FRANCIA: Elezioni regionali, vince il Front National. Ma non chiamatela “deriva fascista”

Come volevasi dimostrare. Il Front National, guidato da Marine Le Pen, è il primo partito al primo turno delle elezioni regionali francesi. Il “paria” della politica francese ha dimostrato coi numeri di essere diventato un soggetto con cui sarà necessario, d’ora in poi, fare i conti. La sua vittoria è da collegarsi anche al clima di insicurezza che gli attentati islamisti a Parigi hanno prodotto sulla nazione e al bisogno di ordine cui anche il presidente Hollande ha cercato di far fronte con misure draconiane quanto inutili a portargli consensi. Tuttavia l’elemento emotivo non è sufficiente, da solo, a spiegare il successo del FN.

Un commento sul voto

Accusato dalla destra gollista e dai socialisti di essere un partito populista, senza un vero progetto politico e capace solo di cavalcare (e fomentare) le paure dei cittadini, il Front National ha fatto sue le critiche al capitalismo finanziario e le istanze sociali che la sinistra socialista ha dimenticato. La sua vittoria è dunque il risultato dell’incapacità di interpretare l’insicurezza sociale da parte di gollisti e socialisti. Troppo legati alla figura di un Sarkozy ormai finito, i primi. Troppo vicini al mondo dei banchieri e dell’alta borghesia i secondi.

La vittoria del FN non è quindi una deriva “fascista” della Francia così come il risultato alle regionali del 2010, che vide i socialisti conquistare tutte le regioni, non era il segno della “rivoluzione socialista”. Si tratta piuttosto di fasi politiche normali nella vita di un paese, specialmente in quest’epoca di trasformazione della natura politica ed economica dell’Europa tutta.

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E proprio la dimensione “europea” di questo risultato è forse il dato più interessante, ancorché meno diretto, di queste elezioni. L’emergere, lento ma costante, di partiti radicali ed estremisti in Europa non è soltanto il prodotto del populismo e della paura. Questi sono spesso gli unici partiti a fare proprie istanze – quali le politiche sociali, il rifiuto della finanziarizzazione economica, l’antieuropeismo – che sono vissute come necessità da buona parte dell’elettorato europeo. Così mentre i partiti tradizionali di destra e sinistra tendono ad assomigliarsi sempre più, conformandosi ai modelli economici imperanti e avvallando politiche disgregatrici nel mercato del lavoro, i partiti “estremisti” guadagnano consensi facendo proprie le istanze di cambiamento. Un cambiamento conservativo, una volontà di ritorno al passato, che non è propria solo dei partiti di destra: la vittoria di Syriza è stata dovuta a istanze non dissimili da quelle che in Francia hanno portato alla vittoria del Front National.

Ecco perché quella francese non è una deriva “fascista”. Non più di quanto quella greca sia “comunista”. L’estrema destra francese ha vinto non in quanto “destra” ma in quanto “estrema”, ovvero in apparenza non allineata a schemi politici ed economici ritenuti sbagliati dai cittadini. Se invece di un partito di destra, la Le Pen avesse guidato un partito di sinistra, avrebbe probabilmente vinto comunque.

I numeri del voto

French_regional_elections_2015_1st_Round.svgIl dato più significativo è l’astensione al 52%, i veri vincitori sono coloro che non hanno votato. In casi di alta astensione è frequente che si affermino partiti capaci polarizzare e mobilitare l’opinione pubblica, come in questo caso il FN. Stando ai dati emessi dal ministero dell’Interno francese il Front National ha ottenuto il 27,7% a livello nazionale, contro al 26,6% dell’unione di destra gollista, guidata da Sarkozy, e al 23,1% dei socialisti.

Si è votato in 12 regioni su 13. E’ la prima volta che si vota dopo l’accorpamento delle regioni approvato a gennaio 2015. Il Front National ha vinto al primo turno in ben 6 regioni ed è seconda in Normandia per appena lo 0,2% dei voti. Il secondo turno, previsto per il 13 dicembre, dirà la parola definitiva su queste elezioni. Nella mappa sottostante si vedono in grigio le regioni in cui il FN è primo partito, in blu quelle in cui lo è la destra gollista e in rosso quelle in cui lo sono i socialisti.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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Un commento

  1. Sono d’accordo: la vittoria della Le Pen ha ben poco a che vedere con destra e sinistra, fascismo e comunismo. E’ più che altro la vittoria di chi si è rotto le scatole dell’establishment, lo stesso tipo di voto che in Italia ha portato il Mov5Stelle a superare il 20%.

    Detto questo, per il FN sarà sempre molto difficile arrivare al governo di qualche cosa (Regione o Stato) a causa del particolare sistema elettorale francese.

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