Un morto e diversi feriti fra i membri dell’equipaggio. È il bilancio provvisorio del bombardamento subito da una nave cargo turca, la MV Tuna 1, a poche miglia dalla costa libica. Secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri turco l’incidente è avvenuto domenica sera nei pressi di Tobruk, sede del governo riconosciuto dalla comunità internazionale.
La ricostruzione degli avvenimenti è ancora confusa. Secondo la versione turca la MV Tuna 1, battente bandiera delle Isole Cook, si trovava ancora in acque internazionali e stava per attraccare nel porto di Tobruk con un carico di cartongesso proveniente dalla Spagna. L’attacco sarebbe avvenuto senza preavviso, prima con fuoco proveniente dalla costa e in seguito, quando già la nave stava cercando di allontanarsi, con due raid aerei condotti dall’aviazione di Tobruk. Del tutto contrastanti le dichiarazioni ufficiali del governo libico. Secondo questa versione il cargo non solo si trovava in acque territoriali libiche, ma stava facendo rotta verso la città di Derna, circa 150 km più a ovest. L’intervento dell’aviazione sarebbe stato deciso per evitare che la nave rifornisse di armi le milizie salafite che controllano la città. Secondo il portavoce del governo libico Mohamed Hejazi, prima dell’attacco la nave sarebbe stata invitata ad allontanarsi dalla costa. Sull’intera Libia pende l’embargo sulla compravendita di armi, deciso dall’Onu per evitare che il conflitto civile in atto nel Paese diventi ingestibile.
Come riporta l’agenzia Nova, una fonte militare libica che ha richiesto l’anonimato ha fornito ulteriori dettagli a qualche ora dal fatto. La nave, diretta verso Derna, avrebbe rifiutato di attraccare a Tobruk per un controllo, alimentando così i sospetti sulla natura del carico. La stessa fonte ha poi ricordato che lo Stato Maggiore dell’esercito di Tobruk aveva già annunciato sei mesi fa che la zona tra Ras Lanuf, a est di Derna, e Ras Hilal era interdetta alle navi e ai pescherecci e che non sarebbe stato consentito il transito senza permesso.
Non è la prima volta che le autorità di Tobruk intervengono con la forza per bloccare navi ritenute sospette. All’inizio di gennaio una nave-cisterna greca con bandiera della Liberia era stata colpita dall’aviazione libica comandata dal generale Khalifa Haftar, fedele al governo di Tobruk, mentre era all’ancora nel porto di Derna. Haftar è impegnato da oltre un anno nella cosiddetta “operazione Dignità”, nell’intento di sgominare le milizie salafite che controllano alcune delle principali città della Cirenaica, fra cui Derna e Bengasi.
Proprio a Derna, dove il governo di Tobruk sostiene che la nave turca era diretta, si trova il principale gruppo salafita legato allo Stato Islamico. Dopo aver preso il controllo della città nello scorso settembre, i miliziani che hanno giurato fedeltà al Califfato sono riusciti a mettere all’angolo altri gruppi rivali e hanno dichiarato la nascita della provincia di “Bayda”, il vecchio nome della Cirenaica. L’operazione militare condotta da Haftar non è riuscita a riprendere la città, tradizionale fucina del jihadismo libico, dove i bombardamenti hanno al contrario spinto la popolazione ad appoggiare sempre più esplicitamente l’estremismo islamico. Nelle intenzioni di Haftar, quindi, l’attacco alla nave turca non è altro che un episodio all’interno della cornice dell’operazione Dignità e si inserirebbe nell’ambito delle attività di contrasto al terrorismo. Si tratta di argomenti la cui retorica è stata ampiamente usata dalle autorità di Tobruk per legittimarsi agli occhi della comunità internazionale.
Ma dietro al bombardamento della MV Tuna 1 si cela il più profondo conflitto fra i due governi libici attualmente esistenti, Tobruk e Tripoli. Le autorità della capitale sono di orientamento islamista e si muovono su posizioni vicine alla Fratellanza Musulmana, e per questo motivo possono contare sull’appoggio del Qatar e della Turchia, mentre Haftar e Tobruk hanno la copertura dell’Egitto e degli Emirati Arabi Uniti. Il fatto che il cargo fosse di origine turca, quindi, fa emergere il sospetto che il vero obiettivo fosse Tripoli e i suoi finanziatori.
Il rapporto fra i due governi è ai minimi termini da alcuni mesi nonostante l’inviato speciale dell’Onu Bernardino Leon stia provando a raggiungere un accordo fra le parti per riportare la Libia sotto il controllo di un unico esecutivo. Tuttavia la bozza di risoluzione è stata stracciata da Tripoli non più tardi della settimana scorsa, mentre nei sobborghi della capitale continuano gli scontri fra le milizie di Zintan, alleate di Haftar e Tobruk, e i gruppi che fanno parte dell’organizzazione-ombrello “Alba libica” posti a difesa della capitale.