ROMANIA: Il calendario dei preti ortodossi a favore dei diritti LGBT*

Il progetto OC, ovvero quello dell’Orthodox Calendar, nasce nel settembre 2012 con “l’obiettivo primario di creare il primo sforzo a livello globale contro l’omofobia nella fascia ortodossa”, dopo un incontro avvenuto a Bucarest nel 2010, dove il team ha avuto modo di conoscersi. Il calendario prevede scatti omoerotici audaci e irriverenti (ma non volgari) atti ad ironizzare in maniera critica sull’ipocrisia degli attuali vertici del cristianesimo ortodosso. I protagonisti delle foto non sono (tutti) comuni modelli, bensì preti (e collaboratori in genere) che hanno deciso di prestarsi al gioco, di ribellarsi contro l’immagine sclerotizzata, arcaica, rigida e intoccabile del clero; per dimostrare insomma che sotto la toga esistono uomini con desideri e passioni del tutto identici a quelli di un qualsiasi laico. Dietro questi sacerdoti ci sono persone che vogliono essere percepite come tolleranti e aperte alle diversità, in comunione con il credo cristiano.

Non è un mistero che l’ortodossia combatta in maniera violenta le minoranze LGBT*. Il primo esempio che viene alla mente è quello del patriarca Kirill, celebre sostenitore dell’operato di Putin; si è spesso lanciato contro la comunità, tanto da affermare che il riconoscimento sempre più diffuso nel mondo del matrimonio fra persone dello stesso sesso è il segno non fraintendibile di un’imminente e inevitabile Apocalisse.

Il team dell’OC, composto di sei persone a prevalenza ortodossa, si scaglia contro una strumentalizzazione religiosa e una demonizzazione ossessiva e di tale portata nei confronti della comunità LGBT*, a suo dire ben lontane dal messaggio eucaristico.

Quest’anno, il calendario appena annunciato avrà come linea guida l’acronimo latino di origine scolastica S.A.L.I.G.I.A., che indica i sette vizi capitali (superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia ed accidia). La scelta è stata data da una riflessione molto semplice: nonostante siano questi i peccati più gravi da cui l’uomo dovrebbe guardarsi, per la Chiesa non hanno comunque lo stesso peso del “peccato” di omosessualità. Chi si macchia di quest’infamia viene considerato alla stregua dell’incarnazione del male in terra, e chi pecca davvero di superbia, avarizia e quant’altro viene guardato con molta più compassione e riguardo, paradossalmente, rispetto a chi ha la disgrazia di possedere “altre inclinazioni”.

Una rivoluzione immediata è impossibile, e gli organizzatori ne sono ben consci. L’urlo che scaturisce da queste immagini è l’incoraggiamento per credenti (e non) di riflettere sul tema per riuscire a capire che è necessario uno svecchiamento dei valori, e che i religiosi sono passibili di errori di valutazione esattamente come tutti. Secondo i creatori dell’OC, una società moderna e progredita dovrebbe valorizzare una cultura basata sull’amore e sul diritto di parola, non soffocarla tramite vecchi stereotipi e atti di violenza.

Proprio per questo motivo, la prima edizione del calendario è nata insieme allo slogan “For freedom of speech, unity and tolerance” (per la libertà di parola, unità e tolleranza), mentre la seconda ha previsto il “LOVE IS LOVE – ORTHODOX OR NOT!” (l’amore è amore – ortodosso o meno!) e ha dato esplicito supporto al matrimonio omosessuale – tanto che questa edizione è stata assunta da Taiwan come simbolo del movimento per il matrimonio egualitario.

Il calendario 2015 prevede degli scatti di nudo, ma si può scegliere tra la versione soft e quella senza veli così da lasciare piena libertà a chi vuole finanziare il progetto, ed è già acquistabile sullo shop del sito dell’Orthodox Calendar. In passato parte dei fondi è stata destinata ad aiutare la comunità LGBT* in Russia. Quest’anno lo sforzo congiunto è mirato alla tolleranza sociale, affinché venga supportata, incoraggiata e condivisa.

Il casting dei “modelli”, così come gli sfondi delle fotografie, si sono svolti prevalentemente nella fascia ortodossa dell’Europa dell’est. Questo ha generato numerose polemiche e accuse: il team vuole preservare a tutti i costi l’anonimato di chi ha partecipato al progetto, motivo per cui nei trailer dei calendari è inserito il seguente avvertimento: “Questo video contiene immagini di uomini che ivi compaiono in qualità di preti. Gli spettatori sono liberi di accettarlo o rifiutarlo. Postando questo video, noi non stiamo né confermando né negando l’identità di questi soggetti. Ad ogni modo, consideriamo irrilevante la vera identità di questi uomini. Quello che importa – come nel caso del dibattito sulle Pussy Riot – sono le discussioni generate da questo video in rapporto al ruolo di uomini gay negli ordini religiosi, della corruzione nelle religioni organizzate, del modo di trattare le minoranze da parte della società, etc.”

I creatori sono stati accusati dalla televisione rumena di far parte di un gruppo anticlericale fondato in Russia e che i modelli non siano preti connazionali. In risposta, qualcuno ha fatto notare che in una foto si legge una scritta in rumeno, e per questo il team è stato costretto ad ammettere che almeno uno degli scatti ha avuto luogo nello stato, e che le persone ritratte fanno effettivamente parte della Chiesa ortodossa. Sono stati inoltre vittima di tentativi di hackeraggio più o meno riusciti.

È indubbio che un calendario di questo genere susciti polveroni persino in occidente. Bisogna però ricordare che il motivo per cui questi uomini si denudano è che essi “credono nella libertà di parola, di tolleranza, di uguaglianza e dei diritti dell’uomo”. Il team si definisce ad oggi come ancora l’unico sforzo concreto, purtroppo, nella fascia ortodossa per rimediare alle violenze dovute all’omofobia. Ad ogni modo, il calendario ha avuto un grande successo di pubblico e viene acquistato e spedito in più di duecento nazioni, Italia compresa.

Chi è Elisa Frare

Attualmente studentessa magistrale del corso di Editoria e Scrittura alla Sapienza, precedentemente laureata in Lettere indirizzo moderno e contemporaneo. Collabora con una testata nazionale e con un blog online. Per East Journal si occupa della tematica LGBT*.

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