Baltica ©
Verso le cinque del pomeriggio del 28 giugno 1873 si era già radunata una grande folla di fronte alla sede della Rīgas Latviešu Biedrība, la Società lettone di Riga, davanti a Vermāndarzs, nell’attuale Merķeļa iela. Quando il corteo si mosse, un grande serpente colorato di persone in abiti tradizionali del folklore lettone iniziò a avvitarsi per le strade del centro, dirigendosi verso la parte nord della città.
I signorotti tedeschi di Riga ai lati della strada guardavano con curiosità quello strano spettacolo. Era la prima volta nella storia di Riga che i lettoni si prendevano le strade della città, fino ad allora in mano ai vācbaltiešī, ai baltici tedeschi, come veniva chiamata la comunità più grande di Riga a quel tempo, anche se la città faceva allora parte dell’impero russo.
I lettoni fino alla metà dell’ottocento erano un’esigua minoranza a Riga, abitavano soprattutto le campagne, e solo con l’inizio dell’industrializzazione avevano iniziato a popolare la città, dove cominciava a servire manodopera. I loro mestieri erano in genere i più umili: servi, operai, scaricatori di porto, garzoni. Lavoravano nelle fabbriche e nelle botteghe dei commercianti e dei mercanti tedeschi.
In quei giorni però Riga si era riempita di lettoni da ogni parte del paese e tutti i tedeschi dalle finestre delle loro case signorili, dai marciapiedi, dai negozi, li guardavano con curiosità e sarcasmo. Sbagliavano, perché quel giorno sarebbe passato alla storia della nazione lettone. I lettoni cominciavano a prendersi la loro città e per i vācbaltiešī, che per generazioni avevano dominato negli affari, nel commercio e in numero di residenti nella terza città più grande dell’impero russo di allora, iniziava il periodo del declino.
Il corteo di lettoni che quel giorno affollava le strade di Riga non era formato da rivoluzionari, né da lavoratori, e neanche da nazionalisti in marcia. Quel corteo era fatto di cantanti. Un migliaio di persone che facevano parte delle numerose scuole di coro del paese, che giungevano a Riga da ogni angolo della Lettonia per partecipare alla prima edizione generale del Dziesmu svētki, il festival di canzoni popolari lettoni, che da quell’anno iniziava una sua lunga e incredibile storia, restando ancora oggi l’evento, organizzato ogni cinque anni, che riscuote il maggiore seguito e interesse popolare in Lettonia.
Quella volta il numero dei partecipanti era decisamente inferiore ai numeri delle edizioni moderne di questi anni, che contano circa quattordicimila coristi. Quel giovedì pomeriggio di fine giugno del 1873 un migliaio di cantanti, per 45 cori, la maggior parte dei quali provenienti dal Vidzeme, si apprestava a marciare verso Ķeizardārzs, l’attuale Viesturdārzs, il primo giardino pubblico nato a Riga, dove quella sera si sarebbe svolto il concerto generale del festival.
Ķeizardārzs in quegli anni era il luogo di svago per eccellenza degli abitanti di Riga. Si trovava a nord della città, fuori dal perimetro urbano storico di Riga, e solo nel novecento avrebbe assunto il nome odierno Viesturdārzs, in onore della figura leggendaria di Viesturs (Viestards), antico duca di Tērvete. Prima d’allora, il suo nome Ķeizardārzs, “il giardino dell’imperatore” richiavama la storia e le origini di questo parco.
Nel corso dei secoli il territorio di cui fa oggi parte il parco era costituito da pascoli e giardini privati. ll territorio di Gustavsala, la penisola sulla Daugava a ridosso del parco, confinava infatti con una delle vie di comunicazione più antiche di Riga, Ganibu dambis (argine dei pascoli). Qui si trovavano grandi proprietà terriere e pascoli, e la via era anche utilizzata per condurre gli animali in città. Successivamente ai pascoli si sostituirono le dimore estive dei signori di città.
Dopo aver conquistato Riga, lo zar Pietro I volle costruirsi una dimora a ridosso delle rampe di difesa della città e scelse Gustavsala, che poi in suo onore venne ribattezzata Pētersala. Fu lui stesso a disegnare il giardino del parco della nuova residenza, in cui nel 1721 lo zar e la zarina risiedettero per tre mesi. Fino al 1858 la legge vietava di erigere costruzioni in pietra o mattoni al di fuori del perimetro urbano cittadino, dunque anche la residenza estiva dello zar fu costruita in legno.
L’edificio ben presto però iniziò a rovinarsi e divenne inutilizzabile, ma di maggior pregio era il giardino, ideato sullo stile francese, con molti alberi di importazione, fra cui spiccavano i tigli olandesi che circondavano il perimetro del parco, insieme a palizzate ad arco, una piccola porzione delle quali è ancora visibile oggi. Boschetti, un canale ancora oggi presente, stagni, noccioli, tigli, per un totale di oltre tremila piante esotiche ed alberi provenienti da Olanda e Germania ma soprattutto dai boschi lettoni di Lielvārde, Aizkraukle, Koknese, popolavano il parco.
