CINEMA: Long Way North. Alla scoperta del Polo Nord in compagnia di un Michel Strogoff al femminile

Avventurarsi in una terra lontana e sconosciuta è forse sempre stato un sogno di molti di noi. Perché allora non partire alla scoperta del Polo Nord in compagnia di una ragazzina aristocratica, di un nonno esploratore dimenticato e a bordo di un autentico veliero? I “capitani coraggiosi” russi ottocenteschi di Long Way North sono gli amici di viaggio perfetti per godersi l’ultimo progetto artistico di Rémi Chayé, che ci riporta nella Russia tanto decantata da Puškin e Tolstoj.

Siamo nel 1882, in una bellissima San Pietroburgo circondata dai romantici canali e dai maestosi palazzi di marmo ornati d’oro. Un luogo degno di una fiaba incantata. E questa fiaba ce la racconta questo regista e storyboarder francese che, con il suo lungometraggio, ha conquistato non solo il pubblico del Festival internazionale del film d’animazione di Annecy (Francia) lo scorso giugno, ma anche quello di Alice nella città, la sezione parallela della Festa del Cinema di Roma, lo scorso ottobre.

Long Way North è uno dei più ricchi e interessanti film d’animazione degli ultimi anni, sia per quanto ne riguarda la grafica che i contenuti. È un romanzo di formazione, avventura ed esplorazione, la cui originalità consiste principalmente in un’animazione tradizionale vivissima, dove le tinte color pastello evidenziano in maniera notevole la qualità grafica e pittorica utilizzata da Chayé, già assistente alla regia di “The Secret of Kells” e “La tela animata”. Nessun dettaglio superfluo, Chayé ci invita all’avventura con semplicità, offrendoci paesaggi sconosciuti ed emozioni nuove, in balia delle musiche calzanti di Jonathan Morali.

Il tema del viaggio conquista subito lo spettatore, sebbene la prima parte, necessaria alla presentazione dei personaggi, possa rivelarsi un po’ lenta e poco dinamica. Ma conoscere meglio sia i protagonisti che i personaggi secondari, che hanno un ruolo ben preciso, è fondamentale. La conquista del Grande Nord non può certo rivelarsi un’impresa da poco!

Le vicende di Sasha, una quattordicenne bionda di origini aristocratiche, iniziano sulle sponde ghiacciate della Neva, dove si erge l’immenso palazzo della famiglia Tchernetsov. Il padre non aspetta altro che trovarle un buon partito per poter veder crescere ancora di più la sua posizione sociale e il suo prestigio. Tuttavia sembra che il destino abbia riservato ben altro a questa ragazzina vivace. Mentre le sue coetanee sognano abiti bianchi, fiori e balli danzanti romantici, Sasha immagina alberi maestro, parapetti, corde, ponti e bussole…insomma si vede già a bordo di una nave! Ma non una nave qualunque: il Davaj, un veliero magnfico, concepito e costruito dal buon Ouloukine.

Fin da piccola, Sasha è sempre stata attratta dalle storie e dalle avventure del nonno Ouloukine, rinomato scienziato ed esploratore delle terre artiche, il cui sogno di una vita è la conquista del lontano Polo Nord. Per Sasha, perciò, il Davaj non è solo un bellissimo e inaffondabile veliero, ma l’ultimo ricordo che la lega all’amato nonno, il quale non ha ancora fatto ritorno da quest’ultima coraggiosa spedizione e che rischia di mettere in pericolo la reputazione dell’importante famiglia aristocratica Tchernetsov.

Tuttavia Sasha è una ragazzina troppo sveglia e intraprendente per seguire le “noiose” regole di famiglia e, la notte del ballo in cui il principe Tomsky doveva entrare a far parte della sua vita, Sasha decide di cambiare il suo destino e scappa in direzione del mare e del Davaj, nella lunga strada che porta a Nord, iniziando la sua avventurosa epopea, in fuga da un mondo aristocratico che non le appartiene per raggiungere l’universo marino e l’adorato nonno. La giovane fanciulla diviene in poco tempo esperta di mappe, compassi, nodi e miglia, grazie agli appunti e agli scritti lasciategli da Ouloukine e si trasforma in un vero e proprio Michel Strogoff al femminile.

Non ci resta che mettersi comodi e partire alla conquista del Grande Nord.

Qui il trailer. Tititolo originale: Tout en haut du monde

Photo: Unifrance

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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