultato sarebbe un discredito per i tanti giornalisti non allineati che in condizioni sempre più difficili svolgono la propria attività in modo professionale.

Chi è Giorgio Fruscione

Giorgio Fruscione è Research Fellow e publications editor presso ISPI. Ha collaborato con EastWest, Balkan Insight, Il Venerdì di Repubblica, Domani, il Tascabile occupandosi di Balcani, dove ha vissuto per anni lavorando come giornalista freelance. È tra gli autori di “Capire i Balcani occidentali” (Bottega Errante Editore, 2021) e ha firmato due studi, “Pandemic in the Balkans” e “The Balkans. Old, new instabilities”, pubblicati per ISPI. È presidente dell’Associazione Most-East Journal.

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