Martedì 21 ottobre il parlamento slovacco ha approvato l’emendamento sul divieto di esportazione dell’acqua oltre i propri confini nazionali. Ruolo decisivo è stato giocato dall’opposizione, in particolare dai democristiani del KDH che hanno deciso di aderire al progetto del Governo guidato dai socialdemocratici (SMER) di Robert Fico, attuale primo ministro.
Con ben 102 voti su 90 richiesti, si è dunque approvato l’emendamento che vieta l’esportazione di acqua potabile dalla Slovacchia attraverso pipeline e qualsiasi altro mezzo. Il divieto non riguarda comunque l’esportazione di risorse per uso personale o la produzione in bottiglia, né si andrà ad applicare all’acqua inviata all’estero per aiuti umanitari.
Sebbene la Slovacchia disponga di risorse idriche più che sufficienti, la cattiva gestione di queste ne renderebbe possibile una carenza in futuro. Secondo il Ministero dell’Ambiente delle significative riserve di acque sotterranee, la Slovacchia ne utilizza solo un quinto, perlopiù in maniera non equamente distribuita sul territorio tant’è che alcune regioni del paese sarebbero ancora dipendenti dalle fonti (limitate) di superficie.
Un progetto tirato per le lunghe, e che più di una volta si è scontrato con le perplessità e le critiche dell’opinione pubblica. Il ministro dell’ambiente Peter Žiga – che più di tutti ha esortato le parti politiche per dar vita al progetto – è stato infatti accusato di voler intraprendere un disegno di privatizzazione delle risorse idriche del Paese. Il suo Ministero ha negato tutto ciò attraverso un comunicato stampa in cui tra l’altro si afferma che:
La privatizzazione è esclusa e esplicitamente vietata dall’articolo 4 della Costituzione, secondo cui le risorse idriche appartengono esclusivamente allo Stato.
Mentre nell’opinione pubblica resistono i dubbi, il primo ministro Robert Fico definisce l’approvazione dell’emendamento un passo “ragionevole”, necessario per combattere l’esportazione illegale e preservare le risorse del paese. L’UE – come affermerebbe lo stesso Fico – ha dato il suo beneplacito.
L’emendamento entrerà in vigore dal primo dicembre di quest’anno.
Sta diventando caratteristica la facilità con cui la dirigenza slovacca mette mano alla Legge fondamentale del paese. L’ultimo intervento risale infatti al giugno 2014, quando nella costituzione veniva inserito un emendamento smaccatamente anti-lgbt.
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