RUSSIA: Il blogger Navalny candidato alle presidenziali 2018

Aleksej Navalny ha annunciato la sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2018, alle quali si ripresenterà senza dubbio Vladimir Putin per un terzo mandato.

Il noto blogger, oppositore di Putin, dopo diverse condanne e periodi di carcere, è consapevole delle difficoltà che incontrerà nell’opporsi al potere in carica, una vera “macchina a propaganda”, dove regnano frode e corruzione. Tuttavia, è convinto che sia la decisione giusta per il Paese, anche per chi non condivide le sue opinioni.

Aleksej Navalny: è tempo di scegliere

Navalny, con il sito “Navalny 2018”, è alla ricerca di sostenitori per la propria campagna, che ha già comunque un discreto successo grazie alla raccolta fondi tramite crowdfunding. Afferma apertamente che il suo programma è di gran lunga migliore rispetto a quello attuale del Cremlino.  Ritiene la Russia un Paese ricco, libero e forte, che possiede gente di talento e risorse naturali in abbondanza.

“Eleggere un presidente significa discutere dello sviluppo del proprio Paese. Abbiamo bisogno di un dialogo chiaro e trasparente e non dell’ennesimo falso reality show. Se pensate che la Russia abbia bisogno di vere elezioni, sostenete la mia campagna presidenziale.” (Aleksej Navalny – è tempo di scegliere)

1- Una vita dignitosa per tutti

Rubare ai ricchi per dare ai poveri. La Russia è un Paese ricco, eppur dominato dalla povertà, dove l’88% della ricchezza è nelle mani dello 0,1% della popolazione. Navalny vuole introdurre un salario minimo di 25 mila rubli mensili (circa 390 euro), nonché aumentare le pensioni, diminuire i prezzi dell’immobiliare ed investire in ospedali, scuole e strade. Per far ciò, intende attingere alle ricchezze di oligarchi e funzionari di alto rango.

2- Lotta contro la corruzione

Navalny propone una lotta trasparente alla corruzione tramite l’FBK, il Fondo per la lotta contro la corruzione, diretto da Roman Rubanov. Grazie a questa organizzazione sono già stati screditati molti funzionari.

3- Vincere su Mosca

È tempo di decentralizzare i poteri e dare la possibilità anche alle altre regioni di svilupparsi e imparare ad autogestirsi. Navalny propone di lasciare alla capitale le questioni nazionali, ovvero ciò che riguarda infrastrutture, scuole, sanità e frontiere, e di delegare alle regioni le altre questioni.

4- Sviluppo economico e nessun isolamento

Oggigiorno è necessario commerciare e fraternizzare, e non combattere. La Russia, secondo Navalny, dovrebbe sfruttare al meglio la sua posizione strategica tra Europa e Asia per diventare un partner rispettato da tutti, e considera come buttati tutti quei miliardi che il paese sta usando in Siria e Ucraina. Il blogger propone un riavvicinamento politico ed economico con i paesi europei e l’introduzione di un sistema di visti regolari per Asia e Caucaso.

5- Giustizia per tutti

Gli apparati di sicurezza agiscono secondo il proverbio “una mano lava l’altra”, tuttavia è tempo di privarli dei loro poteri da despoti. Una riforma del sistema di sicurezza e di giustizia è quindi necessaria per ricostruire degli organi efficienti in cui i cittadini possano riporre di nuovo fiducia.

Last, but not least, il suo impegno, nel caso venisse eletto, a far sì che vengano rispettati gli accordi di Minsk, così da permettere una risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina.

La candidatura di Navalny suscita idee inevitabilmente contrastanti. Aleksej è potenzialmente un ottimo candidato, trasparente, coerente, che lotta contro la corruzione e capace di mobilitare la gente. Tuttavia non è abbastanza noto in tutto il Paese e la sua predisposizione di oppositore nei confronti del partito “Edinaja Rossija” lo fa cadere nella retorica populista. Inoltre, la sua strada può venire in qualsiasi momento bloccata dall’alto: le sue esperienze giudiziarie potrebbero nuovamente venire aperte, riviste e potrebbero pertanto screditarlo e porlo ufficialmente fuori dai giochi.

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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