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UNGHERIA: Frigyes Karinthy, padre della teoria dei sei gradi di separazione

Quasi tutti conosciamo la teoria dei sei gradi di separazione, resa famosa dallo psicologo americano Stanley Milgram negli anni ’60 e successivamente dal film di Fred Schepisi. Meno conosciuto è però il padre di questa teoria, lo scrittore ungherese Frigyes Karinthy.

Karinthy nacque il 25 giugno del 1887 a Budapest da una famiglia borghese di origine ebraica. Nonostante il suo talento e il suo amore per la scrittura sin dalla giovane età, una volta finita la scuola, l’autore si dedicò allo studio delle scienze naturali. Karinthy non terminò mai gli studi, ma ampliò notevolmente la sua conoscenza, diventando così uno dei pochi scrittori dell’epoca ad avere sia nozioni umanistiche sia scientifiche. Proprio questo suo connubio di studi fuori dal comune gli diede una marcia in più, permettendogli di entrare in contatto con gli esponenti più illustri di entrambe le discipline e formare così un bagaglio culturale unico. Non a caso, una delle sue massime che esprime al meglio il suo pensiero è proprio: “L’arte non può esistere senza la scienza”.

Dopo aver abbandonato l’università, Karinthy si dedicò alla sua passione di sempre, la scrittura. Iniziò la carriera come giornalista e scrittore di fascette pubblicitarie umoristiche. L’autore raggiunge la fama solo nel 1921 dopo la pubblicazione di una raccolta di parodie letterarie, dove fa delle caricature stilistiche degli scrittori e dei poeti suoi contemporanei, chiamata “Così scrivete voi” (Így írtok ti, in ungherese). L’opera ebbe così tanto successo che nel 1933 fu seguita da una seconda raccolta umoristica, stavolta chiamata “Continuate a scrivere così” (Még mindig így írtok ti).

Grazie ai suoi studi e alla sua mente acuta, Karinthy viene ricordato tutt’oggi come una delle menti più originali e brillanti del suo periodo. Un esempio perfetto di questo binomio è il racconto del 1929 “Catene” (Láncszemek), dove viene espressa per la prima volta la teoria dei sei gradi di separazioni.
Secondo questo concetto, il mondo, soprattutto con l’evolversi delle tecnologie e delle comunicazioni, sta diventando pian piano sempre più piccolo. Proprio grazie a questo rimpicciolimento virtuale della Terra, ogni persona può essere collegata a un’altra attraverso delle vere e proprie catene di rapporti e conoscenze con non più di cinque altri individui.
Nel racconto, sviluppato come una conversazione tra interlocutori anonimi, l’autore fa un esempio chiaro ed efficace partendo da Selma Lagerlöf, scrittrice svedese vincitrice del premio Nobel consegnatole dal re Gustavo di Svezia in persona, a sua volta appassionato giocatore di tennis che gareggiò una volta contro il tennista ungherese Béla Kehrling, amico intimo di uno dei personaggi del racconto, anche lui giocatore di tennis. In questo caso, tra l’interlocutore e la Lagerlöf ci sono solo due anelli, due connessioni umane. Gli altri personaggi della novella ripetono l’esperimento prima con un metalmeccanico della Ford, poi con altre persone comuni, notando come non ci vogliano mai più di cinque connessioni per entrare in contatto con l’individuo desiderato.

Karinthy non abbandonò il suo senso dell’umorismo pungente neanche di fronte alle tragedie della vita. Nel 1936 gli venne diagnosticato un tumore al cervello. Frutto di questa drammatica esperienza è proprio il romanzo autobiografico “Viaggio attorno al mio cranio” (Utazás a koponyám körül), dove viene descritto il suo intervento chirurgico e le conseguenze della malattia. L’autore morì due anni dopo, nel 1938, durante una vacanza sul lago ungherese Balaton. Tutt’oggi Karinthy viene ricordato come uno dei più importanti scrittori ungheresi del XX secolo.

Chi è Giulia Pracucci

Classe 1991, laureata in Mediazione Linguistica e Culturale con una tesi sulla carriera degli interpreti dei dittatori. Dopo aver passato un inverno in Lettonia e una primavera in Germania, si stabilisce a Budapest dove vive e lavora da quasi tre anni.

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