Il 18 settembre 2016, quasi 700 mila persone si sono recate alle urne in Cecenia per eleggere il presidente, oltre che per i rappresentanti della Duma russa e degli organi locali.
Nove anni dopo la prima nomina da parte del presidente Putin, Ramzan Kadyrov è stato eletto presidente della Repubblica Cecena, per la prima volta in seguito a una votazione popolare, in quelle che secondo gli osservatori internazionali sono state elezioni puramente formali.
Nella giornata di lunedì, i risultati parziali delle presidenziali, riportati dalla Commissione elettorale russa (CEC), mostravano il fedelissimo di Putin già in testa. La vittoria, ottenuta infine con il 97.94% di voti, era già scritta, per i commentatori così come per Kadyrov. L’eclettico presidente ha iniziato i festeggiamenti a Tsentaroy, il suo villaggio natale, subito dopo aver votato, ballando la tipica lezginka (qui il video), per poi presentarsi alla cerimonia ufficiale con un’armatura medievale.
Le elezioni sono state accompagnate da polemiche e denunce, prima e dopo il voto. Human Rights Watch aveva già parlato di repressione dell’opposizione e denunciato alcuni arresti sospetti nel suo report di settembre; inoltre, nei giorni scorsi l’International Press Institute ha segnalato il caso di Zhalaudi Geviev, giornalista di Caucasian Knot arrestato lo scorso aprile per possesso di droga e condannato lo scorso 5 settembre a tre anni di carcere: si tratterebbe dell’ennesimo caso di accuse fabbricate ad hoc per silenziare l’attività del giornalista, impegnato nella denuncia degli abusi di diritti umani che avvengono quotidianamente in Cecenia, intensificate in vista delle elezioni.
Per quanto riguarda la trasparenza, per la Cecenia come per la Russia, il capo della missione di monitoraggio dell’OSCE Ilkka Kanerva ha parlato di alcuni “passi in avanti” rispetto al passato, ma resta il controllo dei media da parte dello stato, limitazioni imposte alla società civile e irregolarità in alcune procedure (sono stati aperti 141 fascicoli). Secondo gli osservatori del CIS e dell’Organizzazione di Shanghai per le Cooperazione, le elezioni sarebbero invece state “aperte, competitive e democratiche”.
Per ciò che concerne invece le legislative della Federazione russa, in queste elezioni sono stati ottenuti una serie di record: la più bassa affluenza alle urne dal crollo dell’Unione Sovietica (47.81% degli aventi diritto contro il 60% circa nel 2011), con la Cecenia che ha registrato però un picco positivo (94.9%, la più alta di tutta la Federazione), come affermato dallo stesso Kadyrov su Instagram. Inoltre, per il partito di Putin Russia Unita è stato record di seggi: quasi 350 su 450, oltre due terzi dei seggi della Duma, che permetteranno di modificare la costituzione (i restanti sono stati assegnati al Partito Comunista, a quello Liberal Democratico e a Russia Giusta, mentre i gruppi di opposizione liberale come Yabloko e Parnas sono rimasti fuori).
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Questo articolo è frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International Association. Le analisi dell’autore sono pubblicate anche su PECOB, Università di Bologna.