ROMANIA: Le file ai seggi dei romeni all'estero e tre ministri degli esteri in un mese

Le ultime elezioni presidenziali in Romania hanno palesato, nuovamente, i problemi che la diaspora romena incontra nei seggi elettorali dei Paesi in cui sono residenti. Già al primo turno si sono manifestati problemi riguardanti la scarsità di seggi all’estero, andando ad infoltire la fila dei problemi di cui è accusato il governo, tra corruzione, clientelismo e controllo dei media.

Questi ultimi fenomeni sono stati ampiamente criticati da Bruxelles, ma in quest’occasione, come viene fatto notare dall’Economist, le proteste sono arrivate dai cittadini romeni presenti nei paesi dell’Europa occidentale (un’opinione, questa, da prendere pertanto doverosamente con le pinze). Molte delle foto che ritraevano le file per i seggi all’estero e che hanno avuto una grossa eco nei social sono state per lo più caricate da cittadini romeni, come ben testimoniato dalla petizione online lanciata su Avaaz.com (la petizione ora è chiusa, ndr).

Il ministero degli esteri aveva disposto, sin dal primo turno, l’apertura di 294 seggi dislocati in 94 paesi esteri in cui sono presenti cittadini romeni. Rispetto al 2009 il numero di seggi è stato inferiore, e, unitamente alle complicate misure antifrode previste dal ministero degli esteri romeno, ha reso impossibile il voto per molti cittadini romeni. Sin dal primo turno, nelle città del mondo in cui la presenza romena è più rilevante (Roma, Torino, Londra, Parigi, New York) i cittadini romeni hanno dovuto far fronte a file lunghissime che, incredibilmente, nonostante le statistiche indicassero ai seggi la metà degli aventi diritto al voto, non hanno scoraggiato la voglia di sentirsi elettorato attivo.

Le proteste e le dimostrazioni in piazza non si sono fatte attendere nelle città di Cluj, Timisoara e Bucarest, e hanno spinto il piede sull’acceleratore della polemica politica. Il presidente uscente Traian Basescu ha sottolineato a più riprese le responsabilità del ministro degli Esteri Titus Corlatean nella spinosa vicenda. Quest’ultimo a sua volta ha rimbalzato le accuse, ma le polemiche, le proteste e i disordini hanno comportato le sue dimissioni, pagando a caro prezzo la rivalità fra Victor Ponta e Traian Basescu, aggiungendo, però, che le proprie dimissioni non cambiano la posizione del ministero degli esteri, il quale aveva già dichiarato non ci fossero le basi legali per aumentare il numero di seggi all’estero.

Il giorno stesso delle dimissioni di Corlatean, il presidente uscente Traian Basescu ha accettato la nomina del nuovo ministro, Teodor Melescanu. Anche quest’ultimo ha rassegnato le proprie dimissioni il 16 novembre, dopo una settimana caratterizzata da ulteriori proteste presso le ambasciate romene. Per il nuovo incarico Basescu ha approvato il 24 novembre la nomina del quarantunenne Bogdan Aurelu, quantomai adatto per la carica vista l’esperienza maturata nel mondo della diplomazia e nel ministero degli esteri stesso in cui lavora dal 1996.

Al di là del giro di vite, il governo romeno non si è dimostrato capace di rispondere alle esigenze della piazza, nonostante durante le tornate elettorali avesse promesso la predisposizione di ulteriore personale diplomatico che aiutasse a velocizzare le procedure dei seggi all’estero. Nonostante al ballottaggio i romeni residenti all’estero che si sono recati a votare fossero stati quasi il doppio di quelli del primo turno, resta ancora molto da migliorare nelle procedure elettorali, le quali, benché già inefficaci, dimostrano i limiti di un sistema politico, quello romeno, che fatica a trovare la trasparenza tipica di una democrazia.

Chi è Gianluca Samà

Romano, classe 1988, approda a East Journal nel novembre del 2014. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi Roma Tre con una tesi sulle guerre jugoslave. Appassionato di musica, calcio e Balcani.

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