Lo scorso 9 aprile i cittadini della piccola repubblica de facto dell’Ossezia del Sud sono stati chiamati alle urne per prendere parte a una duplice votazione di importanza fondamentale per le sorti future del paese. A Tskhinvali e dintorni si sono infatti svolte sia le elezioni presidenziali, che hanno determinato il nome del nuovo capo di stato, sia il tanto atteso referendum sulla modifica del nome.
Le elezioni presidenziali sono state vinte dall’ormai ex presidente del parlamento Anatoly Bibilov, leader del partito Ossezia Unita, che con il 57,9% dei voti è riuscito ad avere la meglio sull’attuale presidente Leonid Tibilov, in carica dal 2012, fermatosi al 29,8% dei consensi. Al terzo posto è arrivato Alan Gagloev, ufficiale del KGB locale, con l’11% dei voti, mentre il restante 1,3% degli elettori ha optato per un voto di protesta, schierandosi contro tutti e tre i candidati proposti. Alle urne si è presentata la maggior parte degli aventi diritto di voto (circa 33.000), per un’affluenza totale dell’81,23%.
Non è riuscito a presentare la propria candidatura invece l’ex presidente Eduard Kokoity, in carica per due mandati consecutivi dal 2001 al 2011. Lo scorso marzo la Commissione Elettorale Centrale (CEC) aveva infatti bloccato la sua candidatura, sia per il doppio mandato alle spalle che per le accuse pendenti che lo riguardano. Kokoity, che aveva promesso in caso di elezione di preservare l’indipendenza del paese, è stato infatti accusato di essersi intascato parte dei finanziamenti elargiti da Mosca alla repubblica caucasica negli anni in cui era alla presidenza del paese, finendo per creare frizioni con il Cremlino.
Un’ampia maggioranza degli elettori (il 78%) ha inoltre deciso di approvare il referendum sulla modifica del nome del paese, che quindi diventerà ufficialmente “Ossezia del Sud – Stato di Alania”. La decisione di aggiungere al proprio nome il termine “Alania”, già adottato nel novembre 1994 dalla vicina Ossezia del Nord, se da una parte serve a rievocare i fasti del passato, dall’altra sembra costituire un passo in avanti verso una futura annessione del paese alla Russia, come sembrerebbe volere la maggior parte degli osseti.
Negli ultimi anni infatti i due paesi hanno intensificato i propri legami, come dimostra il trattato sull’alleanza e l’integrazione firmato nel 2015, nel quale il Cremlino si è impegnato a sostenere l’Ossezia dal punto di vista economico e militare. Proprio recentemente Mosca ha inoltre deciso di incorporare tra le fila del proprio esercito circa 150 militari osseti; primo passo verso la creazione di una sorta di esercito unico.
La stessa elezione di Bibilov alla presidenza del paese avvicina ulteriormente Tskhinvali a Mosca. L’ex presidente del parlamento è infatti da sempre un sostenitore di un’annessione diretta alla Russia, al contrario dello sfidante Tibilov, il quale ha spesso difeso l’importanza di salvaguardare la sovranità sud-osseta, proponendo di incorporare il paese a Mosca attraverso una “unione tra stati” che garantirebbe a Tskhinvali un discreto livello di autonomia.
Quest’ultima posizione, fortemente criticata da Bibilov, ha portato negli ultimi due anni allo scontro tra i due, causando il rinvio del fatidico referendum sull’annessione a Mosca, che secondo i piani di Tibilov si sarebbe dovuto tenere entro il 2016. Alla fine, i due litiganti hanno deciso di rimandare il referendum a dopo le elezioni presidenziali, in modo da permettere al nuovo capo di stato di stabilire i termini dell’annessione.