UCRAINA: Esercitazione nella notte a Kiev. Mentre a est si organizza il referendum per la secessione

da KIEV – Nella notte fra il 30 aprile e il primo maggio è andata in scena una esercitazione militare nel centro di Kiev, con dispiegamento di uomini e armi, qualcosa di imprevedibile ed ed estremamente preoccupante. Intanto procede con successo l’iniziativa russa in Ucraina.

La guerra a bassa intensità scelta dalla Russia per destabilizzare il paese e condurre possibilmente ad un crollo del governo provvisorio ritenuto ostile ed illegittimo, sta ottenendo i risultati sperati. A Donetsk, Lugansk, Alchevsk, Horlyvka, oltre che a Sloviansk, i paramilitari russi e i volontari filorussi che li spalleggiano stanno sistematicamente impadronendosi dei palazzi comunali e delle sedi della polizia, oltre che di ripetitori televisivi e sedi dei servizi segreti.

A detta dello stesso presidente ad interim Turcinov, le forze di polizia ed i militari sono incapaci di controllare la situazione, che sta sfuggendo di mano al governo centrale. La polizia quasi sempre rimane inattiva di fronte alle dimostrazioni di forza dei separatisti, fiutando chiaramente quale sarà il destino di quelle regioni.

Ora i capi della autoproclamata ‘Repubblica Popolare di Donetsk’ puntano ad un doppio risultato: realizzare per l’11 maggio un referendum popolare per decidere la secessione dall’Ucraina, così da spianare la strada a un più esplicito intervento di Mosca, e rendere impossibile in quelle regioni il voto per l’elezione presidenziale previsto per il 25 maggio, così da renderlo monco ed invalidarlo nei confronti dei propri territori. Qualunque sia la consistenza numerica e la presentabilità internazionale del possibile referendum non è un problema per la Russia che dispone di tutte le forze necessarie per realizzare i propri obiettivi, come è avvenuto ancor più facilmente in Crimea, dove la maggioranza della popolazione si è sempre sentita russa.

Sondaggi sostengono che nella regione orientale del Donbass non più del venti per cento della popolazione sia favorevole ad un assorbimento da parte della Russia, ma in questo momento le sorti dell’Ucraina non sono certo nelle mani dei suoi abitanti.

Per il 9 maggio prossimo, festa della vittoria nella seconda Guerra mondiale, si teme nel Donbass un acuirsi ulteriore della crisi, con un progresso ed un’estensione delle prove di forza separatiste.

Ora, per il governo in carica, è di estrema importanza il mantenimento del controllo sulle regioni meridionali di Kherson e Odessa, chiaramente ambite da Mosca, ma di più difficile raggiungimento: il Donbass sta per essere perduto, ma la sopravvivenza reale dell’Ucraina come stato è legata al mantenimento dello sbocco sul Mar Nero e alla salvaguardia di regioni economicamente molto importanti.

La chiave della crisi risiede proprio in quelle regioni: se il Paese riuscirà a resistere per qualche tempo all’attacco a bassa intensità che subisce nel Donbass potrebbe riuscire a salvare il sud; l’impresa non è di facile attuazione perché qualunque concreto sforzo di difesa militare può essere preso a pretesto dalla controparte per un’invasione: dunque un equilibrio delicatissimo presiede alla sopravvivenza dell’Ucraina. La Russia tiene in mano quasi tutte le carte e progressivamente le userà, contando sull’impotenza dell’Occidente, per vendicare lo sgarbo della rivolta del Maidan, vissuto dal Presidente Putin come un’offesa personale.

Chi è Giovanni Catelli

Giovanni Catelli, cremonese, è scrittore e poeta, esperto di cultura e geopolitica dell’Europa orientale. Suoi racconti sono apparsi in numerose testate e riviste, tra cui il Corriere della Sera, la Nouvelle Revue Française, Nazione Indiana, L’Indice dei Libri. Ha pubblicato In fondo alla notte, Partenze, Geografie, Lontananze, Treni, Diorama dell'Est, Camus deve morire, Il vizio del vuoto, Parigi e un padre (candidato al Premio Strega 2021). Geografie e Camus deve morire (con prefazione di Paul Auster) sono stati tradotti in varie lingue. Collabora con Panorama e dirige Café Golem, la pagina di cultura di East Journal. Da più di vent'anni segue gli eventi letterari, storici e politici dell'Europa orientale, e viaggia come corrispondente nei paesi dell'antico blocco sovietico.

