CIPRO NORD: Mustafa Akinci vince le presidenziali. Riprenderanno i negoziati?

#CiproNord: il moderato di sinistra Mustafa Akinci si è imposto nel secondo turno delle elezioni presidenziali, battendo il presidente in carica, il conservatore Dervis Eroglu. Akinci in campagna elettorale ha promesso un impegno per riprendere urgentemente i negoziati di pace con la parte greca dell’isola. 

I cittadini della Repubblica Turca di Cipro del Nord sono andati alle urne domenica scorsa per il secondo turno delle elezioni presidenziali, dopo che nella combattuta prima tornata di votazioni nessun candidato era riuscito a superare la soglia del 50 per cento dei voti. Il moderato di sinistra Mustafa Akinci – che ha corso come indipendente – si è imposto con una netta maggioranza del 60 per cento, riuscendo a battere il presidente in carica, il conservatore Dervis Eroglu.

Il 67 enne Akinci aveva detto in campagna elettorale di essere pronto a riprendere con urgenza i negoziati di pace con la Repubblica di Cipro, nella parte meridionale dell’isola, divisa dal 1974 in due separate entità politiche dopo l’invasione dell’esercito turco, intervenuto ormai più di quarant’anni fa in reazione a un golpe che mirava all’unione di Cipro con la Grecia, all’epoca sotto la “dittatura dei colonnelli”. L’elezione stessa è sembrata, nei fatti, un referendum per scegliere la figura più credibile a cui affidare la ripresa dei negoziati. Akinci, che in passato era stato sindaco della parte settentrionale di Nicosia, ha vinto anche grazie all’appoggio di Sibel Siber, la candidata socialista che era arrivata terza al primo turno delle presidenziali. L’ormai ex presidente Eroglu ha invece probabilmente scontato la sua fama di “falco” sulla questione delle trattative di pace.

Dopo l’invasione dell’esercito di Ankara, che nel 1974 intervenne “per difendere la minoranza turca” ma la cui occupazione si estese ben oltre le aree in cui vivevano i turco-ciprioti, sono stati molti i tentativi di trovare una soluzione diplomatica al problema della divisione dell’isola in due repubbliche, quella meridionale, greco-cipriota, che fa parte della Ue, e quella settentrionale, riconosciuta solo dalla Turchia. Negli ultimi tempi l’Onu ha cercato di favorire il riavvicinamento tra le due parti. Un piano proposto dall’ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan prevedeva la riunificazione dell’isola in un’entità federale, ed è stato sottoposto a due referendum nel 2004: ha ricevuto un supporto schiacciante da parte dei turco-ciprioti, ma solo il 24 per cento dei greco-ciprioti si è detto favorevole a una soluzione di questo tipo. Dopo anni di stallo, trattative tra le due repubbliche cipriote erano riprese nel febbraio del 2014, ma si sono interrotte nell’ottobre scorso, quando i greco-ciprioti hanno accusato la Turchia di condurre esplorazioni sottomarine con lo scopo di sfruttare i giacimenti di petrolio e gas della parte meridionale dell’isola.

Con la vittoria di Akinci i negoziati potrebbero riprendere in poco tempo. Il presidente greco-cipriota Nicos Anastasiades si è congratulato con lui e ha salutato favorevolmente la sua elezione. Ora in molti si aspettano uno scambio di gesti di buona volontà da parte dei due leader. Akinci potrebbe essere intenzionato a restituire la città di Varosha, un sobborgo turistico di Famagosta – oggi abbandonato – dal quale i greco-ciprioti fuggirono durante l’avanzata dell’esercito turco. Dopo l’invasione, le forze di occupazione di Ankara circondarono Varosha con il filo spinato, facendone una città fantasma. In cambio della restituzione della città, il governo greco-cipriota potrebbe invece permettere la ripresa dei voli diretti verso Cipro Nord e la riapertura del porto di Famagosta al traffico internazionale. Entrambe sarebbero misure importanti per alleviare la pesante situazione di isolamento della parte turca dell’isola.

Gesti di questo tipo servirebbero per instaurare un clima positivo tra le due parti in conflitto, e potrebbero essere seguiti da negoziati più estesi. Di certo, la Repubblica Turca di Cipro Nord ha più di una motivazione per non essere sfavorevole alla riunificazione. La situazione economica è pessima, anche a causa delle sanzioni dovute al non-riconoscimento internazionale. E in più, la “protezione di Ankara” sembra sempre più scomoda. Una massiccia immigrazione di “turchi continentali”, negli ultimi decenni, ha portato molti turco-ciprioti a denunciare il rischio di un’assimilazione culturale. E negli ultimi anni di governo dell’Akp di Erdogan si sono aggiunti anche i timori di essere sottoposti a una decisa “islamizzazione”.

Ormai la generazione di Rauf Denktaş, lo storico primo presidente della Repubblica turco-cipriota, e fiero oppositore della riunificazione, è lontana dal potere. E i leader contemporanei hanno più di una motivazione per abbandonare il nazionalismo. L’ostacolo maggiore, probabilmente, rimangono i 35 mila soldati che il governo di Ankara continua a schierare a Cipro Nord.

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