MACEDONIA: "Terrorismo e nazionalismo sono cose fabbricate per dividerci". Il video è virale

Più delle immagini della devastazione, degli sfollati e del caos. Nei giorni degli scontri di Kumanovo che hanno portato 22 morti e inquietanti interrogativi sulla stabilità del paese e dell’intera area, il video più popolare in Macedonia sembra essere l’intervista a un normale cittadino svoltasi proprio negli stessi momenti e a poca distanza dai tragici fatti. Con candida semplicità e senso comune, l’uomo invita a difendere la convivenza di cui lui stesso, residente in città da quarant’anni, è stato attore e beneficiario. Lui, albanese di Macedonia, viene ripetutamente applaudito dalla folla e alla fine viene abbracciato da un altro cittadino, slavo-macedone, che rilancia i suoi argomenti.

L’intervista è stata realizzata a Kumanovo il 10 maggio da Vasko Magleshov, giornalista del canale TV 24 Vesti. Immediatamente ha ricevuto un altissimo numero di condivisioni e visualizzazioni (quasi 500.000 in poche ore solo dal profilo di Magleshov, quando ancora non era stata tradotta). Riportiamo, qui sotto, una trascrizione in italiano di alcuni passi dell’intervista (qui è invece disponibile il video con sottotitoli in inglese; grazie a “Macedonia in English” per averla fatta circolare). Si tratta di una testimonianza che, nella sua disincantata ingenuità, getta un’altra luce sui fatti di questi giorni. E che dovrebbe fare riflettere chi si ostina a leggere i conflitti di questa regione d’Europa come “etnici”, “insanabili”, “polveriere pronte a esplodere”. Tralasciando le manipolazioni e gli interessi che stanno dietro alle operazioni d’odio. E ignorando la storia di chi in quelle cosiddette “polveriere” ha vissuto la propria vita quotidiana con dignità e normalità a prescindere da credo, abitudini, nomi e calendari differenti. Ma vi lasciamo alle parole di questo anonimo cittadino di Kumanovo, che lo sa spiegare molto meglio di tante sofisticate analisi.

[sz-youtube url=”https://www.youtube.com/watch?v=sOX9kJRj54I” /]

Vedete, io sono una persona ragionevole e so cosa sto dicendo. Non ho alcuna minima intenzione negativa nei confronti dei macedoni. Al contrario, ho molti amici e abbiamo un’ottima vita in comune. E chiedo a tutti di mantenere la calma e di proteggere la nostra gente, di rimanere calmi mentre c’è qualcuno che sta giocando sporco, che siano gli uni o che siano gli altri. Pensano che siamo ciechi? Dove porta tutto questo? Qualcuno ha dato una risposta? Qualcuno si è preso delle responsabità, etiche o morali?  Perché dobbiamo arrivare noi a questo, [per poi dire che] è stato Putin o l’America? Noi abbiamo creato il marcio a casa nostra e poi diciamo che puzza? Pensiamoci, chi ci ha portato a questo?

Le persone non sono responsabili. Turchi, albanesi, macedoni: nessuno è colpevole. Forse c’è stato un tempo in cui ci hanno mentito e siamo stati manipolati. La gente è consapevole di questo. Ma questo non può durare finché la gente crede ai loro “film”, i loro film dove ci sono persone innocenti rapite, uccise, gente che non ha niente a che vedere con le armi, e che improvvisamente diventano terroristi. Ma cosa significa “terrorista”? Ma che prima rispondano su chi ha ucciso Neshkovski. E tutto ciò che nascondono. Che rispondano sul caso Smilkovsko, sul caso Sopot, sul caso Monster.

Sentiamo cosa dicono sull’economia, sulle persone che hanno fame, su chi non mette assieme pranzo e cena. Non ho soldi in tasca, non ho futuro, non ho nulla. Eppure loro raccontano ogni giorno che creeranno posti di lavoro. Idee fittizie. Zone economiche speciali che nnessuno ha mai visto. Cos’è tutto questo? Qui nessuno vuole la guerra. Non sopporto nemmeno i rumori forti, figuriamoci gli spari. E se devo desiderare che qualcuno muoia, allora che sia io il primo a morire.

[…] Invito tutti i leader, Ali Ahmeti, Thaci [leaders dei partiti albanesi di Macedonia], anche se sono corrotti… dovrebbero essere qui con la gente. Anche l’SDSM [il principale partito di opposizione]. Anche Gruevski [il primo ministro]. Visto che è amato dalla gente… Che venga qui. Non posso amare i miei figli e allo stesso tempo avere paura di loro. Questa filosofia non regge. Dove sono le loro famiglie? Dicono che [Gruevski] abbia portato la propria famiglia a Lugano. Dove l’ha portata? Ha un figlio o un cugino qui in questa guerra? Che prendano una pistola in mano, allora! Goce Delcev e Skanderbeg [due personaggi di riferimento delle memorie nazionali, rispettivamente, macedone e albanese] almeno erano andati a combattere. Lui è là nel suo ufficio, nascosto in qualche tunnel.

[Applausi della folla. Si avvicina un altro uomo che gli dice: “Io sono macedone, bravo”, e lo abbraccia. Il primo uomo si interrompe, poi riprende]

Se proprio dobbiamo parlare di terrorismo e nazionalismo, queste sono cose fabbricate per farci combattere gli uni contro gli altri. È da quarant’anni che vivo qui, e non ho sentito quaranta parole di macedoni contro albanesi, o di albanesi contro macedoni. [L’altro uomo aggiunge: “io è da cinquant’anni e non ho mai avuto problemi”].

E sono contento che lui macedone, e io albanese, abbiamo capito che ci manipolano. Ma qui ci sono ancora persone che non riescono a capirlo. E non dobbiamo permettere che questa minoranza di persone ci divida.

(Video sottotitolato in inglese – versione originale dal profilo FB di Vasko Magleshov)

Chi è Alfredo Sasso

Dottore di ricerca in storia contemporanea dei Balcani all'Università Autonoma di Barcellona (UAB); assegnista all'Università di Rijeka (CAS-UNIRI), è redattore di East Journal dal 2011 e collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso. Attualmente è presidente dell'Associazione Most attraverso cui coordina e promuove le attività off-line del progetto East Journal.

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