POLONIA: Il corteo nazionalista per le strade di Varsavia

Sabato scorso alcune centinaia di membri e sostenitori dell’ONR (Obóz Narodowo-Radykalny, Campo Nazional-Radicale), un movimento di estrema destra, hanno marciato per le strade della capitale per celebrare l’83° anniversario della fondazione della loro organizzazione, cantando slogan inneggianti a una Polonia cattolica e unita contro l’Unione Europea e i migranti.

La contro-protesta fermata dalla polizia

Alcune decine di manifestanti hanno cercato di sbarrare la strada al corteo ma la polizia ha rimosso con forza i partecipanti al sit-in poiché, contrariamente al corteo nazionalista, non erano in possesso dell’autorizzazione necessaria. Secondo la nuova legge sulla libertà d’assemblea approvata alla fine del 2016, infatti, sono vietate le manifestazioni che si svolgono contemporaneamente a quelle promosse da Stato e Chiesa. Allo stesso modo, le “assemblee cicliche”, quelle ricorrenti atte a celebrare importanti eventi per la storia polacca, hanno la priorità sulle “non cicliche”, vietate così dalle autorità locali e di fatto discriminate. I manifestanti arrestati sarebbero in tutto due.

L’ONR, il Movimento Nazionale Radicale

L’ONR si considera ideologicamente il discendente dell’omonimo partito polacco esistente tra le due guerre, notoriamente nazionalista, antisemita, avverso alla democrazia parlamentare, e promotore dell’eliminazione dalla vita pubblica delle minoranze nazionali che abitavano allora in Polonia. Dio, onore, patria, famiglia, tradizione, e amicizia sono i valori professati dall’’odierno ONR i cui componenti – si legge sul loro sito web – si autodefiniscono “nazionalisti del ventunesimo secolo, impegnati nel rilancio dei valori nazionali e cattolici”.

La bandiera del movimento, una mano che ricorda una svastica mentre afferra un coltello, era inclusa tra i simboli razzisti nel vademecum della polizia per contrastare i crimini d’odio. Lo scorso anno il simbolo è stato rimosso dalla lista su ordine del ministro degli Interni. Il motivo? Il materiale avrebbe potuto “incoraggiare atteggiamenti ostili verso alcune comunità mentre il lavoro della polizia è quello di garantire la sicurezza di tutti i cittadini”. Una dichiarazione che mostra come il ministro sia più preoccupato per i sentimenti del movimento che per l’odio che quest’ultimo istiga nei riguardi di certi gruppi.

L’ONR è tra i promotori della marcia nazionalista che si tiene l’11 Novembre a Varsavia per commemorare l’indipendenza raggiunta sul finire della Prima Guerra Mondiale.

La sindaca di Varsavia prende posizione contro l’ONR

La sindaca di Varsavia, Hanna Gronkiewicz-Waltz, ha dichiarato che il governo dovrebbe ricorrere alla giustizia per bandire il movimento data la sua ideologia fascista, secondo quanto prescritto dalla stessa costituzione polacca. Sembra improbabile, tuttavia, che ciò avvenga. Dopo la rimozione del simbolo dell’ONR dal prontuario dei segni razzisti, lo scorso novembre un deputato di Diritto e Giustizia, Bartłomiej Wróblewski, ha contribuito al finanziamento delle trasferte dei militanti dell’ONR in viaggio da Poznań a Varsavia per il giorno dell’Indipendenza, come riportato dal quotidiano polacco Gazeta Wyborcza. Inoltre, un anno fa, il premier Beata Szydło ha abolito il Consiglio per la Prevenzione della Discriminazione Razziali fondato nel 2011.

Nazionalismo in ascesa?

Alcune analisi e studi pubblicati citati su Open Democracy evidenziano un aumento di sentimenti nazionalisti, xenofobi, euro-scettici e in generale anti-establishment tra i giovani polacchi. Il risentimento economico gioca un ruolo importante ma non è da meno l’uso politico della storia portato avanti dal governo che con vocazione messianica coltiva revanscismo e narrazioni storiche cariche di vittimismo e innocenza. Il caso del Museo di Danzica lo dimostra e, se il mondo accademico registra un’inflessione nelle iscrizioni alle Facoltà di Storia, il ricercatore Tom Junes afferma che si fa strada un mix di simbolismo storico-patriottico e cultura pop: “non sorprende che molti giovani che indossano magliette con i simboli della resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale abbiano votato per Paweł Kukiz, una rock star che abbraccia il populismo anti-establishment tinto di allusioni patriottico-nazionaliste”. La ricercatrice Magdalena Nowicka-Franczak lo chiama “patriottismo di consumo”: una nuova moda che, invece di ampliare la coscienza storica, rende la simbologia nazionale un prodotto attrattivo, foraggiato dalla retorica populista.

Non deve nemmeno sorprendere, allora, che un’indagine Ipsos mostri come molti paesi credono che la popolazione di fede musulmana sia maggiore della sua consistenza effettiva. Su una popolazione di 38 milioni, in Polonia ci sono 35 mila musulmani. I polacchi, secondo lo studio, credono ce ne siano 2,6 milioni. Se così fosse, ospiterebbero una delle più consistenti comunità musulmane in Unione Europea. Strana convinzione in un paese che non ha mai vissuto ondate migratorie di questo tipo, che ha negato l’accesso ai rifugiati e non sembra intenzionato ad accoglierli.

 

Chi è Paola Di Marzo

Nata nel 1989 in Sicilia, ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso la Facoltà "R. Ruffilli" di Forlì. Si è appassionata alla Polonia dopo un soggiorno di studio a Varsavia ma guarda con interesse all'intera area del Visegrád. Per East Journal scrive di argomenti polacchi.

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