Le cinque repubbliche post-sovietiche dell'Asia centrale

Dopo la caduta dell’Unione Sovietica le repubbliche dell’Asia centrale hanno tentato una via che portasse all’Occidente, mancandola. Presto divenute autocrazie, cercano ora nuove vie commercali e diplomatiche verso l’Asia: pur sempre sotto la pressione del potente vicino russo, esse guardano alla Cina e alla Turchia. Una sistemazione dell’area potrebbe venire con lo sviluppo dello Sco, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Le origini dello Sco sono da ricercare nei colloqui russo-cinesi della prima metà degli anni ’90, con i quali i due colossi geopolitici hanno risolto gli annosi contenziosi di confine, risolti con il Trattato di Mosca del 1997, ribadito dal Trattato di buona vicinanza, amicizia e cooperazione tra i rispettivi Paesi, firmato il 15 luglio 2001 dai presidenti Vladimir Putin e Jiang Zemin. Qui di seguito una carrellata delle repubbliche post-sovietiche dell’Asia centrale, nell’ordine: Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Tagikistan e Kirghizistan.

-Repubblica del Kazakistan: con i suoi 2.724.900 km² è il nono paese al mondo per dimensione, il più grande, Russia esclusa, tra quelli nati dopo la caduta dell’Unione Sovietica. La sua storia di nazione indipendente è legata ad un solo nome: Nursultan Äbişulı Nazarbaev, presidente, di fatto a vita, della Repubblica. Abile politico, pragmatico e sovranista, Nazarbaev è riuscito a ritagliare alla sua nazione un ruolo di primo piano nella politica, non solo asiatica. Il punto di forza del Kazakistan sono le risorse naturali: ne possedeva, infatti, circa il 60% dell’intera riserva della vecchia Unione Sovietica. Il sottosuolo kazako è ricchissimo di carbone, petrolio, gas e ferro. L’Eni è uno dei più importanti partner privati del governo kazako. Dal punto di vista etnico, il gruppo predominante è l’etnia kazaka, di origine turca (kazakh in turco significa “libero”, “indipendente”, ma anche “nomade”). I russi etnici rappresentano il 25% della popolazione. La popolazione kazaka è al 70% musulmana sunnita. I cristiani ortodossi sono il 25%, i buddisti sono il 5%. L’attuale lingua kazaka è una lingua turca occidentale con alfabeto cirillico. E’ uno dei cosiddetti paesi transcontinentali, trovandosi geograficamente a cavallo tra Europa e Asia. La capitale è Astana.

Repubblica dell’Uzbekistan: è lo stato più popoloso dell’Asia centrale (27.727.435 ab.). Il presidente della Repubblica, fin dalla sua indipendenza è Islom Abdug‘aniyevich Karimov. Nella seconda metà degli Anni Novanta, il Governo Uzbeko ha combattuto una lunga guerra interna contro l’estremismo islamico wahabita di Hizub-ut-Tahrir. Per risolvere la questione il Governo ha messo in pratica una dura repressione in particolare nella zona di Andijan. Durante la guerra in Afghanistan, l’Uzbekistan ha ospitato un contingente americano nella base di Karshi-Khanabad, nota come K2, diventando così un alleato strategico fondamentale per l’amministrazione Bush. Karimov pensava, eliminando il regime islamista afgano di risolvere anche le questioni interne. Nel 2005, in seguito alle pressioni del Cremlino, l’Uzbekistan ha dato il ben servito agli americani, cha hanno dovuto abbandonare la base K2. L’economia uzbeka è dominata dall’agricoltura (è il secondo produttore di cotone al mondo) e dall’estrazione di materie prime (carbone, gas naturale, petrolio e uranio). E’ l’ottavo estrattore al mondo di oro. Il governo ha protetto la propria economia con barriere doganali e favorendo la costruzione di infrastrutture. Gli uzbeki sono un’etnia di origine turca. Altre etnie presenti sono russi (5,5%), tagiki (15%), coreani (4,7%), kazaki (3%), caracalpachi (2,5%) e tatari (1,5%). La religione predominante è quella musulmana sunnita, in particolare di culto hanafita. L’attuale lingua uzbeka è una lingua turca orientale con alfabeto latino. La capitale è Taskhent.

