Capitan Ungheria
Fonte: Pinterest Capitan Ungheria

UNGHERIA: La rielezione di Orbán, alias Capitan Ungheria

Non è certo un thriller quello che andrà in scena l’8 aprile 2018 in Ungheria. Piuttosto l’ennesimo capitolo di un film di supereroi che vede protagonista il partito di governo Fidesz e il primo ministro Viktor Orbán. Ricordatevi che è un film per bambini e il finale è ampiamente prevedibile.

Vittoria scontata

Sondaggi del 23 marzo danno la coalizione costituita da Fidesz e dal partito cristiano-democratico KNDP al 49%, con gli estremisti di Jobbik come secondo partito al 17% e i social-democratici al 13%. Anche se resta alta la percentuale di indecisi che, secondo un sondaggio realizzato da Medián, si attestano intorno al 28% degli aventi diritto di voto.

La vittoria è scontata, e il premier sembra essere destinato a vincere il suo terzo mandato consecutivo dal 2010. Intorno a lui c’è il vuoto politico. Nonostante il candidato travestito da pollo, nemmeno l’MKKP, il partito del cane a due code, che nel corso del referendum sulla ripartizione dei rifugiati aveva fatto dato filo da torcere al premier, sembra che otterrà più del 2% alle prossime elezioni.

Capitan Ungheria

Orbán si sente l’eroe della storia, ed ogni eroe ha bisogno di un nemico da affrontare. In assenza di avversari politici, nei mesi scorsi il premier si è scagliato sul miliardario americano George Soros, presentato al pubblico come l’ebreo mondialista che ambisce a far soccombere l’Ungheria all’invasione dei migranti provenienti dal Medio Oriente. Orbán ha però svelato le trame oscure di questo temibile nemico, salvando ancora una volta il suo paese dal caos.

Oggi l’avversario di Capitan Ungheria sembra essere l’amico d’infanzia Lajos Simicska, che da vero soldato d’inverno, si è schierato apertamente a favore dei più pericolosi avversari politici di Orbán, ovvero Jobbik e il suo leader Gábor Vona, che sepolto il passato squadrista fatto di ronde e violenze sulla minoranza rom, hanno deciso di presentarsi alle urne come alternativa onesta a Fidesz.

Militante di Fidesz della prima ora, Simicska è uno degli uomini più ricchi e potenti del paese. Proprietario del Magyar Nemzet, uno dei quotidiani più letti in un Ungheria, Simicska ha deciso di usare i suoi potenti mezzi mediatici per screditare Fidesz. Infatti, secondo quella che il quotidiano ha presentato come un’inchiesta dell’FBI, un cittadino ungherese protetto dalla polizia federale americana sarebbe il testimone chiave per ricostruire una rete di riciclaggio di denaro distratto da fondi europei, e utilizzati per acquistare diamanti, riciclati attraverso banche arabe e reinvestiti in immobili in Ungheria.

Non sembra l’unico caso di corruzione riguardante i politici di Fidesz. Sempre Magyar Nemzet ha svelato che una compagnia offshore con sede in Belize, posseduta dal parlamentare Zsolt Szabó e da uno dei sei sottosegretari del ministero per lo sviluppo nazionale, avrebbe un conto in banca di quasi 5 milioni di dollari. Nonostante la documentazione sembri piuttosto solida, Szabó ha negato di possedere alcuna compagnia off-shore.

La morte della democrazia liberale

A colpire sono le tempistiche con cui i risultati di queste indagini giornalistiche emergono. Il malcelato obiettivo è quello di danneggiare Orbán e Fidesz a pochi giorni dalle elezioni. Perché è così che funzionano le democrazie oggi, non come concorrenza di soluzioni per il bene del paese, ma come esasperata retorica del bene contro il male. Non fatevi ingannare, Capitan Ungheria non è penalizzato, la lotta è il suo elemento naturale.

Il trend dei risultati elettorali degli ultimi anni dimostra quanto i cittadini europei tendano a premiare sempre più le linee politiche nazionaliste e populiste. Nazionaliste perché in disaccordo con i valori europei, quando i migranti alle porte d’Europa fanno paura perché potrebbero rubare l’ultima fetta di torta rimasta. Populiste perché il resto della torta se la sono venuti a prendere i burocrati di Bruxelles, che snocciolando parole incomprensibili, da austerity a spread, da quantitative easing a spending review, hanno mangiato i risparmi dei poveri cittadini. L’unico modo per uscirne è riporre le speranze nell’uomo forte che ci salvi da tutto questo. L’eroe patriottico: Capitan Ungheria.

