UNGHERIA: Domenica si vota per le amministrative. Una nuova vittoria per Fidesz?

da BUDAPEST – Ultimi giorni di campagna elettorale a Budapest, in attesa delle elezioni amministrative del 12 ottobre, che coinvolgeranno tutta l’Ungheria. Il paese va per la terza volta quest’anno alle urne dopo le elezioni parlamentari ed europee. Anche in queste votazioni l’esito sembra scontato: il Fidesz si appresta a vincere a testa bassa in comuni e contee. Già alle ultime amministrative, nel 2010, il partito di Orbán aveva conquistato per la prima volta la capitale ungherese e tutte le principali città, tranne Szeged dove rimane indiscussa, per ora, la supremazia del sindaco socialista Botka.

L’interesse maggiore è riversato sulla capitale, città che rappresenta il fulcro economico, culturale e politico dell’Ungheria. Qui inoltre, ormai da diversi anni, si è rafforzata una numerosa e vivace comunità italiana che può contare su migliaia di persone che quindi verranno coinvolte più o meno direttamente dalla futura amministrazione comunale.

Storicamente Budapest si pone ad un livello differente rispetto al resto del paese, soprattutto per quanto riguarda le tendenze del voto politico. E’ l’unica vera metropoli ungherese, aperta e rivolta alle diverse contaminazioni che arrivano soprattutto da occidente, senza però disdegnare quelle orientali o sud-orientali. La città è stata considerata per tutto il novecento bastione del voto socialista, ed in anni più recenti liberale.
Città operaia, studentesca, dall’indole rivoluzionaria, fu additata della responsabilità dei traumi storici magiari. Famoso rimane il discorso del reggente Horthy nel 1920, quando conquistando la città pronunciò le seguenti parole: “Questa città ha rinnegato i suoi mille anni di tradizione e ha gettato nella polvere la Sacra Corona e i colori nazionali, vestendosi di stracci rossi. […] Noi non siamo ancora pronti a perdonarle. Perdoneremo questa città fuorviata quando essa, abbandonando i suoi falsi idoli, si metterà al servizio della patria“.
Dopo il 1989 la città intraprese un viaggio verso la cultura underground che l’ha resa città dinamica e aperta verso stili e movimenti giovanili europei, riaffermando però il contrasto tra “l’Ungheria vera”, quella della grande pianura dei villaggi calvinisti ad est e delle produttive campagne occidentali, e la capitale liberale e dotata di poco “spirito nazionale”.

Queste differenze socio-culturali si sono riflettute sul voto politico, determinando un controllo incontrastato dal 1990 al 2010 da parte del sindaco Gábor Demszky, politico del partito liberale, che negli ultimi anni ha governato con l’appoggio del partito socialista. Fino al 2010 il voto prevalente è stato nettamente socialista e liberale, il Fidesz raccoglieva consensi sui colli di Buda, mentre Jobbik otteneva alcuni successi, scarsi rispetto alle altre zone del paese, nei quartieri periferici di Pest.

Le elezioni del 2010 hanno rappresentato un mutamento sostanziale delle dinamiche politiche, sancendo per la prima volta il trionfo del candidato del Fidesz, István Tarlós e la debacle di quello socialista Csaba Horvát, spintosi fino a promettere la gratuità dei mezzi pubblici.
La città è così passata di mano dal “regno” liberal-socialista di Demszky, uscito di scena dopo che gli ultimi anni di amministrazione erano balzati alla ribalta soprattutto per la corruzione, l’inadeguatezza dei servizi e i lanci di uova che il sindaco si sorbiva nelle uscite pubbliche, al nuovo sindaco Tarlós, conservatore, indipendente, vicino al Fidesz, che si appresta a vincere anche le elezioni del 2014.

Queste elezioni non sono aperte a molti scenari, soprattutto dopo che il candidato socialista Ferenc Falus, additato fino a pochi giorni fa come maggior concorrente di Tarlós (nonostante i venti punti percentuali di differenza evidenziati nei sondaggi) si è ritirato.
A concorrere alla carica di primo cittadino rimangono così István Tarlós (Fidesz) accreditato dal sondaggio di Medián di un 37%, Lajos Bokros conservatore (MoMa – Movimento per un’Ungheria Moderna) con il 5% sul quale dovrebbero convergere i voti del centro-sinistra, Gábor Staudt candidato di Jobbik con il 10% e Antal Csárdi dei verdi-liberali di LMP con il 2% (ma che probabilmente avrà un risultato migliore vista anche la convergenza con alcuni gruppi della sinistra radicale). Come scritto sopra vi era anche il candidato socialista, Falus, che raccoglieva il 12% dei voti.

