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POLONIA: Quanta e quale Chiesa nell'identità nazionale?

La Chiesa Cattolica ha sempre rivestito un ruolo importante nel definire l’identità polacca essendosi posta come garante e custode della nazione dall’epoca delle tre spartizioni fino all’epoca comunista quando riuscì addirittura ad aumentare il numero di adepti e guadagnare prestigio anche presso gli ambienti intellettuali laici e di sinistra poiché si fece portavoce di una tradizione culturale diversa da quella alienante e atea del regime. Tuttavia, perso il monopolio di cui godeva con la caduta del regime e la comparsa sulla scena di nuove voci concorrenti e plurali, la Chiesa si distaccò dalle forze politico-sociali – prima parte dello stesso fronte anti-comunista – che desideravano ampliare il contenuto dell’identità nazionale verso forme pluraliste e democratiche. La Chiesa, infatti, non condividendo una simile evoluzione, continuò a sostenere l’ottica ristretta di una nazione etnicamente polacca, principalmente cattolica, ancorata al passato, basata sulla famiglia e sulla tradizione.

Le cose non sono cambiate nemmeno ai nostri giorni e il sodalizio con la destra non fa sperare in inversioni di tendenza. A preoccupare sono sicuramente le frange cattoliche più estremiste. E’ il caso di Radio Maryja, un’emittente radiofonica guidata dal carismatico Padre Tadeusz Rydzyk, che, insieme al quotidiano Nasz Dziennik e alla Trwam TV, è alleata dei partiti cattolico-conservatori e sostenuta apertamente da Prawo i Sprawiedliwość (Diritto e Giustizia-PiS), partito favorito alle prossime elezioni. Il regno di Padre Rydzyk è inoltre il riflesso del più ampio fenomeno di arretramento del cattolicesimo polacco che perpetua il culto di Wojtyła avendo però smarrito la strada dei suoi insegnamenti spirituali e che si allea con la destra conservatrice per respingere la secolarizzazione europea e rafforzare il cattolicesimo rifiutando il riformismo. Infatti, se fossero solo le ali più radicali ad assumere certe posizioni, ci sarebbe poco di cui allarmarsi, ma le posizioni della Chiesa ufficiale lasciano pochi spiragli di ottimismo soprattutto a causa dell’intesa con la destra.

Lontana da qualsiasi apertura nei confronti della comunità LGBT, i vescovi polacchi mettono in guardia la comunità cattolica dalla pericolosa avanzata della “ideologia gender”, l’ideologia di genere che attacca – a loro dire – i valori fondamentali della famiglia cristiana sponsorizzando non solo nuove forme di vita familiare ma una più generale autodeterminazione individuale per cui è possibile scegliere il proprio genere e orientamento sessuale. In una lettera indirizzata alle chiese polacche alla fine dello scorso anno, i vescovi affermano che differenti forme di relazione indeboliscono l’istituto del matrimonio e la famiglia basata su di esso e concludono il loro avvertimento episcopale con un appello alle istituzioni affinché non acconsentano, «a compiere esperimenti sui bambini e i giovani in nome di un’educazione moderna» dove per “esperimenti” – spiega l’antropologa polacca Agnieszka Kościańska (grazie a Dio, è proprio il caso di dirlo) – si intende l’educazione sessuale basata sugli standard dell’OMS e le lezioni contro la discriminazione tenute in alcune scuole polacche da femministe e ONG del circuito LGBT.

Preoccupata dalla scarsa osservanza dei precetti religiosi e intenta ad offuscare gli scandali di pedofilia, la Chiesa probabilmente assume posizioni così radicali agitando lo spauracchio della minaccia alla nazione – tema storicamente caro all’intera collettività – per preservare e rafforzare la sua posizione poiché in realtà è lei stessa a sentirsi minacciata. Così se da una parte i movimenti LGBT e femministi rivendicano – giustamente – l’appartenenza alla nazione, la Chiesa continua a considerare cattolicesimo e polonità come termini della stessa equazione a fronte di un arretramento del primo nella società polacca, tendenza che non permette di considerare la Polonia così cattolica come la sua immagine stereotipata impone, né di credere che lo stesso mondo cattolico sia un blocco monolitico, dal momento che i dati concernenti la pratica religiosa per regione mostrano un quadro differenziato che ricalca i confini dell’epoca delle spartizioni con un’area sud-orientale (un tempo parte dell’Austria-Ungheria) più tradizionalista e conservatrice di quella delle aree di Varsavia, Kielce, Lublino o Łódź (un tempo sotto il dominio russo).

Chi è Paola Di Marzo

Nata nel 1989 in Sicilia, ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso la Facoltà "R. Ruffilli" di Forlì. Si è appassionata alla Polonia dopo un soggiorno di studio a Varsavia ma guarda con interesse all'intera area del Visegrád. Per East Journal scrive di argomenti polacchi.

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