STAN-Project: 20.410 chilometri tra Asia ed Europa

Accampamento, regione, terra di, appartamento, sono molteplici i significati di stan, suffisso di molti paesi centro-asiatici e al contempo parola diffusa in idiomi diversi. La grande nebulosa degli stan è più vasta di quanto si pensi e si estende dai Balcani all’Iran, dalla Turchia al Kazakistan, dalla Russia all’Iraq, definendo, ovunque, l’idea di habitat, casa o territorio.

Ad accomunare il vasto territorio stan c’è il quarantesimo parallelo, la rotta migratoria più attraversata nella storia dell’umanità, protagonista di conquiste, mercati, battaglie e commistioni linguistiche produttive e di risorse. Se la via della seta ha spianato la strada alla conoscenza reciproca, le orde gengikhanidi hanno unito sotto un impero -il più vasto che la storia abbia conosciuto- popoli dalle sfaccettature più varie. “Dall’Ucraina al Pacifico, dalla Siberia all’Eufrate, la storia partorirà un formidabile impero che farà tremare in modo duraturo un intero continente” (Philippe Conrad).

Cosa è rimasto al sapere comune dell’area stan? Le orde nomadi sono quasi scomparse, gli accampamenti andati e le terre tornano – dopo la lunga sonnolenza etnica imposta dai regimi comunisti – ad appartenere ai propri popoli, dando luogo a nuove nazional-dittature, rivalità etniche e secessioni territoriali, repubbliche islamiche, conflitti territoriali per il dominio delle risorse ed accordi commerciali transnazionali. Il mondo stan è in sostanza più vicino di quanto si immagini e le frontiere oggi in essere non sono altro che linee di demarcazione in continuo mutamento. Se questo è il presupposto dunque, tra Europa ed Asia il confine è labile.

In un percorso lungo 20.410 chilometri, siamo andati alla ricerca del significato del termine stan, nei vari idiomi incontrati, nelle vite delle persone incrociate e nei luoghi visitati, un tempo vivi ed oggi o in completo abbandono o in piena esplosione. La ricerca dunque, è stata un pretesto per verificare sul terreno le amare conseguenze della storia passata, i paesi in continuo mutamento e l’avanzata capitalista a pieni ritmi islamici.

Partendo da Istanbul attraverso l’area del Kurdistan turco siamo giunti ad Erbil (Kurdistan iracheno), il più antico insediamento urbano mai disabitato, oggi in piena espansione economica. Dalla “Dubai kurda” abbiamo proseguito per la Repubblica Islamica dell’Iran, tra moschee e appartamenti, cimiteri e Vita –con la V maiuscola-.

Da lì alla volta del Turkmenistan, tra una passiva venerazione del leader e la tribalità della provincia abbiamo attraversato il deserto angusto e nevoso del Karakoum.

Quindi in Uzbekistan, la terra delle contraddizioni dove abbiamo riscontrato l’eredità della via della seta e delle sue belle costruzioni ma una coscienza politica a dir poco “assente” accanto alla regione – Karakalpakstan – dal disastro ambientale tra i più rilevanti della storia: il prosciugamento del Lago d’Aral.

Spingendoci verso il Kirghizistan, ancorato economicamente a Russia e Cina, siamo tornati a respirare dal pesante clima di controllo, per procedere poi in Kazakistan, a scoprire la sua vecchia capitale Almaty (soppiantata da Astana, tradotto “capitale”) e l’espansione del mercato petrolifero sul Mar Caspio, adorno di palazzi socialisti lasciati all’abbandono, stormi di  cigni in sosta nelle lunghe migrazioni planetarie e tubature estrattive a vista per le vie cittadine.

Siamo finiti infine in Ucraina, a due giorni dal massacro di Maidan, in pieno clima di cordoglio e tensione cittadina.

Nei mesi più freddi abbiamo viaggiato su marshrutke del popolo (pullmini) autobus a cinque stelle, treni infiniti e taxi collettivi per riportare in Europa la vicinanza degli stan. Documentando su un blog direttamente dal campo di ricerca, abbiamo riportato le nostre impressioni a livello fotografico e giornalistico, studiando, parlando con la gente e indagando la contemporaneità, tenendo a mente in ogni luogo il significato etimologico del termine stan.

Nelle prossime settimane con un “itinerario disordinato” di viaggio vi informeremo su East Journal delle nostre impressioni, interviste e scoperte. L’effetto domino permetterà quindi di passare da un paese all’altro anche senza continuità geofrafica ma focalizzando l’attenzione su similitudini e accostamenti tematici quali inquinamento, possibili conflitti e ripercussioni della governance sulle vite individuali. Mostreremo, infine, per ognuno di questi posti, il significato etimologico locale del termine stan rintracciabile nei caratteri umani incontrati e nel vissuto quotidiano.

-STAN

Il suffisso stan (Persiano: ـستان‎ -stān) è usato in Persiano per “luogo di” o “paese”.

Il suffisso appare anche nei nomi di molte regioni, specialmente nel Centro e Sud Asia, dove antiche popolazioni Indo-Iraniane si stabilirono; in Indo-Iraniano è usato anche in modo più generico, come nel Persiano e Urdu rigestân (ریگستان) “luogo della sabbia, deserto”, Pakistan “la terra dei puri” Golestan (گلستان) “luogo dei fiori, giardino”, e nell’Indi devastan “luogo degli dei, tempio”, etc.

Il suffisso, originariamente un sostantivo indipendente ma evolutosi come suffisso -poiché appariva sempre nella parte finale delle particelle nominali- è di origine Indo-Iraniana e Indo-Europea. E’ parente del Sanscrito sthā́na (Devanagari: स्थान) ) – pronunciato [st̪ʰaːna] –a significare l’atto di “stare”, da cui derivano ulteriori significati, incluso “posto, località” e discende, infine, dal Proto-Indo-Iraniano*sthāna-.

La radice Proto-Indo-Europea da cui questo termine deriva è *steh- (più antica derivazione *stā-) ovvero “stare –in piedi-“ (o “alzarsi, saltare (da qualche parte), posizionarsi” ) che è anche la radice dell’Inglese “to stand”, del Latino “stāre”, e del Greco “histamai” (ίσταμαι), tutti significanti “stare”, come per il Pashto تون (tun, “habitat” o “terra madre”) e per il Russo стан (stan, “insediamento” o “campo semi-permanente”).

In Polacco, stan significa “stato” o “condizione”, mentre in Bosniaco/Croato/Serbo si traduce con “appartmento” nel suo uso moderno, mentre il suo significato originario era “habitat”.

In Ceco e Slovacco, significa “tenda” e, in termini militari, “quartier generale”.

Anche nelle lingue Germaniche, la radice può essere trovata in “Stare” (“posto, località”) e in Stadt (Tedesco), stad/sted (Olandese/Scandinavo), e stead (Inglese), tutti dal significato “posto” o “città”. Il suffisso-stan è analogo al suffisso -land, presente in molti nomi di località e paesi.   (fonte: Wikipedia/eng)

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Un commento

  1. Claudia Bettiol

    Il vocabolarietto in “stan” mi mancava. Grazie! Non vedo l’ora di scoprirne di più!

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