Repubblica del Turkmenistan: è stata una dittatura personalistica, retta, dall’indipendenza al 2006, da Saparmyrat Ataýewiç Nyýazow, detto Türkmenbaşy (padre di tutti i turkmeni). L’ideologia dello Stato si basa sul Runhama, l’opera di Nyýazow, che si pone come un compendio, una summa di una storia che in qualche maniera è in grado di riepilogare oltre duemila anni di cultura“. Dopo la morte del “Presidente Assoluto”, è stato eletto come presidente della Repubblica Gurbanguly Berdimuhammedow, che ha messo in moto un processo di ridistribuzione della ricchezza nazionale verso i ceti più poveri. In politica estera, la neutralità che ha contraddistinto l’epoca di Nyýazow è stata sostituita da una più decisa presa di posizione pro-russa e pro-cinese. Il Turkmenistan è un vero e proprio impero del gas: le riserve di gas naturale sono le quinte al mondo e permettono al Turkmenistan di essere la seconda economia centroasiatica (dopo il Kazakistan). La struttura economica sovietica è ancora presente nella repubblica turkmena, difatti il governo continua a condurre una politica di pianificazione e a mantenere il controllo statale sulle riserve di gas, anche se sembra ormai inevitabile il passaggio ad un sistema misto. I turkmeni rappresentano l’85% della popolazione. Gli uzbeki sono il 6%, mentre i russi sono il 4%. Il turkmeno è una lingua turco meridionale, con alfabeto cirillico o arabo, anche se è stato recentemente introdotto l’alfabeto latino. La maggioranza della popolazione è musulmano sunnita, ma sono presenti numerose comunità sciite, che però non creano problemi di convivenza. La capitale è Aşgabat. E’ l’unica repubblica centroasiatica e non aderire alla Sco.

Repubblica del Tagikistan: si trova su un territorio prevalentemente montuoso. Il primo presidente del Tagikistan indipendente fu Rakhmon Nabiyevich Nabiyev, sostituito nel 1994 da Emomali Sharifovich Rahmonov. Rahmonov ha ridestato le antiche radici storiche e culturali del popolo tagiko, pescando tra le tradizioni persiane, allacciando in questo modo un rapporto privilegiato con l’Iran di Mahmud Ahmadinejad. I primi anni dell’indipendenza furono contraddistinti da una guerra civile tra il partito democratico e il partito islamista. Rahmonov pose fine agli scontri, siglando nel 1997 una serie di accordi di pace, confinando i ribelli nelle regioni di confine afgane. Il governo tagiko ha chiesto soccorso all’esercito russo per la gestione delle possibili incursioni terroristiche. La difficile situazione geografica (manca uno sbocco sul mare) e fisica (la predominanza montuosa) del Turkmenistan e la mancanza di risorse naturali fa della Repubblica una delle più povere tra quelle nate dopo la dissoluzione sovietica e costringe la forza lavoro all’emigrazione (in particolare in Russia). La maggioranza della popolazione è di etnia tagika di ceppo indoeuropeo e iranico. La religione predominante (90%) è musulmana sunnita, ma ci sono anche minoranze sciite (7%) e una minoranza russa di cristiani ortodossi. La lingua ufficiale è il Tagiko, lingua indoeuropea appartenente al gruppo delle lingue iraniche: si tratta fondamentalmente della stessa lingua parlata in Iran (farsi) e in Afghanistan (dari), ma scritta in caratteri cirillici. La capitale è Dušanbe.

– Repubblica del Kirghizistan: il 94% è montuoso, circa il 40% della regione kirghisa supera i 3000 m e per tre quarti è coperta da nevi e ghiacci perenni. Askar Akayevich Akayev è stato il primo presidente della Repubblica indipendente, mantenendola strettamente legata alla Russia, con cui vi era una preponderante interconnessione economica. Akayev è rimasto al potere fino al 2005, quando violente proteste di piazza, mosse da Ong evidentemente riconducibili all’Open Society Institute di George Soros (la cosiddetta Rivoluzione dei Tulipani), lo costrinsero a dimettersi. Venne, quindi, nominato presidente Kurmanbek Salievič Bakiev che, nel 2009,  decise di affiancare alla base militare americana di Manas (appoggio logistico alle operazione della Nato in Afghanistan) la base russa di Kant. Bakiev è stato poi cacciato nel 2010 da un’insurrezione popolare guidata dall’opposizione filorussa. Al suo posto Roza Otunbayeva, a capo degli oppositori, divenne Presidente del Kirghizistan e presidente del consiglio, con un colpo di stato, ad interim, con la promessa di nuove elezioni democratiche. Si giunse però alle soglie della guerra civile e a violenze verso la minoranza uzbeka, la Otunbayeva chiese allora l’aiuto russo. L’economia kirghisa si regge tradizionalmente sull’agricoltura e, grazie alle riforme sovietiche, su un’industrializzazione massiccia. Sono presenti vasti giacimenti di carbone, oro, antimonio e uranio. I kirghizi rappresentano il 66% della popolazione, mentre i russi sono il 22% e gli uzbeki 13%. Le lingue ufficiali sono il russo e il kirghizo, lingua turco nordoccidentale, con alfabeto cirillico. La capitale è Biškek.

Fonte: progetto Strategos

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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