ROMANIA: Verso un referendum anti-LGBT sulla famiglia naturale

Tra qualche mese i cittadini romeni verranno chiamati a esprimersi su un referendum dal forte significato simbolico. Si tratta di una novità assoluta per la Romania in quanto il quesito è di natura squisitamente “etica” e riguarda l’adozione di una definizione di famiglia più restrittiva rispetto a quella del dettato costituzionale, che impedisca un’eventuale istituzione del matrimonio omosessuale nel paese.

Coaliţia pentru familie

Il referendum di modifica della costituzione è sicuramente un evento senza precedenti per la storia della giovane democrazia romena. La proposta di modifica è arrivata “dal basso” grazie ad una raccolta firme che ha coinvolto quasi tre milioni di persone.

Il consorzio di associazioni che ha promosso questa mobilitazione, Coaliţia pentru familie (“Coalizione per la famiglia”), è nata nell’autunno del 2015 per difendere i valori della famiglia tradizionale. Al suo interno collaborano numerosi gruppi di carattere confessionale e religioso: alcuni di essi sostengono la necessità dell’insegnamento della religione ortodossa nelle scuole del paese, la limitazione dell’aborto oppure vi sono associazioni che propongono cure contro l’omosessualità, etc. La raccolta firme è stata apertamente sostenuta dalla Chiesa Ortodossa e da quella cattolica.

Da questo punto di vista sono stati più volte sottolineati dall’associazione ACCEPT di Bucarest, impegnata da anni nella difesa dei diritti degli omosessuali in Romania, casi di abusi da parte di esponenti della Chiesa Ortodossa o addirittura di insegnanti che hanno raccolto le firme nelle scuole.

La modifica costituzionale proposta è semplice ma essenziale. I sostenitori del referendum chiedono la sostituzione della frase contenuta nell’articolo 48, “la famiglia è fondata sul matrimonio libero e consensuale tra gli sposi”, ritenuta troppo vaga, con un più esplicito “tra uomo e donna”. Il suo inserimento eliminerebbe un preteso vuoto legislativo, che però è stato più volte messo in dubbio da giuristi e commentatori.

Le reazioni del mondo politico romeno

Il 23 maggio 2016 tre milioni di firme sono state deposte presso il Parlamento romeno e il 20 luglio 2016 la Corte Costituzionale ha dato il via libera tecnico (non entrando nel merito del dibattito). A conclusione della prima parte dell’iter, il 9 maggio 2017 la Camera dei Deputati ha adottato (con 232 voti a favore, 22 a sfavore e 13 astenuti) la modifica costituzionale.

Il sostegno è venuto dal Partito Socialdemocratico romeno (centro-sinistra), dal Partito Movimento Popolare (di centro-destra) e dal Partito Alleanza dei Liberali e Democratici (Centro-destra), vedendo coinvolti sia partiti di governo che di opposizione come sostenitori dell’iniziativa. La modifica adesso dovrà essere approvata dal Senato in autunno e dal referendum popolare di conferma, che avrà luogo tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018. Per essere valido e per una definitiva messa in atto della modifica della Costituzione, il referendum deve superare un quorum del 30%.

Una necessità di autoaffermazione identitaria?

L’esperienza di Coaliţia pentru familie è indice di una situazione particolarmente preoccupante dal punto di vista della comunità LGBT in Romania. I rapporti più recenti di ILGA (International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association) offrono un quadro particolarmente preoccupante sebbene in linea con altri paesi dell’Est Europa. Anche i dati raccolti da ACCEPT nello studio “Un liceo sicuro per tutti” fanno emergere una diffusa omofobia proprio tra i più giovani.

La Romania ci ha colpito recentemente grazie alle proteste delle giovani generazioni all’inizio del 2017, mostrando una società civile matura e contraria alla corruzione politica. Tuttavia, quasi in concomitanza, con la mobilitazione di Coaliţia pentru familie, è nato un movimento convintamente contrario all’allargamento dei diritti civili e all’accettazione delle minoranze sessuale.

La rivendicazione della superiorità della famiglia naturale sembrebbe parte di un processo di difesa dell’identità nazionale rispetto alle ingerenze culturali occidentali. Non a caso, un grande numero di intellettuali che hanno avuto grande importanza nella fase di transizione dal comunismo, come Andrei Pleşu, Horia-Roman Patapievici, la stessa Ana Blandiana, si sono mostrati piuttosto accondiscendenti verso la campagna di Coaliţia pentru familie, sostenuta da numerosi docenti e dirigenti di istituzioni culturali.

Il leader socialdemocratico Dragnea, da cui ci aspetteremmo ben altre posizioni in merito, ha dichiarato il 5 settembre „A me interessa dare un segnale molto serio all’interno del paese perché io sono ancora romeno, rimarrò romeno e voglio che questa decisione venga presa dai romeni e da nessun altro”. Discorsi elettoralistici, forse; ma l’opposizione a quello che è considerato un attentato alla cultura nazionale è un fatto reale e probabilmente consegnerà a Coaliţia pentru familie una vittoria schiacciante al referendum. Un’ulteriore messa in dubbio di un disegno culturale europeo comune?

Fonte immagine: http://www.pinknews.co.uk/2016/10/22/prime-minister-and-president-of-romania-clash-over-lgbt-rights/

 

 

 

 

 

Chi è Federico Donatiello

Sono nato a Padova nel 1986, città in cui mi sono laureato in Letteratura medievale. Sono dottore di ricerca sempre a Padova con una tesi di storia della lingua e della letteratura romena. Attualmente sono assegnista di ricerca a Padova e docente di letteratura romena a "Ca' Foscari" a Venezia. Mi occupo anche di traduzioni letterarie e di storia dell'opera italiana.

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