KOSOVO: I serbi si riuniscono e chiedono rappresentanza

Il 18 marzo scorso i rappresentanti politici dei serbi del Kosovo si sono riuniti a Gračanica, una delle più importanti enclave meridionali a maggioranza serba del Paese, per richiedere una corretta rappresentanza della propria comunità. Questo incontro è avvenuto a seguito di un periodo concitato nelle relazioni tra serbi e albanesi in Kosovo, culminato nell’estromissione del Ministro per le comunità e i ritorni, il serbo Aleksandar Jablanovic, dal governo di Pristina. L’evento di Gračanica era stato preannunciato dal Direttore dell’Ufficio del governo serbo per il Kosovo, Marko Djuric, che aveva definito necessario un incontro tra i rappresentanti delle municipalità serbe per preparare i passi da compiere dopo l’uscita dal governo di Jablanovic e per reagire all’“umiliazione politica del popolo serbo”. Argomento principale è stata l’Associazione/Comunità delle municipalità serbe, l’organo di rappresentanza dei serbi del Kosovo previsto dall’Accordo di Bruxelles firmato dai governi di Belgrado e Pristina nel 2013, e di cui, a quasi due anni di distanza dalla storica firma, non vi è ancora traccia.

All’incontro di Gračanica erano presenti i rappresentanti delle dieci municipalità serbe in Kosovo e i membri della Lista Serba, il partito politico dei serbi del Kosovo, di cui Jablanovic è presidente, creato a seguito dell’Accordo di Bruxelles e sponsorizzato dal governo di Belgrado. A conclusione dell’evento è stata adottata una decisione che esorta ad un’azione politica unitaria che protegga gli interessi dei serbi in Kosovo, da realizzare proprio tramite la costituzione di una Comunità delle municipalità serbe dotata di poteri sostanziali. Per la sua realizzazione, i rappresentati serbi si sono appellati alle istituzioni del Kosovo, accusate di voler ritardare la creazione di questo corpo e di non garantire la corretta rappresentanza dei serbi nelle istituzioni e nelle aziende pubbliche. La risposta del governo di Pristina, però, non è sembrata conciliante, definendo l’incontro di Gracanica un’azione unilaterale senza valore.

L’incontro si è inserito all’interno di un periodo molto difficile nelle relazioni tra i rappresentanti della comunità serba e i principali partiti politici albanesi. Dopo sei mesi di stallo politico, nel dicembre scorso si era finalmente giunti ad un accordo di governo che comprendeva, oltre ai due principali partiti albanesi, LDK e PDK, anche la Lista Serba, come voluto dall’Accordo di Bruxelles e dalla comunità internazionale. Tale assetto, che assegnava ai serbi tre ministeri all’interno della compagine governativa guidata da Isa Mustafa, non ha retto alla prima crisi che si è trovato ad affrontare. Dopo una dichiarazione del ministro Jablanovic, che aveva definito “selvaggi” gli albanesi autori di un lancio di sassi verso un pullman di pellegrini serbi, feroci proteste di piazza hanno costretto il governo ad allontanare il ministro. In risposta, i rappresentanti della Lista Serba hanno deciso di sospendere la partecipazione nel governo, creando l’ennesimo stallo nella politica kosovara.

Tale situazione, evidentemente, ha approfondito una frattura che già da tempo impedisce dei passi avanti nella creazione dell’Associazione/Comunità delle municipalità serbe in Kosovo, punto centrale dell’Accordo di Bruxelles. La formazione del governo a Pristina e la volontà del nuovo Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini di riavviare il dialogo tra Serbia e Kosovo avevano fatto ben sperare all’inizio dell’anno. Questo nuovo stop, invece, non fa che confermare tutte le divergenze esistenti tra le due comunità in merito a quest’organo: una forma di autonomia sostanziale, per i serbi, o una mera organizzazione di coordinamento, per gli albanesi. Una differenza evidente che non ha permesso sensibili progressi e che ora vede aggiungersi una nuova crisi politica, rendendo ancora lungo e complesso il cammino per una pacifica convivenza tra serbi e albanesi in Kosovo.

Chi è Riccardo Celeghini

Laureato in Relazioni Internazionali presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università Roma Tre, con una tesi sui conflitti etnici e i processi di democratizzazione nei Balcani occidentali. Ha avuto esperienze lavorative in Albania, in Croazia e in Kosovo, dove attualmente vive e lavora. E' nato nel 1989 a Roma. Parla inglese, serbo-croato e albanese.

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