Se il gennaio 2014 si era aperto all’insegna del governo Ponta II, il dicembre dello stesso anno si è concluso con l’insediamento a Palazzo Vittoria del governo Ponta IV. Il nuovo governo ha ottenuto la fiducia del parlamento riunito in seduta comune il 15 dicembre e ha prestato giuramento davanti al presidente Băsescu, durante gli ultimi giorni del mandato di questi, il 17, in concomitanza con le celebrazioni del 25° anniversario della rivoluzione che ha portato alla caduta di Ceaușescu.
Il nuovo governo ripropone la coalizione denominata Unione Social Liberale che ha guidato il Paese dal 2012 fino ai primi mesi del 2014 quando il Partito Nazional Liberale l’ha abbandonata dopo i contrasti tra il suo leader Crin Antonescu, presidente del Senato, e il premier Ponta, circa la sostituzione di quattro dei ministri liberali.
Il terzo governo Ponta, costituitosi a marzo 2014, venne formato dai rimanenti partiti (Partito Social Democratico del primo ministro Ponta, il Partito Conservatore e l’Unione Nazionale per il Progresso della Repubblica), assieme all’Unione Democratica Magiara di Romania (UDMR), il principale partito rappresentante la minoranza ungherese residente nelle zone centrali ed occidentali del Paese, ed esponenti liberali in disaccordo con le decisioni della leadership del PNL e che ne hanno abbandonato il gruppo parlamentare, costituendo il Partito Liberal Riformatore. Il PLR venne ricompensato per il proprio sostegno con l’elezione del proprio leader, l’ex primo ministro Popescu-Tăriceanu, alla presidenza del Senato, mentre ai leader degli altri partiti della coalizione di governo venne assegnato il ruolo di vice primo ministro.
In occasione del secondo turno delle elezioni presidenziali tenutesi nel novembre scorso, l’UDMR, il cui leader e candidato Hunor è uscito al primo turno, non ha dato il proprio sostegno al ballottaggio al primo ministro e candidato Ponta, e a fine mese ha annunciato di lasciare il governo. A seguito di tali eventi il PLR e gli altri partiti della coalizione hanno concordato la ricostituzione dell’Unione Social Liberale, che ha proposto il proprio governo a metà dicembre.
Il quarto governo Ponta vede la riconferma di quasi tutti i ministri politici e l’eliminazione dei ministri indipendenti, ad eccezione di Aurescu, ministro degli esteri che dovrà gestire il dicastero dopo le gravi contestazioni da parte dei romeni residenti all’estero nei confronti dei suoi predecessori e che dovrà collaborare con l’apposito e neo costituito ministero per i romeni espatriati. Inoltre viene ridotto drasticamente il ruolo di vicepremier, assegnato solamente al leader dell’Unione Nazionale per il Progresso della Repubblica, Oprea, ministro dell’interno. Otto ministeri vengono poi accorpati, snellendo la composizione del governo, ridotta da 26 a 22 membri
Il gabinetto ha ottenuto anche il sostegno del gruppo delle minoranze etniche (18 parlamentari) e dell’UDMR, che tuttavia ha dichiarato che non sosterrà in futuro qualsiasi politica proposta dal governo. Il programma di governo approvato dal parlamento si basa su quindici punti, tra i più rilevanti vi è la lotta contro l’evasione fiscale, la gestione dei fondi europei e il sistema fiscale.
Dopo l’insediamento del neoeletto presidente Iohannis il primo ministro Ponta è stato ricevuto e le due cariche dello Stato hanno trovato una convergenza sul sostegno al processo di avvicinamento all’Unione Europea della vicina Repubblica di Moldavia.