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8 commenti

  1. “Si è detto che eravamo in guerra. Ebbene in guerra si tratta”, disse Bettino Craxi. E l’Occidente e il nuovo “governo” ucraino avrebbero fatto bene a ricordarsi di questa massima…

  2. Per l’ennesima volta, l’occidente del “pensiero libero” ha manifestato tutta la sua doppiezza e ipocrisia. Poco prima della fuga di Yanukovich,era stato raggiunto un accordo con i manifestanti di Piazza Indioendenza che non è stato mai rispettato proprio da questi ultimi. All’ora, le forze della nato appoggiarono subito il modificarsi degli eventi dando pieno sostegno ai manifestanti di Maydan (filonazisti inclusi).
    Se la doppiezza dell’occidente, nel corso della storia, era sempre avvenuta a danno di popolazioni più deboli, stavolta, averlo fatto nei confronti di un paese come la Russia, temo potrebbe portare a conseguenze tanto gravi quanto impensabili fino a ieri.

  3. La guerra a bassa intensità evocata nell’articolo è una follia. Se i russi credono che l’Ucraina imploderà consegnandosi a loro come una pera cotta, allora la cosa ha una logica. In caso contrario si tratta di azioni criminali e deliberate. Ho la tragica impressione che l’Ucraina non si scioglierà come neve al sole. Cosa faranno quindi a Mosca?? L’invasione?? Qual è il prezzo?? Con quale obbiettivo?? Fermarsi sul Dnepr e ritrovarsi ai confini una repubblica che li odia e che entrerà nell’orbita NATO?? Oppure pensano sul serio di emulare il compagno Stalin e di arrivare in Galizia?? A quale prezzo?? Quanti morti?? E poi come la controlleranno l’Ucraina che sarà un catino d’odio nei loro confronti?? Con i metodi del compagno Stalin?? Si tratta di un’avventura scriteriata che ha tutti i crismi per diventare una tragedia. 38 ragazzi con il mito della grande Russia sono morti oggi (2 maggio) a Odessa per mano di ex fratelli che ora saranno inseriti nel numero degli assassini. Putin o è un pazzo o è un illuso o ha pronto il colpo di stato. Se non ha questa carta in mano è un criminale perché l’Ucraina combatterà gli invasori ed il prezzo da pagare è troppo alto per tutti.

    • Per me i pazzi sono i filonazisti di Kiev, autori del massacro di Odessa, e tutta la cricca mafiosa che li appoggia, FMI, Obama e i loro servetti europei.

      • Chi semina vento, raccoglie tempesta. Non si può andare alle manifestazioni con bombe molotov, spranghe e pistole e poi lamentarsi se al posto di suonarle si è suonati. Ovviamente non ci sono giustificazioni o morti “più buoni” o “più cattivi”, certo che se fosse vero che, dei morti, una quindicina avevano documenti russi e 5 della repubblica mafiosa della Transnistria, si confermerebbe chi c’è dietro ai “pacifici” e “spontanei” manifestanti pro Russia.
        Nota: che molti dei morti potrebbero non essere dei locali lo confermerebbe proprio la tragica “fine del topo”, intrappolati in un edificio con bombe molotov che andavano dal un campo all’altro. Ovviamente i locali, alla malparata, hanno potuto, conoscendo la zona, sfilarsi, quelli di fuori solo ripararsi da qualche parte.

        • I primi che sono andati alle manifestazioni con bombe molotov, spranghe e pistole sono stati, a loro tempo, i “pacifici” manifestanti di Maidan. Attivamente sostenuti e finanziati dall’Occidente come ora i filorussi sono attivamente sostenuti e finanziati da Mosca (sebbene più dietro le quinte). Non dimentichiamocelo!

          • Certo che non dobbiamo dimenticarlo!!! Come dobbiamo chiederci: a chi veramente giovano tutti questi morti? Come Lei mi insegna, di agenti provocatori e quinte colonne sono piene i libri di storia.

        • La menzogna dei russi e transdnistriani tra le vittime dell’eccidio di Odessa è stata smentita dal ministero dell’interno ucraino. Per rispetto verso i morti smettiamola di ripetere quasta infamia

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