TURCHIA: Ankara fa la voce grossa sulla questione cipriota

di Giuseppe Mancini

da FareItaliamag

Boicottaggio che va, boicottaggio che viene. Superato quello in Parlamento del partito di opposizione Chp, in via di soluzione quello analogo del partito curdo Bdp, la settimana scorsa il ministro degli esteri Ahmet Davutoglu ne ha minacciato un altro: quello addirittura dei rapporti tra la Turchia e l’Unione europea, se non verrà trovata una soluzione alla “questione cipriota” prima che Cipro – nel secondo semestre del 2012 – ne assuma come previsto la presidenza di turno. I tormentati negoziati per la riunificazione dell’isola divisa in due dal 1974, in più di 30 anni, non hanno prodotto una soluzione mutualmente accettabile sull’architettura istituzionale da dare allo Stato federale o confederale, sui diritti e le proprietà dei rifugiati delle due comunità; con il paradosso che, dopo il fallimento del referendum del 24 aprile 2004 sul piano Annan – un progetto di unificazione preparato con la mediazione del Segretario generale dell’Onu – bocciato dai grecociprioti, la Repubblica di Cipro è comunque entrata nell’Ue una settimana dopo e i turcociprioti sono rimasti invece nel limbo: mentre la Turchia rifiuta di applicare il protocollo aggiuntivo di Ankara del 2006 sull’apertura dei porti e aeroporti al traffico proveniente da Cipro come ritorsione per l’embargo che ancora colpisce la Repubblica turca di Cipro settentrionale, nonostante l’approvazione del referendum del 2004 e le promesse ricevute.

Una mediazione dell’Onu è in corso, guidata da Ban Ki-moon, che ha organizzato tre incontri tripartiti in otto mesi con i leader ciprioti Dimitris Christofias e Dervis Eroglu e alla fine dell’ultimo, il 7 luglio a Ginevra, si è detto fiducioso di un accordo di massima su tutti i punti controversi più scottanti entro ottobre, quando le parti si ritroveranno. Davutoglu aveva risposto esprimendo la sua raggiante soddisfazione e ipotizzando un nuovo referendum sulla riunificazione cipriota da tenere nel primo semestre del 2012, così da consentire a Cipro di assumere tutt’intera la presidenza dell’Ue (e grazie a Wikileaks conosciamo la sua intenzione di una visita – storica e di sollecito – nella Cipro meridionale). Poi ex abrupto la dura dichiarazione, nel corso di una conferenza stampa insieme al suo omologo ucraino Kostyantyn Hryschenko e dopo l’incontro con il commissario europeo all’allargamento Štefan Füle, venuto in Turchia per incoraggiare nuove e più incisive riforme democratiche e per raccomandare una volta di più l’immediata e piena applicazione del protocollo di Ankara, che non ha nascosto la sua adirata sorpresa per la non troppo velata minaccia del ministro turco parlando di un “momento non opportuno per speculare su un esito [dei negoziati] che non sia un accordo complessivo”.

“Se l’amministrazione grecocipriota rallenterà i negoziati [per la riunificazione] e assumerà unilateralmente la presidenza di turno dell’Unione europea, i rapporti tra la Turchia e l’Ue verranno congelati. […] Il nostro obiettivo è che una soluzione per Cipro venga trovata rapidamente e che le due comunità assumano congiuntamente la presidenza a luglio del 2012”, queste le esatte parole di Davutoglu. In un’intervista alla tv, il neo-ministro dell’Europa Egemen Bagis ha provato a contestualizzarle: sostenendo che la Turchia non ha mai riconosciuto la Repubblica di Cipro come rappresentante di tutta l’isola e quindi, nella dichiarazione di Davutoglu, il congelamento dei rapporti con l’Ue è solo un’opzione che comunque riguarderebbe la presidenza, non la Commissione. Ma il ministro degli Esteri ha forse preparato il terreno per Erdogan? Il premier sarà infatti a Cipro nord nei prossimi giorni – il 19 e 20 luglio – per l’anniversario di quella che gli uni chiamano invasione e gli altri operazione di pace, l’intervento armato di Ankara – il 20 luglio 1974 – per proteggere gli interessi e l’incolumità dei turcociprioti dopo il golpe nazionalista dei greociprioti contro il presidente-arcivescovo Makarios: sarà forse questa l’occasione per una dichiarazione ancora più dura, o per il lancio di qualche iniziativa politica particolarmente incisiva?

Chi è Giuseppe Mancini

giornalista, storico, analista di politica internazionale. Vive a Istanbul: Ha collaborato con East Journal dall'aprile all'ottobre 2011

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6 commenti

  1. Un commento di un mio amico, analista politico a Bruxelles, sulla questione:

    _Cyprus vs. Turkey: until Turkey does not recognise Cyprus, it should be boycotted. Until Cyprus does not approve the UN plan for reunification, it should be boycotted, too. Otherwise the status quo is detrimental for everybody who wish well to Turkey in the EU and the Cyprus reunification and serves speculators on European security (such as anti-Muslim idiots in Western Europe)._

  2. Certo l’Ue ha commesso un gravissimo errore nell’ammettere una Cipro divisa. Per quanto le parole del ministro degli esteri siano dure e provocatorie, se Cipro (la Repubblica di Cipro) assumesse da sola la presidenza Ue, potrebbe apparire un ulteriore riconoscimento dello status quo da parte dell’Unione europea, che ha forse favorito il prolungamento dello stallo con la decisione del 2004.

    • l’errore – imperdonabile – e’ stato tutto dell’Ue: garantire alla Repubblica di Cipro l’ingresso nell’Unione in ogni caso, anche in caso di no al referendum sulla riunificazione del 2004 (che poi, anche io trovavo il piano Annan poco funzionale: ma la mancata riunificazione doveva portare al congelamento del procsso di adesione, da perfezionare solo ad accordo ragiunto e ratificato)…

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