Il ritiro di Falus dalla competizione elettorale rimane un evento scioccante per molti elettori del centro-sinistra e sostanzialmente dimostra la totale remissività, ed incapacità, della sinistra ungherese di trovare una via d’uscita alla propria crisi. Falus ha annunciato il ritiro dalla competizione il 29 settembre, quando solo qualche giorno prima, il 26, scriveva sui social network di essere l’unica vera alternativa a Tarlós e chiedeva ai voti dell’opposizione di convergere su di lui. La decisione del ritiro è stata probabilmente imposta dall’alto, frutto di considerazioni e calcoli politici destinati probabilmente a fallire, e frutto di considerazioni estremamente remissive. I voti dell’alleanza di centro-sinistra ora, infatti, dovrebbero indirizzarsi a sostenere Bokros, che così ha sicuramente maggiori possibilità di incalzare Tarlós. Bokros però rappresenta politicamente il personaggio simbolo delle privatizzazioni e dell’austerità economica del post-1989, è stato candidato premier alle ultime elezioni con l’MDF (partito conservatore) con il quale ha racimolato appena il 2%. La sua figura non è stata bene accolta da PM (Dialogue for Hungary), formazione del frammentato centro-sinistra magiaro: “rispettiamo Bokros, ma non possiamo pensare che rappresenti a pieno i valori dei verdi e del centro-sinistra”.

Nella campagna elettorale Tarlós sta puntando soprattutto sulle opere pubbliche realizzate in città negli ultimi anni, di cui molte sono state portate a termine nel 2014. Pochi giorni fa ha tagliato il nastro delle terme Rudas, rinnovate con un investimento da 3,22 milioni di euro e aperte a pochi giorni dalla decisione che preannuncia un globale intervento di ricostruzione e restauro di diversi bagni e stabilimenti balneari. Vi è poi l’apertura della metropolitana 4 e la riqualificazione di diverse aree centrali. La maggiore critica che viene rivolta al sindaco uscente dalla sinistra è quella di aver ridotto la vita culturale di Budapest a “un teatro di burattini”. L’accusa è dovuta alla decisione del governo locale di autorizzare l’erezione di una statua di Horthy nella piazza della banca centrale e altri monumenti controversi in giro per la città per tenere calma l’estrema destra.

Le elezioni amministrative di Budapest rappresentano una conferma dello sviluppo politico ungherese degli ultimi anni che ha visto crescere la supremazia del Fidesz. Posizione che oggi non può essere messa in discussione da alcuna forza politica, in particolare del centro-sinistra che non solo è frammentato, ma sembra addirittura non avere alcuna strategia politica di rilancio. Budapest si appresta quindi a confermare Tarlós, sindaco conservatore e dall’indubbio spirito nazionale.
Un particolare che risalta da questa tornata elettorale è sicuramente l’invecchiamento della classe politica dei principali schieramenti, in un paese, quale l’Ungheria era, dove per molti anni i politici erano rappresentanti delle giovani generazioni. In queste elezioni Tarlós con 66 anni, Bokros 60 e Falus 64, evidenziano un’età anagrafica non proprio adatta ad una città europea, dinamica e movimentata quale dovrebbe essere Budapest. Il candidato più giovane a questa competizione sarà quindi Staudt, 31 anni, candidato dello Jobbik, una nuova generazione molto più radicale e nazionalista delle precedenti, che nelle elezioni politiche di aprile aveva fatto arrivare il partito secondo in 2.100 comuni.

Chi è Aron Coceancig

nato a Cormons-Krmin (GO) nel 1981. Nel 2014 ho conseguito all'Università di Modena e Reggio Emilia il Ph.D. in Storia dell'Europa orientale. In particolare mi interesso di minoranze e storia dell'Europa centrale. Collaboro con il Centro Studi Adria-Danubia e l'Istituto per gli incontri Culturali Mitteleuropei.

Leggi anche

presidente ungherese

UNGHERIA: Scandalo grazia e pedofilia, si dimette la presidente ungherese Novak

Si sono dimesse sabato la presidente ungherese Katalin Novák e l'ex ministra della giustizia Judit Varga, capolista in pectore di Fidesz alle europee. Orbán tenta così di mettere a tacere lo scandalo sulla grazia a chi insabbiava crimini di pedofilia

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com