TURCHIA: Elezioni/2 – L'Economist contro Erdogan

l’opinione di Giuseppe Mancini

C’è un articolo dell’Economist che ha suscitato scalpore e indignazione qui in Turchia: un editoriale pubblicato sull’edizione del 2 giugno, One for the opposition, che in sostanza fa l’endorsement del partito kemalista d’opposizione Chp. Un articolo che stento personalmente a comprendere. Infatti, il giudizio offerto sull’operato dell’Akp al potere dal 2002 è fattualmente accurato ed estremamente positivo: vengono riconosciuti i sostanziosi successi economici e i notevoli passi in avanti verso la democrazia.

E allora, perche’ invitare i cittadini turchi a votare per il Chp? Per evitare che l’Akp abbia una maggioranza dei due terzi in Parlamento e possa scrivere una nuova costituzione senza dover scendere a patti con nessuno e completamente libero da contrappesi, visto che il premier Erdoğan ha già sbaragliato magistratura ed esercito (l’Economist ha dimenticato di specificare che si tratta di contrappesi anti-democratici). Un costituzione che, nei fatti, prenderebbe il posto di quella di stampo autoritario oggi in vigore, nata dal colpo di Stato militare del 1980.

In più, il settimanale britannico paventa la possibilità che la Turchia diventi una repubblica semi-presidenziale come la Francia. E che male ci sarebbe? Del resto, il prossimo capo di Stato verrà eletto nel 2014 a suffraggio universale, come deciso da una riforma costituzionale approvata a larga maggioranza in un referendum: e dotarlo di ampi poteri è una scelta politicamente scontata.

Non solo, perché l’Economist parla senza offrire riscontri concreti o credibili di ‘istinti autoritari’ del primo ministro turco, di corruzione (sono stati invece arrestati degli esponenti del Chp della municipalità di Izmir), di attacchi alla libertà di stampa (i giornalisti critici del governo finiti dietro le sbarre sono accusati di far parte dell’organizzazione golpista Ergenekon).

Certo, l’alternanza è una garanzia di buon funzionamento per la democrazia: ma che alternanza può mai assicurare un partito come il Chp, ancora legato agli ambienti anti-democratici e capace di candidare degli esponenti di Ergenekon attualmente in prigione?

Chi è Giuseppe Mancini

giornalista, storico, analista di politica internazionale. Vive a Istanbul: Ha collaborato con East Journal dall'aprile all'ottobre 2011

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