SLOVACCHIA: L’estrema destra scende in piazza, contro l’Europa e l’islam

L’estrema destra slovacca, lo scorso 25 Giugno  si è riunita in una manifestazione neonazista che ha attraversato il centro di Bratislava dalla stazione fino a Namestie Slobody, piazza della sede governativa. Obiettivo dei manifestanti? Ribellarsi alla “dittatura di Bruxelles”, soprattutto in merito alla politica migratoria. Il sistema delle quote proposto dall’UE  però ha già subito il rifiuto del premier Fico, che si è addirittura rivolto alla Corte di Giustizia europeaCori nazionalisti hanno fatto da sottofondo alla manifestazione, gli slogan preferiti erano “La Slovacchia agli Slovacchi” e “non vogliamo multi-culti”.

A caratterizzare il corteo non solo inni anti- europei e nazionalisti, ma anche riferimenti al Brexit da parte dei leader politici presenti. Davanti alla folla infatti, il presidente dell’associazione Slovenska Revival Movement,  Róbert Švec, ha dichiarato che il giorno in cui gli slovacchi riprenderanno in mano il destino della loro patria è vicino, proprio come la Gran Bretagna ha fatto con il Brexit qualche giorno fa. Secondo Švec ci sarebbe bisogno di più patrioti e meno Europa, proprio per questo è necessario che il governo slovacco organizzi un referendum per l’uscita dall’UE.

Il partito Nostra Slovacchia, con 14 seggi in parlamento, se ne sta già occupando con una raccolta di firme. Il suo leader, Kotleba, però ha preso le distanze dalla manifestazione di sabato, smentendo le posizioni espresse un anno fa. La manifestazione difatti voleva essere una riedizione del corteo anti-islamizzazione che quasi un anno prima aveva riscosso tanto successo, portando in piazza quasi 4000 persone, e causando numerosi scontri con la polizia.

Sabato il corteo è stato sostanzialmente pacifico, con qualche arresto per aver dato fuoco alla bandiera dell’Europa ma nessuno scontro fisico tra la Polizia e gli estremisti. Le novità di quest’anno infatti erano due: la scarsa partecipazione degli estremisti slovacchi all’evento, dovuta forse all’assenza  di Kotleba e dei suoi sostenitori. A rimpolpare le file dell’estrema destra comunque ci hanno pensato estremisti cechi (del Partito della giustizia sociale dei lavoratori), croati e tedeschi, membri di partiti e organizzazioni vicine agli organizzatori il corteo.

A fare la differenza però, più che la scarsa partecipazione e le assenze, giustificate o ingiustificate che siano, la presenza di un altro corteo, un contro-corteo riunitosi in piazza SNP (Námestie Slovenského národného povstania) a cui hanno partecipato circa 2000 persone, rispetto alle 200 che lo popolavano lo scorso anno. Protagonisti della contro manifestazione numerose personalità politiche e del mondo intellettuale, tra cui l’ex primo ministro Iveta Radicova e il sindaco di Bratislava, che ha dipinto la città come un luogo di tolleranza e rispetto. Tolleranza e rispetto anche verso i manifestanti di estrema destra che sono stati accolti silenziosamente da un gruppetto antifascista guidato dall’ex dissidente Fedor Gal nei pressi della stazione.

Probabilmente gli organizzatori, sulla scia del Brexit si aspettavano un plebiscito, un furor di popolo anti-europeista, ma così non è stato. Le motivazioni possono essere varie. Da una parte la defezione di Nostra Slovacchia, che da quando è una forza parlamentare deve forse darsi un tono ed evitare manifestazioni potenzialmente violente che compromettano la sua immagine e quella dei suoi sostenitori. Dall’altra parte forse il Brexit non ha avuto il successo sperato dagli ultra nazionalisti e dall’estrema destra slovacca, forse il crollo della sterlina, la possibilità di un Europa nuovamente caratterizzata da frontiere. Motivi che possono avere inconsciamente spaventato l’opinione pubblica e i simpatizzanti di questi movimenti che fino a 30 anni fa conoscevano sin troppo bene il peso dei confini. In ultimo, l’entrata in parlamento di Nostra Slovacchia con 14 seggi, rende il partito una forza politica nazionale e la minaccia di una deriva estremista, se prima sembrava circoscritta ad alcune aree, ora appare molto più tangibile.

I miei articoli di analisi per EastJournal sono co-pubblicati anche da PECOB, Università di Bologna.

Chi è Giulia Stefano

Nata a Roma nel 1990, dopo una triennale in Relazioni Internazionali all'Università di Roma Tre con una tesi in Storia dell'Europa centro- orientale, si è iscritta al MIREES (Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe) presso l'Università di Bologna. Parla inglese, tedesco e sta studiando russo. Da giugno 2016 collabora con East Journal. Gli articoli di analisi scritti per East Journal sono co-pubblicati anche da PECOB, Università di Bologna.

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