REP. CECA: Commedia all'italiana tra premier e presidente. Intanto si rafforza l'oligarca Babiš

A guardare i trafiletti che si accavallano nelle ultime settimane, pare che in politica la Repubblica Ceca stia ballando il suo valzer più frenetico. Innanzitutto, a richiamare l’attenzione di alcuni grandi fari mediatici sono le affermazioni del primo ministro ceco Sobotka riguardanti l’euro, che potrebbe essere adottato a partire dal 2020. In questo caso, lo spesso contrariato presidente Zeman guarda di buon occhio e annuisce, precisando che nel giro di soli due o tre anni la Repubblica Ceca potrà sostituire la Corona con la moneta europea.

L’improvvisa complicità tra il presidente e il suo primo ministro non deve però depistare. A ricordarci di come realmente stiano le cose sono ancora i grandi fari mediatici, subito indirizzatisi sull’ambasciatore statunitense Andrew Schapiro che a Praga polemizza con Zeman per aver deciso di recarsi in visita ufficiale a Mosca. Mentre Zeman risponde duramente a Schapiro – affermando che nessun ambasciatore ceco si sognerebbe mai di ficcare il naso nella politica dei vertici USA – il primo ministro ceco Sobotka bacchetta proprio il suo presidente, invitandolo ad assumere una linea più cauta in politica estera. Zeman si arrende e il 10 aprile il suo portavoce annuncia che il viaggio in Russia non avverrà.

Che le parti politiche in Repubblica Ceca non vadano d’accordo su molti punti è chiaro (vedasi la storica questione ucraina), tuttavia la confusione istituzionale comincia ad assumere peso e, cosa ben peggiore per loro, provoca effetto sulla popolazione. La situazione appare controversa, il governo ormai del tutto incapace di sollevare voce unisona, e i soliti grandi fari mediatici guardano al palazzo del potere in attesa di scorgere le prime crepe.

All’occhio dei media saltano adesso i sondaggi STEM, i quali riportano un calo di popolarità per il primo ministro Sobotka, il quasi totale disfacimento per il partito Alba del controverso Tomio Okamura, da quando in marzo ha subìto una scissione, e l’ennesimo successo per il secondo uomo più ricco del paese, Andrej Babiš, ribattezzato Babisconi o “il Berlusconi ceco”, oggi ministro delle finanze e fondatore del partito Ano 2011.

Andrej Babiš è forse il più discusso tra questi personaggi (benché gli altri non abbiano davvero nulla da invidiare). Da quando poche settimane fa è stato riconfermato alla guida del suo partito, l’opinione internazionale lo ha guardato in maniera perplessa. Sull’onda di alcune interviste ad analisti cechi, la rivista Foreign Policy gli ha dedicato un articolo in cui scandaglia con precisione chirurgica la vita professionale. In sintesi, l’opinione generale vede l’attuale ministro delle finanze Andrej Babiš puntare ben oltre il proprio portafoglio ministeriale. Qualcuno infatti batte sulla misteriosa passione dell’imprenditore per i media locali, che nel 2013 lo ha portato a rilevare il gruppo media Mafra ed entrare in possesso di due giornali e un canale TV. Adesso che Babiš ha la capacità di influenzare l’opinione pubblica a suo favore, in molti dibattono sui conflitti d’interesse.

Ben più oscura è la sua relazione con il presidente Zeman che nel 2001 in veste di primo ministro si trovò a gestire la vendita della società Unipetrol alle aziende di Babiš, come riportato da Foreign Policy. In questo caso il magazine statunitense parla di pericolo per la democrazia e possibile deriva oligarchica.

Però restano i sondaggi, e quella simpatia che Babiš ha ottenuto dal corpo elettorale, forse influenzato dalla vicina Slovacchia e dall’enorme successo dell’analogo Andrej Kiska (imprenditore, filantropo e infine presidente). Se si vuole dare retta ai dati, oggi la popolazione ceca sembra intendere Andrej Babiš come possibile strada di uscita dalla sterile routine politica. Una strada che alla giovane Repubblica appare nuova e poco battuta, e forse proprio per questo più allettante.

Chi è Alessandro Benegiamo

Nato a Lecce nel 1989, ha collaborato a East Journal dall'agosto 2014 all'aprile 2015, occupandosi di Repubblica Ceca e Slovacchia

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