Gli elettori si sono ingannati nel credere che essere a favore di un’Europa unita significhi automaticamente essere liberisti, a favore della precarizzazione del lavoro e della rottamazione del welfare. E questo perché la sinistra europea è uno zombie senza idee né cervello che cerca di nutrirsi di quelli altrui. Sulla base delle politiche approvate negli ultimi anni, si può definire il Partito Democratico una forza di sinistra? Esiste un partito più nazionalista dei social-democratici di SMER-SD in Slovacchia? Macron è il futuro della sinistra? Naturalmente no. La sinistra è morta, ma questo non è un problema fine a sé stesso. Intacca il funzionamento stesso delle nostre democrazie. Siamo ridotti a spettatori di un film dalla trama scontata e non possiamo cambiare canale. Ah, tranquilli, Capitan Ungheria vincerà, si capisce già dal trailer.

Chi è Gian Marco Moisé

Dottorando alla scuola di Law and Government della Dublin City University, ha conseguito una magistrale in ricerca e studi interdisciplinari sull'Europa orientale e un master di secondo livello in diritti umani nei Balcani occidentali. Ha vissuto a Dublino, Budapest, Sarajevo e Pristina. Parla inglese e francese, e di se stesso in terza persona.

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10 commenti

  1. La sinistra europea ha sempre avuto gli stessi conflitti d’interesse degli altri, non meno degli altri, se non più degli altri. Oggi, la sinistra europea è Putin: prendere o lasciare.-

  2. Vorrei ricordare all’estensore dell’articolo che i trattati da quelli di Roma in poi, ma suggellati in maniera chiara dall’atto unico di Delors, hanno sancito che prima viene il mercato e la stabilità dei prezzi, quindi l’UE NASCE in contrasto al welfare, alla piena occupazione e alle politiche keynesiane e per favorire la concorrenza fra stati.

    La moneta unica così disegnata dal rapporto Werner fin dal 1971 tendeva proprio alla liberalizzazione del movimento dei capitali e alla conseguente concorrenza tra le varie legislazioni fiscali e del lavoro.

    Nell’anno del signore 2018 e dopo dieci anni di crisi conclamata bisognerebbe averle capite certe cose.

    Mi raccomando… Sogni d’Oro.

    Perfino MicroMega si è svegliata con questo articolo:

    http://temi.repubblica.it/micromega-online/europa-mercato-e-sovranita-popolare/

    • Gian Marco Moisé

      Grazie della precisazione, ma proprio l’affermazione “quindi l’UE nasce in contrasto al welfare” che il mio articolo vuole contestare. Più precisamente la parola “quindi” crea un problema alla sua argomentazione. L’UE nasce come espressione di politiche liberiste ma questo non significa che non possa esprimere politiche economiche più orientate al rispetto del welfare e dei diritti dei lavoratori (che non devono essere necessariamente keynesiane). Non è una conseguenza, è un orientamento storico, ma il fatto che il parlamento europeo sia a sempiterna maggioranza dei popolari europei certo non favorisce un riassetto dell’Unione verso diverse politiche di tutela del mondo del lavoro.
      La storia dell’Unione Europea la conosco bene, ma leggendo attentamente quello che ho scritto capirà quello che voglio dire io e non quello che vuole capire lei.
      Prima le basi dell’educazione, poi si può dibattere di idee. Buongiorno a lei

  3. Mi dispiace per i sogni d’oro. E mi scuso per il resto delle affermazioni (Nell’anno del signore eccetera).

    Non però per i dieci anni di crisi conclamata, per il rapporto Werner del 1971 e per le politiche di concorrenza che già i trattati di Roma prevedevano.

    E all’epoca i partiti socialisti cosa dicevano? Non erano certo quelli di oggi…

    In ogni caso per quanto riguarda l’euro e l’UE saranno i tedeschi a chiudere i conti visto che sono più ad usi alla realpolitik di noi.

    Lo stesso economista Flassbeck ha chiarito (in ottica di sinistra) che dalla Große Koalition non c’è da aspettarsi nulla di buono.