Per ordine dello zar i frutti raccolti in Ķeizardārzs dovevano essere inviati a San Pietroburgo. Ne era vietata la vendita e quelli in eccesso o che rischiavano di guastarsi nel viaggio dovevano essere usati per composte e marmellate, poiché lo zar considerava la frutta di Ķeizardārzs la migliore dell’impero.
Nel 1842 Ķeizardārzs fu donato alla città e divenne il primo parco pubblico aperto ai cittadini di Riga. Ben presto iniziò ad essere il punto di riferimento principale delle attività di svago degli abitanti di Riga e il luogo che ospitava gli eventi più interessanti e spettacolari della città. Spettacoli teatrali, esbibizioni militari, giochi acrobatici, ristoranti, animavano la vita del parco. Nel 1873 nel parco fu allestito un grande palco destinato ad ospitare i mille cantanti dei cori che partecipavano alla prima edizione generale del Dziesmu svētki.
Il corteo che avevamo visto partire dalla sede della Rīgas Latviešu Biedrība sotto gli sguardi curiosi e sprezzanti dei vācbaltiešī, prima delle sei nel frattempo ha raggiunto il parco dove li attendevano undicimila spettatori.
“…mai ho sentito nel cuore quell’orgoglio e la coscienza di sé più di quella volta in cui camminavamo a ranghi chiusi, sotto la bandiera della nostra scuola di coro, vedendo gli sguardi curiosi che si fissavano su di noi, meravigliati ed invidiosi, e perfino ironici nei nostri riguardi, noi popolo di giovani, il Grande Creatore non poteva certo averci dotato di un cervello con dello spazio per l’alta cultura. Avevo l’esatta sensazione, che con il primo Dziesmusvētki noi avevamo fatto a pezzi le convizioni di quei tedeschi e messo a nudo la loro miopia politica. Si era fatta strada dentro di noi la consapevolezza di appartenere ai tempi futuri.”
Così descrive il ricordo di quella giornata uno dei partecipanti a quel concerto, Jankavu Andrejs.
Cento anni dopo quel concerto i lettoni decisero di celebrare lo storico evento realizzando un complesso monumentale formato da una grande vasca rettangolare, accompagnata su un lato da una serie di bassorilievi dedicati a sette dei maggiori compositori lettoni, le cui canzoni fanno parte da oltre cento anni del repertorio classico del Dziesmusvētki: Jānis Cimze, Jurjāns Andrejs, Jāzeps Vītols, Emīls Dārziņš, Emil Melngailis, Pēteris Barisons, Alfrēds Kalniņš e Kārlis Baumanis. Ancora oggi Viesturdārzs ospita la cerimonia di apertura del Dziesmusvētki, anche se il concerto finale viene organizzato nel ben più capiente Mežaparks.
Sul lato del parco che confina con Hansa iela si trova oggi Aleksandra vārti, l’arco di Alessandro. Fu costruito nel 1817 per celebrare la vittoria di Alessandro I su Napoleone, ed è l’unico arco di trionfo presente a Riga. La sua collocazione originale si trovava in Brīviba iela, ma nel 1904 fu spostato in Šmerļa iela ed infine nel 1936 in Viesturdārzs.
Se poco a che fare ha la porta di Alessandro con il parco pubblico più antico di Riga, spesso in città invece si discute della possibilità di collocare in Viesturdārzs il monumento del suo vero creatore, Pietro I. Il monumento equestre di Pietro I fu costruito all’inizio del ‘900 al termine di un concorso pubblico. La statua bronzea pesava 4 tonnellate e mezzo e fu posta sopra un blocco di granito. Servirono 90 mila rubli all’epoca per costruire il monumento, che originariamente venne collocato nel luogo che oggi ospita il Monumento alla libertà nel centro di Riga.
Lì però ebbe vita breve. Inaugurato il 4 luglio 1910, nel 1915 sotto l’incalzare del fronte durante la I guerra mondiale, si decise di smantellarlo e spedirlo a San Pietroburgo. Ma la nave inglese che trasportava il monumento fu affondata da un sottomarino tedesco nei pressi dell’isola estone di Saaremaa.
Nel 1934 dei sommozzatori estoni ritrovarono nei fondali del mar Baltico la statua che fu riportata a Riga. Il presidente lettone Kārlis Ulmanis già allora pensò che il luogo migliore dove ricollocare la statua fosse Viesturdārzs, ma non se ne fece nulla. Ogni tanto si torna a discutere del monumento a Pietro I che nel frattempo è stato restaurato e ancora oggi alcuni pensano che Viesturdārzs sarebbe il posto più adatto dove far tornare la statua del vecchio zar che amava tanto Riga.
Paolo Pantaleo – Baltica ©
Emozionante!
https://www.youtube.com/watch?v=SCfX2gGohjU
Dziesmusvētki 2008