La curva dello Sparta Praga e il razzismo. Un binomio molto spesso in prima pagina in Repubblica Ceca. Un tema tornato nuovamente alla ribalta in questa stagione con la dura protesta nei confronti del calciatore granata Tiémoko Konaté. Gli ultras stanno infatti contestando l’ivoriano, chiedendo a gran voce la sua cessione partita dopo partita. Ma da dove nasce questo dissenso?
Nato ad Abidjan, in Costa d’Avorio, il 19 Aprile 1990, Konaté si fa notare nelle giovanili dell’Africa Sports, club della sua città natale. Nel 2012, gli osservatori dello Sparta Praga lo notano e decidono di portarlo in Europa in prestito con diritto di riscatto. La sua prima stagione in Repubblica Ceca è tra le fila dell’under 21 granata: un’annata positiva, che gli permette di esordire in prima squadra ed essere riscattato dal club del presidente Křetínský. Il suo inserimento tra i titolari è graduale, mentre la scintilla con i tifosi non sembra mai scattare.
Il nazionalismo e le idee estremiste di destra della frangia più calda del tifo dello Sparta Praga non hanno permesso a Konaté di entrare nelle loro simpatie. Un rapporto, da sempre conflittuale, che nell’ultimo periodo è peggiorato. A differenza dello zimbabwese Costa, che ha accettato la situazione e pian piano si è fatto apprezzare, Konaté non è mai riuscito a digerire il rifiuto degli ultrà nei suoi confronti a causa del colore della sua pelle.
La scorsa estate il classe 1990 non ha più retto la pressione: la sua richiesta di cessione è però stata rifiutata dalla società. L’ivoriano è infatti considerato una pedina importante dalla società granata. L’arrivo di Holoubek ha ulteriormente rafforzato la sua posizione, con il nuovo tecnico che ha posto il veto su una sua eventuale cessione. Una scelta non condivisa dalla curva, che ha sempre chiesto a gran voce la sua partenza.
Il clima teso è definitivamente esploso lo scorso 16 febbraio quando, nella gara d’andata di Europa League contro il Rostov, Konaté ha rimediato due ammonizioni tra il 20’ e il 32’ del primo tempo, lasciando la squadra in 10 per 60 minuti. I granata hanno poi subito altri 3 gol, salutando virtualmente la competizione con 90 minuti d’anticipo. Un’espulsione che ha scatenato l’ira degli ultrà, che hanno manifestato tutta la loro rabbia a partire dal match contro il Bohemians 1905, partita alla quale ho assistito in prima persona. Dal mio posto nel settore D51 della Generali Arena, ho osservato dal vivo tutto l’odio nei confronti del 26enne: uno striscione con la scritta bianca su fondo nero Konaté ven (“Konaté via”), i cori nel corso dei 90 minuti e i fischi ogniqualvolta il calciatore toccava palla. Una situazione che si è ripetuta anche nei successivi incontri casalinghi dello Sparta Praga.
In realtà la maggioranza dei tifosi granata è dalla parte del calciatore: proprio durante il derby tra Sparta e Bohemians, i fischi della curva sono stati sovrastati dagli applausi provenienti dagli altri settori; una situazione che si è ripetuta in occasione dei cori, quando gli spettatori in tribuna provano a oscurarli con applausi per l’ivoriano. Al termine del match si è arrivati addirittura alle mani: fondamentale e tempestivo l’intervento delle forze dell’ordine per sedare gli animi.
Il rapporto difficile tra Konaté e gli ultras dello Sparta è destinato a continuare almeno fino a fine stagione, quando la società dovrà necessariamente prendere una posizione: tenere il calciatore e non assecondare la volontà dei tifosi, o cederlo definitivamente.