    Visto che continueranno come se nulla fosse.

    https://it.businessinsider.com/la-germania-propone-una…/

    http://www.flassbeck-economics.com/german-coalition-agreement-no-new-beginning-no-dynamism-no-cohesion-just-the-same-old-mercantilism/

    https://www.german-foreign-policy.com/news/detail/7573/

  4. Una parte delle critiche dell’economista Nicholas Kaldor al rapporto Werner. Questo per chiarire che i problemi si conoscevano già nel 1971 !!!

    https://keynesblog.com/2012/10/08/i-difetti-delleuro-spiegati-30-anni-prima-che-nascesse-dalleconomista-keynesiano-nicholas-kaldor/

    https://www.concertedaction.com/2012/08/16/nicholas-kaldor-on-the-common-market/

    Quindi (!) la questione politica era chiara già allora. E non è un problema dei partiti socialisti di oggi.

    Come può questa UE riformarsi in maniera da corrispondere agli interessi della popolazione dati gli attuali rapporti di forza e con una società allo sbando che lascia ben pochi margini di manovra?

    La Grecia fatta a pezzi (e per carità avranno anche le loro colpe, ma gli altri paesi non si sono accorti di niente???), il mezzogiorno d’Italia che ha ampliato ancor di più il divario col Nord per non parlare del divario con l’Europa del Nord (sarebbe anche da vedere la divaricazione delle tendenze della Finlandia con la Svezia la Danimarca e la Norvegia).

    La Spagna (che solo grazie ai deficit di bilancio è riuscita a recuperare) che ha una ripresa senza qualità del lavoro.

    L’Irlanda che ha visto una grossa fetta di popolazione giovanile emigrare come i Paesi Baltici. Il problema sarebbero solo i partiti socialisti inesistenti? O anche i rapporti di forza che si sono creati in questi decenni? E questi rapporti di forza come si sono creati in questi decenni?

    Forse non ci sarà solo Keynes, ma di certo Keynes aveva ragione.

    Per carità in questo post si è partiti dall’Ungheria… Ma alla fine le questioni sono queste. Anche se gli ungheresi non sono nell’euro (bontà loro) sono nella UE.

    E tanto per ricordare i decantati valori (in banca) e principi (di sangue reale) dell’UE e di chi l’ha costruita, mi ricordo di….

    http://www.spiegel.de/politik/deutschland/viktor-orban-bei-helmut-kohl-a-1088033.html

    • Gian Marco Moisé

      Sono in larga parte d’accordo con lei rispetto ai problemi creati dalle fratture economiche dell’UE e dei loro trattati. Mi trova d’accordo in tutti casi da lei citati. Così com’è chiaro che le comunità europee siano nate con l’obiettivo di liberalizzare i mercati. Queste sono cose che non metto in dubbio. L’UE nasce come interesse economico, ma come “accessori” di questi interessi ha portato tanti benefici culturali, educativi e di integrazione tra i popoli.
      Il fatto che la Germania e gli altri paesi nordeuropei facciano giocoforza di rivalsa sui paesi “del sud” (anche Irlanda come lei cita) non è che il risultato di interessi nazionali. Se si risponde a questi interessi nazionali con atteggiamenti analoghi semplicemente si chiude l’Unione (può leggere Ulrich Beck e il suo “sguardo cosmopolita”). Reiterando l’atteggiamento sbagliato si peggiora, non si migliora. Se fossimo una vera Unione agiremmo di concerto invece che combatterai al nostro interno ed imporci.
      Non staremmo meglio se fossimo uno stato autarchico, e l’euro ha principalmente tenuto bassi i tassi di interesse sui nostri titoli di stato. Insomma non è tutto bianco o nero. La situazione economica è molto complessa, ma questo non significa che sia tutto sbagliato, né che sia tutto giusto.
      Andare al tavolo europeo e cambiare rotta economica, o addirittura proporre modifiche ai trattati, perché no?
      Non mi sembra che la Brexit sia stata un’ottima scelta di mercato col senno di poi. Non so come la vede lei.
      Però come lei stesso faceva notare, si parlava di Ungheria, e vede che la sinistra non c’è. Orbán alla fin fine è un popolare europeo, e lui dall’UE non ha assolutamente intenzione di uscire. Sta solo cercando di plasmarla a sua immagine e somiglianza, che è poi quello che dovremmo fare noi.

  5. Non c’è bisogno di citare tutti questi articoli! Il punto è uno: le democrazie liberiste, libertarie/liberticide ma non liberali, nascono dal cinico punto di vista ebraico sionista del primonovecento e ancor prima dalla riforma protestante. L’odio per il cattolicesimo e le sue ricche monarchie monolitiche e feudali (vv. K.Marx), l’odio della borghesia contro la nobiltà per intenderci meglio, ha eroso la Chiesa Cattolica fino a farle accettare il punto di vista giudaico anticristiano. In una parola hanno messo Mammona(Denaro) al posto di Dio(Popolo).

