CECENIA: Domenica si vota per eleggere il presidente

Domenica 18 settembre non sarà solo il giorno delle elezioni parlamentari in Russia  (in anticipo e non senza polemiche): la Cecenia, oltre a votare per la rappresentanza nella Duma in quanto repubblica della Federazione, dovrà eleggere per la prima volta il suo prossimo presidente.

Inoltre, lo scorso giugno il presidente Ramzan Kadyrov ha espresso la sua volontà di anticipare di due anni le parlamentari locali, in modo da “risparmiare denaro da investire per lo sviluppo economico o per risolvere problematiche sociali”, sollevando le polemiche di chi invece la vede come un’altra trovata politica per consolidare il suo potere.

Per quanto riguarda le presidenziali, il mandato era scaduto la scorsa primavera, ma dieci giorni prima della scadenza Putin nominò Kadirov presidente ad interim. Inizialmente il fedelissimo di Putin aveva dichiarato di ritenere concluso il suo operato e si diceva pronto a lasciare il suo posto; il 2 luglio ha poi annunciato di aver presentato “per volere di Allah” tutti i documenti per concorrere al fine di “continuare l’operato del padre Ahmad, primo presidente ceceno ed eroe della Russia” (ne avevamo parlato qui).

Ad oggi, Kadyrov sembra detenere il 100% del consenso popolare e si dice pronto a sbaragliare i suoi avversari Sultan Demilkhanov di Just Russia, Idris Usmanov del Partito degli Imprenditori e Gairsolt Bataev, in quelle che, stando a quanto affermato sulla sua pagina Instagram, saranno le elezioni “più oneste e leali del mondo”.

Eppure, secondo quanto riportato da Human Rights Watch nel report “Like Walking a Minefield uscito pochi giorni fa, il governo avrebbe già silenziato ogni sorta di opposizione e pare stia “punendo e umiliando chiunque si mostri reticente verso la leadership cecena e le sue politiche”, attraverso minacce e arresti.

Insomma, le premesse di questa giornata elettorale ormai imminente sembrano confermare che Russia Unita – il partito di Putin – detiene ancora il primato assoluto nella sfera russa e che un cambiamento radicale non avverrà neanche nella repubblica caucasica.

Ma nonostante le solite controverse manovre e la repressione già riscontrata, dal punto di vista dei diritti umani, alcune “sorprese” ci indicano che qualcosa si muove: il leader di Yabloko Grigory Yavlinsky ha candidato per la rappresentanza della Cecenia Svetlana Gannushkina, famosa attivista dei diritti umani e dichiarata dal governo ceceno “nemica del popolo”. La pluripremiata attivista non si aspetta di essere eletta in una repubblica dove una vera opposizione praticamente non esiste (ha anche rinunciato alla campagna elettorale in loco), ma ha dichiarato di essersi candidata per lanciare un messaggio, per attirare l’attenzione su quello che succede in Cecenia e in Russia in generale. La stessa cosa avviene in Daghestan, dove mosso dalle stesse motivazioni e con più enfasi il giornalista russo Maksim Shevchenko corre per rappresentare il paese nel parlamento russo.

Questo articolo è frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International Association. Le analisi dell’autore sono pubblicate anche su PECOB, Università di Bologna.

Chi è Francesca Barbino

Nata in Calabria nel 1993, vive a Forlì dove si è laureata presso il MIREES, Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe. Da maggio 2016 collabora con East Journal, per il quale si occupa principalmente di Caucaso.

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