Da RIGA – Il 5 novembre Laimdota Straujuma si è presentata al nuovo parlamento lettone uscito dalle elezioni dello scorso 4 ottobre per ottenere la fiducia, scontata, al suo nuovo governo.
I 61 voti su 100 che i tre partiti su cui si basa la coalizione, Vienotība, Nacionāla apvienība e ZZS, mettono al riparo il nuovo esecutivo da qualsiasi sorpresa. Ma le premesse su cui nasce questo governo, il secondo consecutivo guidato dalla Straujuma, sono molto fragili da un punto di vista politico, anche se non su quello dei voti parlamentari.
L’accordo di coalzione e soprattutto la ripartizione dei ministeri ha lasciato molte scorie nella maggioranza, tanto che qualche partito della stessa coalizione, come ZZS, ha già pronosticato che la vita dell’esecutivo che nasce oggi sarà breve.
Del resto la stessa Straujuma nei giorni scorsi, durante un’intervista televisiva, in cui le è stata chiesta una previsione sulla sua possibilità di restare alla guida del paese per i prossimi quattro anni di legislatura, non ha fornito certezze, semmai molti dubbi.
Per ora si è pronti a scommettere sulla durata del nuovo governo fino alla conclusione del semestre di presidenza della UE da parte della Lettonia, che si terrà nel primo semestre del 2015. Ma già dopo la fine del semestre di presidenza lettone, nella seconda metà del prossimo anno, i partiti della coalizione, in particolare ZZS potrebbero cedere alla voglia di cambiare sia la guida del governo, sia la distribuzione dei ministeri, sia forse anche la composizione stessa della coalizione.
Per adesso comunque il varo del governo con la fiducia della Saeima appare scontato e i primi mesi di navigazione tranquilli. La coalizione di maggioranza ha già dato la prima prova di coesione, eleggendo ieri la nuova speaker della Saeima. Gli accordi prevedevano l’elezione di Ināra Mūrniece, di Nacionālā apvienība, e così è stato: per la candidata della maggioranza hanno votato 68 deputati, 7 in più rispetto ai voti dei tre partiti della coalizione.
Il nodo su cui si sono scontrati i partiti della maggioranza nella formazione del governo, riguardano in particolare il ministero dello sviluppo regionale, vero centro di risorse e di lotta geopolitica in Lettonia. Se lo è aggiudicato NA, il partito nazionalista, che ha designato in questo incarico Kaspars Gerhards, un politico di lungo corso, già ministro dei trasporti, rimasto famoso in particolare per la sua partecipazione ad una trasmissione in lingua russa di una tv lettone, in cui si è rifiutato categoricamente di rispondere in russo a domande rivoltegli in russo.
Al ministero dello sviluppo regionale e dell’ambiente puntava molto ZZS, non solo perché ha una compomente verde e ambientalista al suo interno, ma soprattutto perché questo ministero consente di distribuire le risorse economiche nei vari distretti del paese. Un boccone molto interessante, specie per il sindaco di Ventspils Aivars Lembergs, gamba fondamentale di ZZS e del suo consenso elettorale.
Ma ZZS ed in particolare Lembergs si è rifatto con il ministero dell’Economia, dove andrà Dana Reizniece-Ozola, nuovo astro nascente all’interno di ZZS e proveniente proprio dalle fila di Latvijas un Ventspilj, il partito di Lembergs. Qualcuno sostiene addirittura che il ministero dell’economia sia il trampolino di lancio per la Reizniece-Ozola per arrivare a guidare il prossimo governo. Ma la nomina della Reizniece-Ozola porta con sé già un problema di conflitto di interessi (non l’unico per la verità nel nuovo governo). Il marito della Reizniece-Ozola, Andris Ozols dirige infatti la Latvijas Investīciju un attīstības aģentūra, l’agenzia per lo sviluppo e gli investimenti in Lettonia.
Altro conflitto di interessi potrebbe prefigurarsi quello del neo ministro della salute, anch’egli di ZZS, Guntis Belēvičs, legato ad aziende che operano nel settore della salute, come la Saules Aptieka.
Ma i dubbi sulla durata di questo governo sono legati anche e soprattutto al futuro di Vienotība, che resta il partito principale della coalizione e che esprime anche il primo ministro.
Vienotība, pur avendo ottenuto un risultato positivo alle elezioni, che gli ha permesso di confermare la stessa coalizione della precedente fine legislatura, esce comunque con diverse ammaccature dalle elezioni. Innanzi tutto per la mancata elezione della sua leader Solvita Āboltiņa, finita solo quarta nella sua circoscrizione, e che è rientrata in parlamento solo per la incredibile e assurda vicenda di un giovane deputato lettone, Junkurs, finito davanti a lei in Kurzeme, ma che poi ha scelto di rinunciare al seggio parlamentare per andare a lavorare all’estero. Una soluzione che ha alimentato non pochi dubbi e sospetti, e che certo non ha contribuito positivamente all’immagine della stessa Āboltiņa e del suo partito.
Prossimamente il congresso di Vienotība potrà forse chiarire come finirà la lotta di potere fra le varie correnti, dopo che il vero leader del partito stesso, Valdis Dombrovskis, è ormai a Bruxelles alla vice presidenza della Commissione UE.
Il governo della Straujuma si appoggia su alcune figure certamente di buon livello e che hanno già fatto bene come ministri, ad esempio il ministro degli esteri Edgars Rinkēvičs e quello degli interni, Rihards Kozlovskis, entrambi confermati nel loro incarico.
Fra i nuovi volti del governo, l’incarico di maggior peso è quello che assume Jānis Reirs, neo ministro delle finanze che prende il posto di Andris Vilks, che ha deciso di uscire dalla politica dopo oltre tre anni a fianco di Dombrovskis e poi di Straujuma, vero grande fautore delle politiche di disciplina fiscale e austerità che hanno condotto la Lettonia fuori dalla crisi economica del 2009.