  6. Cerco di essere breve (anche se è impossibile) e chiudo qui perché il tema è l’Ungheria. Contesto il fatto che i tassi bassi siano effetto dell’euro. I tassi devono essere giusti per l’economia sottostante e quindi a seconda dei casi o devono essere più alti o più bassi. L’euro non ha abbassato i tassi, sono le politiche deflattive degli ultimi 30 anni che hanno portato ad avere tassi più bassi non solo a livello italiano ma a livello mondiale. Con lo SME del 1979 e la lira agganciata alle altre valute del paniere la Banca d’Italia ha dovuto tenere alti i tassi per difendere il cambio e questo fra l’altro ha fatto decollare il debito pubblico perché i tassi reali diventarono molto positivi, di fatto si era perso uno degli strumenti di politica economica, la politica monetaria. Non è comunque servito a niente perché la lira negli anni ottanta ha dovuto comunque svalutare e quando c’è stato un periodo lungo di falsa stabilità nel 1992 il cumulo degli squilibri ha portato alla svalutazione del 30% con una seconda svalutazione nel 1995 di un altro 30% circa, a proposito, negli stessi anni l’inflazione passò dal 6% al 4% (ha capito bene, è diminuita). In compenso la valuta rispecchiava l’economia reale, il debito estero dell’Italia si tramutò in poco tempo in credito estero (persino Monti dovette ammettere che la svalutazione aveva fatto bene). Nel 1997 si tornò nello SME e a una lira rivalutata da cui ricominciarono i guai. I benefici del mercato unico, dalle previsione fatte ex ante si presumeva un beneficio del 200% di aumento del commercio, negli ultimi conti ex post il beneficio si è ridotto al 5%. Sommariamente l’economista francese Sapir ha fatto un articolo per spiegare gli scarsi risultati prodotti dal mercato unico (lo trova tradotto su voci dall’estero, link sotto, il suo articolo riprende gli studi fatti da vari economisti). Per il resto non posso che contestare il fatto che noi dovremmo restare e cercare di cambiare l’UE. Questo si può fare se abbiamo una reciprocità che Germania e Francia non concedono. Dobbiamo noi impiccarci per loro? Ormai è finita, se rimaniamo dentro siamo morti se usciamo a parte un periodo di turbolenza avremo di nuovo delle chance per far ripartire l’economia. Potrei continuare per ore. Non posso far altro che riportare i dati che smentiscono quanto la grande stampa si premura di propagandare. Speravo che almeno qui si demistificassero certe teorie economiche che si sono rivelate errate, basta fra l’altro vedere la situazione economica delle economie dell’est che in buona parte sono con la propria valuta. D’altronde se ho una valuta forte perché devo investire e creare ricchezza se posso comprare tutto con quella? (c’è un commento dell’economista Graziani su questo effetto nell’economia italiana degli anni ’80 l’ho letto qualche anno fa, ma adesso no riesco a trovarlo) È questo forse l’effetto più perverso della credenza che una valuta forte aiuti l’economia di un paese a valuta debole. Basta vedere la Germania Est come è di fatto stata annientata (si ricorda del cambio marco dell’est marco dell’ovest 1:1?). E qui propongo la lettura di Anschluss di Vladimiro Giacchè sul “sacco della ex DDR”.
    Mi scusi la prolissità e mi scusi se sono stato troppo veemente nei precedenti commenti, ma stare a “dialogare” su facebook fa diventare nel tempo troppo aggressivi… E in effetti non ce n’era bisogno. Uno degli effetti perversi dei social network e di questi tempi bui.

    http://vocidallestero.it/2018/04/03/sapir-le-fondamenta-perverse-dellunione-monetaria-europea-uso-e-abuso-della-teoria-economica/

    https://www.ibs.it/anschluss-annessione-unificazione-della-germania-libro-vladimiro-giacche/e/9788868300142

    • Gian Marco Moisé

      Io non sono economista e di politica economica e monetaria so quel che ho studiato e letto. Quindi non mi avventurerò certo a discutere la veridicità o meno del suo pensiero che comunque mi sembra più che informato.
      Sono uno scienziato politico e la mia riflessione era politica, perché sono e resto convinto (come mi sembra anche lei) che la politica debba guidare l’economia e non il contrario. In questo senso sono europeista perché difendo i valori europei di pace e solidarietà, ma la penso un po’ come il signor Diego Amodei qui sopra, ci sono state politiche “liberiste e liberticide ma non liberali”. Lungi da me difendere l’euro a spada tratta. Una moneta dev’essere un mezzo, non un fine. Esistono paesi dell’Unione senza l’euro come lei faceva ben notare, le cose non devono andare per forza insieme.
      Scuse accettate. Non perdiamo l’educazione, è una delle poche cose che ci resta.

