SERBIA: Libertà di stampa, ancora da conquistare

di Filip Stefanović

Nell’ultima classifica sulla libertà di stampa, pubblicata a ottobre 2010 da Reporters sans frontières, la Serbia si colloca tra i paesi semi-liberi, all’85° posto. Il dato è interessante se rapportato alla stessa classifica dell’anno precedente (2009), nella quale il paese figurava ancora al 62° posto: 23 posizioni perse in un solo anno.

Lo stesso rapporto parla di una situazione resa difficile a seguito di uno stringente controllo dei media effettuato per mezzo dei budget pubblicitari che permettono alle case editrici stesse di sopravvivere, oltre che alle dirette pressioni esercitate da giudici e politici. La situazione è esacerbata da una realtà economica stagnante e polarizzata, in cui pochissimi, grandi tycoon hanno la disponibilità di convergere risorse rilevanti verso una testata rispetto che l’altra. Le preoccupazioni sono confermate e rilanciate sia dall’Unione indipendente dei giornalisti della Serbia (NUNS), che da Verica Barać, a capo del Consiglio serbo per l’anticorruzione, la quale conferma come negli ultimi due o tre anni i media serbi siano sempre meno liberi di esercitare, situazione che si riflette anche nella lampante mancanza di un vero giornalismo d’inchiesta: il clima di oppressione genera infatti un circolo vizioso nel quale si moltiplicano comportamenti autocensori da parte dei giornalisti stessi. Ovviamente, la perdita di contenuti e la sempre più sfacciata propaganda di potere incidono sulle vendite dei giornali: secondo dati forniti in questi giorni da NUNS, la tiratura dei quotidiani è caduta del 13% rispetto al 2008, mentre quella di settimanali e bisettimanali anche del 21%. Il circolo vizioso conduce ad un ulteriore calo in termini di pubblicità, stimato tra 2008 e 2009 in una perdita inserzionistica del 30-50%, rendendo pertanto le case editrici ancora più legate agli sponsor rimanenti.

E’ chiaro quindi come le poche voci di forte dissenso siano le prime a fronteggiare i pericoli di una censura indiretta. Brankica Stanković, una delle creatrici e redattrici storiche del programma Insajder, ne è un esempio vivente: la sua trasmissione d’inchiesta (dal taglio simile all’italiana Report della Gabanelli), tra le più popolari della famosa emittente B92, si è occupata negli anni di questioni taciute e spinose dell’attualità serba. Dall’assassinio del premier Djindjić, ai rapporti tra Chiesa e Stato, alla corruzione nelle istituzioni pubbliche, ai miliardi di dollari portati a Cipro durante gli anni di Milošević e rientrati in patria dopo il 5 ottobre 2000 nel corso delle massicce privatizzazioni, arricchendo e ripulendo quegli stessi uomini d’affari che avevano lucrato sulla miseria serba per tutti gli anni ’90. Insajder ha rivelato per prima che il più famoso dei tycoon odierni, Miroslav Mišković, proprietario della onnipresente Delta Holding, è stato tra i favoriti del regime di Milošević. Dalle parole della stessa redattrice, sappiamo che immediatamente in seguito alla prima puntata sull’argomento, la Delta Holding, che deteneva una quota importante delle sue pubblicità sui canali di B92, ha ritirato in toto la sua partecipazione dall’emittente. Da 14 mesi, per le svariate indagini da lei condotte, la Stanković vive sotto la scorta della polizia, negli ultimi tempi addirittura rafforzata, motivo per il quale si è ritirata dalla conduzione di Insajder, che comunque prosegue nelle sue saltuarie inchieste.

Un altro programma storico è quello di Peščanik, che da dieci anni viene trasmesso ogni settimana dalle onde radio di B92, benché sia di produzione totalmente indipendente. Il programma, condotto dalle giornaliste Svetlana Lukić e Svetlana Vuković, oltre a discutere con intellettuali, storici ed economisti, accomunati dalla critica all’attuale stato di cose in Serbia, si appoggia ad un sito di notevole spessore con editoriali ed articoli approfonditi che trattano delle questioni più controverse, quali l’omicidio irrisolto del premier Zoran Djindjić.

L’ultimo esempio importante che vale la pena citare è quello di e-novine, quotidiano elettronico nato a fine 2007 e decollato nel 2008 grazie all’arrivo di Petar Luković (già caporedattore del famoso settimanale Vreme), e che per le sue posizioni spesso fortemente critiche e discordanti subisce continue ritorsioni da parte dell’establishment politico ed economico. La redazione di e-novine compie un costante lavoro di analisi di tutte quelle tematiche, dalla Chiesa ortodossa alle derive nazionaliste, taciute con imbarazzo dai media regolari, oltre a volgere una costante attenzione al tema delle responsabilità serbe nelle guerre dei Balcani (sulle quali nessuno ama ritornare), in special modo per quanto riguarda il coinvolgimento e le colpe dei media e giornalisti serbi dell’epoca, nella diffusione della propaganda di regime e giustificazione storica e morale degli eccidi compiuti in nome del popolo serbo, interpretazione ancora oggi fortemente sostenuta nella società serba. Tale politica giornalistica ha portato e-novine a perdere gran parte degli sponsor che aveva, nonostante un costante aumento di lettori, per le tacite minacce di ritorsioni commerciali che questi ricevevano, conducendo il giornale sull’orlo del fallimento nell’autunno scorso. Una campagna di sostentamento lanciata tra i lettori e l’aiuto prontamente offerto dalla non profit americana National Endowment for Democracy, hanno permesso di resistere. Ai primi di febbraio, però, il giornale è stato duramente colpito dalla notizia che il regista Emir Kusturica ha fatto causa alla redazione e a Petar Luković per 20.000€, in seguito alla pubblicazione di un articolo, tra l’altro ripreso originariamente dal sito di Peščanik (e da noi di East Journal tradotto e pubblicato pochi giorni fa), nel quale viene citato a margine il nome di Kusturica come tramite tra servizi segreti serbi ed un pericoloso killer su commissione all’epoca latitante. La presentazione della querela appare a molti pretestuosa e come l’ennesimo attacco diretto ad un giornale che non piace, soprattutto perché Kusturica non ha chiamato in causa né gli autori dell’articolo, né il sito che per primo lo ha pubblicato, ma solo la redazione di e-novine che lo aveva ripreso ed il suo caporedattore. Per un giornale che già da diversi mesi non paga alla sua esigua redazione di undici giornalisti fissi nemmeno lo stipendio base di 185€, perdere questa causa potrebbe significare la chisura definitiva, con un’ulteriore, gravissima perdita per il panorama dell’informazione in Serbia.

Chi è Filip Stefanović

Filip Stefanović (1988) è un analista economico italiano, attualmente lavora come consulente all'OCSE di Parigi. Nato a Belgrado si è formato presso l’Università commerciale Luigi Bocconi di Milano e la Berlin School of Economics, specializzandosi in economia internazionale. Ha lavorato al centro di ricerche economiche Nomisma di Bologna e come research analyst presso il centro per gli studi industriali CSIL di Milano. Per East Journal scrive di economia e politica dei Balcani occidentali.

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