Euro 2016 Romania Albania Sadiku

EURO 2016: L’Albania festeggia, la Romania piange

Il colpo di testa di Armando Sadiku su un cross di Ledian Memushaj al 43′ della gara Romania-Albania rimarrà una delle immagini immortali di Euro 2016, così come il commosso festeggiamento delle Aquile sul campo e della popolazione albanese nelle strade di Tirana e Pristina. Il primo gol dell’Albania alla fase finale di una competizione internazionale diventa anche la prima vittoria e corona il cammino della squadra di Gianni De Biasi in Francia. Un cammino che potrebbe anche interrompersi a questo punto, a seconda di quali saranno gli esiti degli altri gironi, ma che potrebbe anche prolungarsi qualora l’Albania riuscisse a rientrare nel novero delle quattro migliori terze, staccando così un sorprendente biglietto per gli ottavi di finale nonostante le sconfitte, in parte sfortunate, patite con Svizzera e Francia e l’espulsione e squalifica nella prima gara del capitano Lorik Cana.

Video: Luan Kurti

L’entusiasmo con cui l’Albania ha seguito negli ultimi anni le vicende della nazionale – con le parole di miele spese dal primo ministro Edi Rama nei confronti di Gani De Biasi, insignito della cittadinanza onoraria e di una laurea honoris causa per aver migliorato la percezione internazionale riguardo al paese – si è riverberato anche in questa occasione. Armand Duka, presidente della federcalcio albanese, ha dichiarato che, in quanto ambasciatori non ufficiali del paese, i giocatori della nazionale riceveranno dal primo ministro il passaporto diplomatico.

Se la rete di Sadiku rappresenta la gioia del popolo albanese, per la Romania il gol, propiziato dagli errori del difensore Vlad Chiricheș e del portiere Ciprian Tătărușanu (crudelmente soprannominato dai tifosi Tatarușine, “Tata-vergogna”), mette il timbro al fallimento totale della spedizione dei Tricolorii a Euro 2016. Un solo punto in tre partite, l’incapacità di segnare su azione (le uniche due reti marcate a Euro 2016 sono arrivate da due rigori trasformati da Bogdan Stancu) e l’ennesima delusione per un movimento che in mano si ritrova solo la cenere dei ricordi della Generația de Aur degli anni ’90. E nonostante le aspettative fossero basse, la Romania pensava perlomeno di poter raggiungere gli ottavi attraverso un buon terzo posto e aveva come obiettivo minimo battere la squadra albanese.

Ora la sconfitta ha generato un’ondata di malcontento che potrebbe costare il posto ad Anghel Iordănescu, che peraltro ha subito una minaccia di morte da parte di un giovane che, secondo Gazeta Sporturilor, avrebbe chiamato il 112 promettendo di sparare al commissario tecnicoTata Puiu, che contro l’Albania celebrava la centesima panchina della nazionale romena in carriera, si è difeso spiegando che la nazionale si è espressa a quello che attualmente è il livello del movimento e che il successo della Romania è stato già solo il fatto di qualificarsi. Non ha certo contribuito a placare gli animi la dichiarazione in cui, rispondendo a chi gli chiedeva se sarebbe rimasto alla guida della nazionale, Iordănescu ha risposto: «Chiedetelo al presidente della federcalcio Răzvan Burleanu, io ora voglio andare in vacanza». E non sembra un buon segno la dimissione del vice commissario tecnico Viorel Moldovan, che all’indomani dell’eliminazione ha reso pubblico il suo nuovo incarico sulla panchina dell’Auxerre: «Ognuno va per la sua strada – ha dichiarato il tecnico – mi auguravo di più da questo torneo, ma non starò a piangerlo all’infinito. Da oggi mi farà bene dimenticare il più velocemente possibile questo fallimento nazionale».

La parola sulla bocca di tutti è rușine, ovvero “vergogna”. Oltre alle accuse di Constantin Budescu, uno degli esclusi nelle convocazioni, che ha criticato il CT per l’uso limitato (solo 45 minuti) di un talento come quello di Lucian Sânmărtean, resta l’accusa severa dell’ex internazionale Basarab Panduru nei confronti della federcalcio: «Io capisco che si cerchino allenatori romeni, va bene, ma che si cerchino anche tecnici che giocano il calcio di adesso, del 2016! Non cerchiamo gente di ormai trent’anni fa». Ancora più amare le parole di Florin Prunea, portiere di quella Generația de Aur: «Il gol è stato un errore di Tătărușanu, che ha calcolato male i passi. È così, sul portiere si vede immediatamente l’errore. Tuttavia, non possiamo accusare Tătărușanu per l’eliminazione. […] La federazione è stata fallimentare e da incolpare per il disastro. Sono uomini che non hanno conoscenza del calcio, si concentrano sulla propria immagine e per le prime decine di migliaia di euro per cui si accordano. la federcalcio tollera un campionato pieno di squadre insolventi e manda in Europa formazioni che non sono in grado di rappresentare la Romania, non sono preparate». Echeggiano inoltre le dichiarazioni di Sorin Cârțu, allenatore con una lunga carriera e con due scudetti in campo e uno in panchina per l’Universitatea Craiova: ««Io non ho avuto nemmeno una speranza legata a questo Europeo. Dall’inizio ho saputo quale era il nostro valore e quanto potevamo ottenere. Ora si parla di dimissioni. Perché dovremmo cambiare solo Iordănescu? È un progetto, no? E allora se ne vadano tutti, tutto il vertice del calcio romeno».

Da una parte c’è una federcalcio che deve affrontare problemi gravi alla radice, dalla mancanza di strutture giovanili ai problemi economici e di gestione dei club del campionato, dall’altra sbuca il fantasma di Gheorghe Hagi, da alcuni invocato come uomo forte in grado di portare il calcio romeno in avanti sul modello della sua accademia e del suo Viitorul. Un dualismo che però sembra inconciliabile, in cui l’impressione è che Hagi possa essere interessato a mantenere il suo ricco e rigoglioso orticello piuttosto che a collaborare in uno sforzo concertato con la federcalcio per il miglioramento del calcio romeno. La federcalcio romena ha fissato nel suo Planul strategic pentru dezvoltarea fotbalului din România 2015-2020 (“Piano strategico per lo sviluppo del calcio della Romania 2015-2020“) una serie di obiettivi strategici da perseguire: la qualificazione della nazionale, oltre che a Euro 2016, anche alla Coppa del Mondo di Russia e all’Europeo del 2020; la crescita del numero dei praticanti e dei tesserati in generale; lo sviluppo di calcio femminile e futsal (calcio a cinque), unita alla crescita delle prestazioni di tutte le nazionali; la costruzione di una cultura dell’organizzazione che possa sostenere la performance sportiva; e il potenziamento dell’attrattiva e della visibilità del calcio nel paese.

Foto: Echipa națională de fotbal a României (Facebook)

Chi è Damiano Benzoni

Giornalista pubblicista, è caporedattore della pagina sportiva di East Journal. Gestisce Dinamo Babel, blog su temi di sport e politica, e partecipa al progetto di informazione sportiva Collettivo Zaire74. Ha collaborato con Il Giorno, Avvenire, Kosovo 2.0, When Saturday Comes, Radio 24, Radio Flash Torino e Futbolgrad. Laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla democratizzazione romena, ha studiato tra Milano, Roma e Bucarest. Nato nel 1985 in provincia di Como, dove risiede, parla inglese e romeno. Ex rugbista.

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