    • Avevo già scritto q.sa di simile su DISQUS circa un mese fa.

      Precisamente:

      Diego Amodei

      Una cosa è certa: se l’Europa si scioglierà, a scioglierla sarà la Germania. E non mi dispiacerebbe affatto! La Germania dimostra quotidianamente di starci male in Europa ed il perché ancora insista a starci, anche se ogni volta per un ciuffo di capelli, è perché considera ancora l’Euro al pari di un forte Marco. Questa ristrettezza di idee ha sempre caratterizzato i tedeschi o sedicenti tali. Noi, popolo mediterraneo baciato dal sole, siamo un’altra cosa, nel bene e nel male, siamo proprio un’altra cosa. Ed è dall’est che arriva il sole ed è ad est che bisogna guardare. A buon intenditor …

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      paolosenzabandiere diego amodei • un mese fa

      La Germania ci sta in male in Europa? Strano pensavo il contrario. E io che credevo che la Germania ci avesse voluto a tutti i costi nell’euro perché non poteva permettersi che la seconda potenza industriale europea ne rimanesse fuori. Poi certo che la Germania ci ha rimesso con l’Europa, con tutto quel surplus commerciale che si è ritagliato. Che vergogna vero?

      La Germania che non sopporta il nostro debito pubblico sa come abbia preso il salvataggio europeo delle sua banche (presta soldi demenziali alla Grecia), salvate grazie ai grandi statisti “de noantri” ? Al nostro paese lo scherzetto è costato solo oltre 50 miliardi di euro, mica bruscolini.
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      diego amodei paolosenzabandiere • un mese fa

      Caro Paolo, innanzitutto grazie per l’attenzione. La Germania per riavere il suo est ha dovuto pagare alla Federazione Russa di Putin fior di miliardi di euro per riacquistare le infrastrutture che il Soviet aveva ricostruito dopo la desertificazione dell’ultimo conflitto (strade, aeroporti, industrie, ferrovie, ponti case e lavoro) e parte di quei soldi hanno determinato la ns crisi dello spread del 2008 per la vendita di 400 miliardi di ns titoli immessi sul mercato di punto in bianco da Schobel e la Merkel con il ghigno di Sarkhosy, non dimentichiamolo! Ora, finita la cuccagna con Mario Draghi, si deve rifare e non è intenzionata ad investire un solo euro in europa, ma soltanto a venderci Wolkswagen a iosa. In sintesi: o si fanno gli eurobonds a valere per tutti, o l’europa finisce qui. E’ solo questione di tempo. Il gioco della Grecia non vale più ma soprattutto non conviene ghignare sui default degli stati. Cordialità.-
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      lusc sbar diego amodei • un mese fa

      Gli eurobond sono sicuramente il metodo migliore per stabilizzare l’unione europea, ma la domanda che le faccio è questa: lei accetterebbe di condividere il debito con una persona su cui non ripone alcuna fiducia? Provi a mettersi nei panni degli elettori tedeschi che ci vedono come degli spendaccioni inaffidabili. Che sia vero o no non conta, loro ci vedono così.

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      diego amodei lusc sbar • un mese fa

      La ringrazio per l’attenzione e provo a chiarirmi. Premetto che non sono un tecnico finanziario ma posso credere che l’immissione degli eurobonds non avverrebbe con lo scambio dell’esistente monte dei titoli ma con nuove emissioni a valere per tutti gli Stati e statarelli dove i primi comprerebbero dai secondi a fronte di ottimi piani sociali e industriali consigliati e monitorati da commissioni europee preposte. Tutti in pole position. Il vecchio debito circolante verrebbe ritirato dai singoli Stati emittenti, poco per volta, anche con eurobonds certamente più sicuri. A questo punto diverrebbero molto improbabili eventuali defaults che cmq sarebbero garantiti dal patrimonio dello stesso Stato che non necessariamente dovrebbe rimanere tale.
      Diverrebbe Europa. Ma a q.no continuerà a non piacere dovendo rinunciare alla propria sovranità solo sognata.
      Cordiali saluti.-

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