REP. CECA: Sulla Libia, vicende di coppia

di Gabriele Merlini

È evidente come la situazione in Libia potrebbe divenire un serio problema per moltissime nazioni o organismi sovranazionali, e non solo per i principali stati (o potenze) mediterranei come Francia, Spagna e Italia. Dunque sulle faccende riguardanti Gheddafi più o meno tutti mettono bocca in queste settimane, da coloro i quali avrebbero modo di intervenire militarmente (gli Stati Uniti) a chi riuscirebbe a influire davvero sulla economia di guerra (la Russia bloccando non solo parzialmente il commercio di armi) fino a tizi che meno peso hanno nelle dinamiche nordafricane ma per i quali la radicata tendenza all’analisi dimostrata nell’ultimo ventennio -nonché i ruoli, effettivi e formali, ricoperti- comporta l’obbligo di dire qualcosa (Havel e Klaus per la Repubblica Ceca, vale a dire i due capi di stato a Praga nel post-89.)

Aspetti curiosi delle dichiarazioni sono la tempistica -poche ore separano l’una dall’altra- e i punti di vista, al solito contrastanti. Nello specifico le danze sono state aperte da Havel alla fine della scorsa settimana con la dichiarazione che un intervento militare in Libia sarebbe necessario contro «l’insano criminale» (testuale: šílený zločinec) per buona pace degli amici europei con i quali il Raìs divide passioni e visioni: le troppe esitazione dell’ex Occidente nella ex Jugoslavia siano di monito per scelte in un futuro prossimo. Messaggio seguito dal successivo di Klaus con un intervallo temporale minimo: «Czech President Vaclav Klaus said today he is against a military intervention in Libya» (fonte: České Noviny) e proprio questo ribadirà nel summit straordinario EU di venerdì prossimo quando verrà analizzata la situazione a Tripoli, vagliando le diverse opzioni.

Per reale aderenza di idee o pragmatismo di governo, la posizione è sposata anche dal boss della diplomazia ceca Karel Schwarzenberg, il quale afferma alla stampa che un intervento militare non si rivelerebbe la migliore pensata possibile ma Praga appoggerà sia sanzioni sia qualsiasi tipo di progetto umanitario in aiuto alla popolazione libica.

E certo non vi è nessun dubbio su quanto davvero Havel pensi ciò che ha detto, così come non ve ne sono riguardo la ferma convinzione di Klaus per le dichiarazioni rilasciate; tuttavia non è difficile immaginare la soddisfazione che i duellanti del Pražský hrad avranno provato constatando come, ancora una volta e senza neanche mettersi d’accordo la sera precedente, non sia riscontrabile la benché minima convergenza (una antipatia datata ma sempre attuale, per altro splendidamente documentata nel film Občan Havel – Scény z prezidentské kuchyně, nel momento in cui viene mostrato un Havel inamovibile dal proprio convicimento di non invitare Klaus al concerto jazz in compagnia di Bill Clinton e signora, nonostante Klaus si professasse da anni grande intenditore di jazz.)

Scaramucce sensibili ma inseribili nel contesto di una apprezzabile dialettica che mai ha degenerato, una priorità dell’interesse pubblico sul sentimento privato e un vivo senso di partecipazione per problemi di terre (da Praga) lontane ma rese vicine dalla appartenenza della Repubblica Ceca alla comune casa europea; in fondo, nonostante gli scazzi frequenti, proprio l’avere riportato la Repubblica Ceca dove merita è il grande merito di Klaus e Havel.

Nota: per coloro i quali fossero interessati ad approfondire le suddette intriganti vicende di coppia, qui e qui due link piuttosto espliciti.

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