28 giugno 1914. Franz e consorte osservano il fiume quasi in secca scorrere affianco a loro. Le due auto che precedono, cariche di poliziotti e uomini della scorta, svoltano a destra, verso il centro. Seduto di fronte alla coppia imperiale, il generale Oskar Potiorek, governatore della Bosnia, si accorge dell’errore: “Ma che fanno, razza di idioti!?”. Poi, rivolto all’autista, il ceco Leopold Lojka, ordina: “Dritto, dritto!”. L’auto prosegue sul lungofiume. Sofia getta uno sguardo nella via, verso la città vecchia. Scorge un ometto coi baffi sottili, che la osserva con occhi inquieti. Per un attimo i loro sguardi si incrociano. Poi Sofia si volta verso Franz, che fissa la collina verdeggiante oltre il greto del torrente, dal quale sale un’aria calda, umida. Mentre procedono rapidamente verso la periferia della città, la duchessa Sofia di Hohenberg appoggia il capo sulla spalla del marito, l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria. E sussurra: “Siamo vivi”.
Poi tornano a casa insieme, lui diventa imperatore e realizza delle riforme pazzesche che nel giro di trent’anni cambiano la fisionomia del continente. Apre alle minoranze e ai poveri, offre welfare e democrazia, mette in crisi nazionalisti e rivoluzionari di tutta Europa. Lenin resta in Svizzera a scrivere testi teorici; Hitler fa il pittore astratto a Vienna, con un discreto successo; Mussolini dirige l’Avanti fino alla vecchiaia e si fa due legislature in Parlamento col partito socialista. La Serbia viene annessa, anzi assorbita, nel nuovo sistema imperiale, che piano piano si trasforma in una comunità economica e politica che include mezza Europa. Gavrilo Princip pubblica poesie a Belgrado ma raggiunge la fama con un romanzo su un attentato che sarebbe stato compiuto a Sarajevo nel 1914. È il 1964 e l’imperatrice Sofia, figlia di Franz, ha appena varato gli Stati Uniti d’Europa: Germania, Italia e poi anche Francia, Spagna, Polonia, Romania entrano nel gruppo. Alla fine del secolo tutta l’Europa prospera, in pace e fraternità. Le macchine vanno a idrogeno, le bici volano, le città sono grandi parchi con casette residenziali e luminosi palazzi amministrativi; tutti o quasi parlano tedesco.
Nel 2014 Hollywood sbanca i botteghini di mezzo mondo con un film inquietante tratto dal romanzo di Princip: L’inizio della fine. È una pellicola del genere catastrofico, una specie di Armageddon innescata da un attentato contro l’erede al trono imperiale d’Austria, nel 1914 a Sarajevo. Altro che Stati Uniti d’Europa! Nel film i popoli europei si scannano a vicenda in una guerra fratricida che dura quattro anni, fa 10 milioni di morti e lascia il continente sfinito e diviso da mille confini. La solita americanata, commentano perlopiù i giornali europei, con una punta di polemica. Gli eredi di Princip si spingono addirittura a intentare una causa contro la casa di produzione cinematografica: il loro illustre antenato, il famoso scrittore, viene raffigurato nientemeno che come il terrorista che dà il via alla carneficina. Che pazzia!