La Corte d’Appello dell’Aja ha confermato la sentenza di primo grado del tribunale nazionale olandese del 2014 e ha dichiarato che lo Stato olandese è in parte responsabile per il genocidio di Srebrenica, dove nel luglio del 1995 vennero massacrati oltre 8.000 bosniaci musulmani.
Si tratta di una sentenza di un tribunale nazionale olandese, che non ha nulla a che vedere con il Tribunale Internazionale per i crimini commessi nella ex Jugoslavia.
La sentenza riguarda la morte di circa 300 musulmani che cercarono riparo presso la base dei peacekeepers olandesi della missione ONU. La corte d’appello olandese sostiene che si sarebbe dovuto sapere che non offrire rifugio a queste 300 persone ne avrebbe comportato la morte da parte delle truppe serbo-bosniache che avevano ormai conquistato la città.
Come si legge nella parte di sentenza letta ad alta voce dal presidente della corte Gepke Dulek-Schermers, “i soldati olandesi sapevano o avrebbero dovuto sapere che questi uomini […] erano in pericolo reale e che sarebbero stati esposti al rischio di tortura o uccisione”.
Tuttavia, la Corte d’Appello ha confermato la responsabilità “parziale” dello stato olandese, in quanto “non è certo che quegli uomini non sarebbero comunque stati uccisi più tardi anche se fossero rimasti nel campo“. Di conseguenza, la sentenza impone un risarcimento del 30 per cento ai famigliari delle vittime.
Come già stabilito dalla precedente sentenza, lo Stato olandese avrebbe dovuto pagare solo il 30 per cento dei danni, poiché aveva valutato una probabilità del 70 per cento che le vittime sarebbero state trascinate fuori dalla base e uccise indipendentemente da ciò che i soldati olandesi avevano fatto.
L’associazione “Madri di Srebrenica”, che raccoglie madri, ma anche vedove, figlie e sorelle degli uomini uccisi nel massacro, aveva accusato lo Stato olandese anche per la morte degli altri uomini in quanto i peacekeeper olandesi non permisero l’ingresso nella base ONU.
Il compenso per i famigliari delle vittime verrà stabilito in un successivo procedimento, ma questa sentenza ha lasciato comunque qualche insoddisfazione.
Per quanto l’avvocato delle “Madri di Srebrenica”, Marco Gerritsen, afferma che complessivamente “non è andata così male”, Munira Subasic, presidente dell’associazione, dopo la lettura della sentenza si è alzata in piedi è ha urlato “è un’ingiustizia”.
Viene infatti considerata arbitraria la scelta dei giudici di stabilire la probabilità in termini percentuali così bassi della morte dei musulmani una volta fatti uscire dalla base e abbandonati nelle mani del generale serbo-bosniaco Ratko Mladic.
Questo rappresenta un caso unico nel diritto internazionale, in quanto è raro che uno stato venga accusato per azioni o omissioni commesse dai soldati che partecipano a un contingente ONU.
Il massacro di Srebrenica è stato definito “genocidio” con una sentenza del Tribunale Internazionale per i crimini commessi nell’ex-Jugoslavia nel 2007.
Il principale responsabile, Ratko Mladic, è tuttora sotto processo con l’accusa di genocidio e crimini contro l’umanità.