ROMANIA: Un Garcia Lorca romeno? Le “canzoni gitane” di Paraschivescu

Miron Radu Paraschivescu è uno scrittore che pone non pochi problemi etici a chi oggi intenda occuparsene. Il suo nome è legato al periodo stalinista, uno dei momenti più atroci della storia della Romania: negli anni Cinquanta, lo scrittore ha seguito le direttive ufficiali del partito, creando una poesia allineata al proletcultismo, variante romena del realismo socialista.

Un intellettuale problematico

In realtà, la personalità di Paraschivescu è ben più complessa ed intrigante. Effettivamente, una volta instaurata la dittatura nel 1947, ha cercato di ritagliare per se stesso il ruolo di “Majakovskij romeno”. Inoltre, è stato tra i principali artefici del linciaggio mediatico nei confronti del più grande poeta romeno del Novecento, Tudor Arghezi.

Nella vita privata Paraschivescu è stato un uomo inquieto e imprevedibile. Nel diario personale, Jurnalul unui cobai (“Diario di una cavia”), pubblicato postumo, lo scrittore critica con grande asprezza il regime da lui stesso sostenuto. Non solo: negli anni Sessanta, in concomitanza con la parziale liberalizzazione, l’ex poeta proletcultista diventa una sorta di guru e protettore di giovani intellettuali non allineati o francamente sovversivi come Marin Preda e Paul Goma.

Il Lorca romeno

Paradossalmente, il suo esordio nel mondo della letteratura ha ben poco a che fare con il realismo socialista: Cântice ţigăneşti (“Canzoni gitane”, 1941) è in primo luogo un omaggio a Federico Garcia Lorca, assassinato nel 1936. Il poeta andaluso era considerato un martire dell’antifascismo: questo spiega perché il volume è stato accettato e diffuso con grande successo anche nella Romania comunista.

In una ristampa degli anni Sessanta leggiamo:

Nel 1936 i fascisti hanno fucilato vicino a Cordoba il poeta Federico Garcia Lorca, “l’usignolo di Spagna” come viene chiamato, autore di ammirevoli romanceros gitanos, di cui se ne troveranno tre libere rivisitazioni in questa raccolta.

Paraschivescu sceglie tre poesie lorchiane (La sposa infedele, Romanza sonnambula, Romanza della luna, luna) a cui va aggiunta la rielaborazione della Romanza della Guardia Civile Spagnola: non sono vere e proprie traduzioni poiché gli originali spagnoli sono adattati ai canoni dello stile popolare romeno.

Basta un semplice confronto tra i primi versi della Romanza della luna, luna di Lorca e la corrispettiva Canzone della luna di Paraschivescu:

La luna venne alla fucina
con il suo sellino di nardi.
Il bambino la guarda, guarda.
Il bambino la sta guardando.

(Garcia Lorca)

Esce la luna sulla radura,
vestita come una fanciulla;
spaventato, immobile,
splendido, un ragazzo
con occhi di pietre rare
la osserva mentre sale.

(Paraschivescu)

Un mondo perseguitato ma libero

Paraschivescu si ispira al mondo della mahala romena, i quartieri periferici delle città della Romania abitati da popolazioni di lingua romani, elevando al rango della poesia più colta le creazioni artistiche degli emarginati. Il suo libro di poesia è una forma di riscatto per un popolo vittima della storia:

Ho cercato con le mie limitate capacità di compiere un atto di protesta e di esaltare le qualità di un popolo che in quegli anni [gli anni della Seconda Guerra Mondiale], proprio come altri popoli considerati come “paria”, è stato deportato e ucciso nei lager della Transnistria: il popolo degli zingari, che fino alla seconda metà del secolo scorso non è stato altro che una massa di servi della nostra nobiltà e che ha trovato come esclusiva realizzazione il canto.

Nelle poesie non derivate da Lorca, Paraschivescu riprende moduli delle canzoni di strada desideroso di “rendere omaggio allo spirito così profondo della mahala”. Come nel Romancero gitano di Lorca numerosi cântic hanno tema amoroso. Ad esempio, Viana è un canto di amore perduto:

Vestiti a festa
arrivano i gitani con le gitane.
La più bella di tutte,
pallida e timida, 
Viana, è in lacrime,
un giardino di lacrime
sta sotto l’alta volta del cielo
e la scaldano lacrime di stelle
scaldano Viana, la signora,
che piange il suo amore.

L’amore di un anno e di un’estate
l’ha portato via il vento della sera:
questo le ha detto una civetta,
che il suo uomo non la vuole più.

Il mondo rom e la letteratura

Il romancero di Paraschivescu è un’opera fresca e piacevole anche se molto distante dalla complessità del suo modello andaluso. Il mondo dei gitani è contraddistinto da un rapporto magico tra natura e uomo (come del resto nella poesia lorchiana).

Ad esempio, nella Sposa infedele la natura partecipa attivamente all’atto sessuale extraconiugale: anzi, nella versione di Paraschivescu questo aspetto viene accentuato e unito a una forte componente erotica

Era una notte di silenzio,
le lanterne si sono spente,
le lucciole si sono accese.
Nell’angolo, mentre lei si anima,
le metto le mani sulle tette
e l’attraversano brividi
come gli odori tra i fiori.

Era una notte di silenzio,
alberi alti, dall’altro mondo,
e si sentivano nelle valli strette
urlare i cani alle stelle.
Abbiamo superato il laghetto,
siamo saliti sulla staccionata
e ci siamo coricati in un giardino,
sotto un albero, alle sue radici.

Anche nelle sue poesie originali Paraschivescu gioca con immagini lorchiane in un contesto rasserenato e sognante:

Con fuoco di esca e di stelle
arriva l’accampamento gitano,
arrivano e si accampano da padroni
nella radura con i noccioli
e scelgono come tetto
l’arcobaleno e il calderone.

Accanto a Lorca, troviamo un altro modello con cui Paraschivescu dialoga intensamente senza dichiararlo: agli inizi del Novecento Tudor Arghezi aveva già iniziato un dialogo tra poesia colta e poesia popolare romena. In effetti, polemiche letterarie a parte, Paraschivescu deve moltissimo alla poesia di Arghezi, inserendosi nel ricchissimo filone della poesia romena che ha attinto a piene mani al mondo e alla lingua popolare.

Chi è Federico Donatiello

Sono nato a Padova nel 1986, città in cui mi sono laureato in Letteratura medievale. Sono dottore di ricerca sempre a Padova con una tesi di storia della lingua e della letteratura romena. Attualmente sono assegnista di ricerca a Padova e docente di letteratura romena a "Ca' Foscari" a Venezia. Mi occupo anche di traduzioni letterarie e di storia dell'opera italiana.

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